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QT n. 17, 10 ottobre 1998 Servizi

Musicisti senza spazi

Al Conservatorio "Bonporti" , per la prima volta, il direttore è stato eletto dai docenti. Ma rimane il problema di una nuova sede.

Daniele Valersi

Presso il conservatorio "Bonporti" ha recentemente avuto luogo, per la prima volta, l'elezione del nuovo direttore. E' questa una nuova norma attivata sia nei Conservatori che nelle Accademie di Belle Arti, in quanto istituti di alta cultura: precedentemente il direttore è sempre stato designato mediante nomina ministeriale, d'ora in poi sarà il Consiglio dei docenti a eleggere la persona cui affidare la guida dell'istituto. Appare evidente come la possibilità di scegliere il direttore da parte di chi nell'istituto svolge il proprio lavoro (e vive quindi in prima persona le problematiche e l'impegno nel superare i ricorrenti disagi) sia uno strumento il cui esercizio può sia migliorare notevolmente la qualità formativa che evitare di dissipare preziose esperienze (garantendo una continuità nella didattica) oppure, quando le condizioni lo richiedono, esprimere scelte di rinnovamento; cosa che non può che tornare a vantaggio di docenti e allievi.

La consultazione di quest'anno ha confermato nell'incarico il direttore uscente. Armando Franceschini con 79 preferenze; l'altro candidato, Pietro Avanzi, ha totalizzato 9 preferenze.

Franceschini, nominato a dirigere il Bonporti nel 1989 dall'allora Ministro alla Pubblica Istruzione Mattarella, ha presentato un programma articolato in tre punti: formazione, produzioni e strutture, con un'appendice riguardante la sezione staccata di Riva del Garda.

La nomina come emanazione dell'opinione dei propri collaboratori è senz'altro più responsabilizzante che non una designazione dall'alto, e molti problemi da risolvere sono già stati affrontati in passato, con esiti alterni. Fortunatamente da qualche tempo i conservatori stanno abbandonando il ruolo di fabbrica di musicisti per aprirsi a eventi performativi che li vedono partners di altre realtà nella produzione di spettacoli; la recente strutturazione dei corsi a dipartimenti ha contribuito a snellire i percorsi formativi e la specializzazione, che in passato avveniva solo successivamente al diploma. A tale riguardo, il conservatorio di Trento si è fatto promotore negli ultimi anni di un consistente numero di produzioni, tanto operistiche che discografiche, in collaborazione con il centro S. Chiara, il festival di musica sacra, le municipalità delle città gemellate, l'università.

Il nodo principale che tiene il conservatorio di Trento in posizione di stallo è la mancanza di una sede adeguata: quella attuale non è sufficiente né come capienza ne come distribuzione degli spazi, manca soprattutto di un auditorium adeguato. Attualmente viene usata per i saggi e altri momenti performativi la sala della Filarmonica, la cui disponibilità, pur mantenendo la società un rapporto preferenziale con il conservatorio, è sempre subordinata ad una lista di attesa, motivo per cui viene spesso a mancare lo spazio prove da destinare all'attività formativa. Anche l'apertura di nuove cattedre, corsi sperimentali e laboratori (di cui al primo punto del programma di Franceschini) è subordinata ad uno spazio adeguato; vigono infatti norme precise circa il rapporto tra la cubatura degli spazi adibiti ad aula e il numero degli allievi.

L'edificio che più risponderebbe alle esigenze del conservatorio è l'ex convento degli Agostiniani, ora sede della Direzione generale | delle Entrate: le trattative tra i due enti si trascinano da anni senza risoluzione, in quanto gli attuali occupanti non sono intenzionati a cedere l'edificio. A prescindere dal disagio momentaneo che l'ente tributario dovrebbe sopportare nel trasferirsi, vi è da considerare che un edificio storico sarebbe valorizzato al meglio se contenente un'attività che comporta periodiche aperture al pubblico, come quella del conservatorio; e che uffici come quelli dell'Intendenza di Finanza, se collocati in un palazzo di accezione moderna, potrebbero gestire razionalmente le esigenze di cablaggio e impiantistica derivanti dal livello sempre crescente di informatizzazione nelle funzioni.

Con una legge del '97 la competenza per l'assegnazione delle sedi scolastiche è passata alle Province, ma l'unica riunione tenuta fra i rappresentanti dei vari istituti a Trento ha dato risultati pressoché nulli sul piano operativo. Non vi è infatti a riguardo nessun organismo provinciale di coordinamento e controllo, e nessuno ha sotto mano la situazione aggiornata delle caratteristiche strutturali dei vari edifici scolastici, per cui risulta al momento impossibile formulare proposte valide per una collocazione alternativa. Questo è senz'altro lo scoglio più arduo da superare per il neoconfermato direttore, che dovrà restare irrisolto se non troverà una controparte ragionevole con cui instaurare un dialogo.

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