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Teoria e pratica della brodazza

Giornalismo "di quantità": le cronache di "Giochi senza frontiere".

Che cos'è la brodazza? Una minestra avanzata, insufficiente per tutti i commensali e che quindi viene allungata e magari imbastardita con nuovi ingredienti affinché risulti bastante alla bisogna. E nel giornalismo? Dicesi brodazza quell'articolo (o quell'insieme di articoli) che, dovendo per ordini superiori occupare uno spazio spropositato rispetto alla rilevanza della notizia, viene confezionato con tecniche particolari che mirano esclusivamente alla quantità. Anche qui, come in cucina, il risultato è deprimente: una notiziola che trattata come meritava poteva anche essere interessante, una volta gonfiata diventa priva di sapore.

La brodazza, nei giornali, viene cucinata in alcune circostanze molto precise. Anzitutto in occasione di grossi fatti di cronaca nera, quando si ritiene (a ragione?) che il lettore, amante di questo tipo di notizie, sia curioso dei più insignificanti particolari e non disdegni di sentirseli ripetere fino alla nausea. Poi, soprattutto, quando un quotidiano lancia un'iniziativa (dal Bingo al concorso per il personaggio dell'anno); in questo caso, la necessità di dare rilievo alla cosa costringe il cronista ad arrampicarsi sugli specchi per riempire di mille frivolezze gli sterminati spazi che gli sono stati assegnati.

Le cronache riguardanti i "Giochi senza frontiere" hanno seguito questo modello, senza molte differenze fra i due quotidiani; e se le citazioni che seguono sono tratte dall'Alto Adige, non è perché questo giornale sia stato più brodoso dell'altro, ma solo perché chi scrive non se l'è sentita di leggere quei resoconti, dalla prima all'ultima riga, in duplice versione.

Come si prepara, tecnicamente, una brodazza? Un primo accorgimento è quello di inserire tutte le possibili locuzioni inutili (i vari certamente, non per questo, è chiaro che, ecc.) e di sostituire le espressioni più lunghe a quelle più sintetiche. Perché, ad esempio, dire "confusione " quando "divertente Babele " è lunga il doppio? E per dire che una certa signora si occupa dei vestiti, perché non scrivere che "la definizione esatta del suo lavoro è costumista"?

Lo stesso scopo ha poi una aggettivazione del tutto gratuita, come quando l'alternarsi di pioggia e bei tempo durante le prove dei "Giochi senza frontiere" diventa "una simpatica alternanza di pioggia e di sole ". Se poi, durante la gara vera e propria, l'acqua è continua, ovviamente diventa "impietosa".

In questo lavoro snervante, il giornalista non è molto motivato e per cavarsela fa un largo uso di espressioni stereotipe: una sorta di pilota automatico che attenua la sofferenza. Dunque, la regia delle riprese televisive è "sapiente ", c'è "il mago delle luci" e "la regina dei costumi " e "la kermesse si profila all'ultimo gioco".

E sempre per non dover faticare troppo, si dismette qualunque spirito critico, in una visione bamboleggiante dove tutto è positivo, divertente, spensierato. Ecco ad esempio gli spettatori, "tutti con il naso all'insù, temendo l'arrivo delle nuvole, ma godendo il caldo, l'azzurro e la visione delle montagne, degni scenari naturali di questo Trentino, a corredo della bellissima scenografia di Armando Nobili".

Il conduttore, tale Mauro Serio, è "un vero showman, che ha trovato subito il giusto feeling con Flavia Fortunato... Lui, l'ex conduttore di 'Solletico', mostra di saperci fare: salta e balla ai ritmi sudamericani della sigla, strimpellando l'ombrello a mo' di chitarra".

E ancora: "Lo spettatore attento si sarà sicuramente chiesto come mai gli splendidi costumi colorati, ogni volta diversi, stiano proprio a pennello ai partecipanti... Il segreto sta tutto dietro le quinte, nelle mani sapienti delle sarte e delle costumiste ".

A proposito di sarte, il loro è "un lavoro interessante, certamente non noioso, e questa settimana di interruzione ci ha fatto bene, molte di noi sono andate a casa e ora siamo pronte a ricominciare".

Quanto alle dichiarazioni dei concorrenti, le banalità che ne escono sono le stesse dei calciatori famosi intervistati in tivù: "Per niente intimiditi i giocatori di Valtopina, che ci hanno detto di non sentire la tensione della competizione", "Sono nato lo stesso giorno di Vieri, non è un caso", "Gli atleti della Val di Sole si dicono pronti per la grande sfida di questa sera ", "L'allenatore garantisce che ragazzi e ragazze si sono impegnati duramente ", "La squadra dice di sentire molto la competizione". "Ogni atleta spera di gareggiare nella competizione in cui è più forte".

Date queste premesse, quando il cronista può mettere le mani su qualche pezzo (relativamente) grosso, ovviamente si beve tutto, riferendo fedelmente i concetti più retorici e bolsi senza un filo di ironia.

E' il caso di questa trombonata para-utonomista di Giacomo Bezzi, sindaco pattino di Ossana e promotore dei "Giochi", così riassunta: "L'importanza di essere trentino e solandro, la fierezza di appartenere a questa gente e a questa cultura, sì, proprio questa è la definizione che Giacomo Bezzi ama dare della sua trentinità ". Invitante il titolo: "L'importanza di avere un'anima solandra".

E fortuna che Albergoni viene da Milano e non è un terrone...