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QT n. 12, 13 giugno 1998 Servizi

Enti e nomine: come evitare i carrozzoni?

Dopo l'ultima raffica di nomine partitocratiche: come evitare il ripetersi dello scandalo? Si può pensare che la politica sia meno invadente?

Il problema delle nomine negli enti pubblici ritorna ripetutamente alla ribalta; la lottizzazione, la spartizione partitocratica, la poltrona come favore all'amico politico, è purtroppo la norma. Anche in queste settimane, con le presidenze dell'Istituto Trentino di Cultura a Nadio Delai, già direttore del Censis, quindi persona qualificata ma in un ambito che con l'Itc non c'entra, e in ogni caso senza lo straccio di un progetto sull'evoluzione dell'istituto) e della Trento-Malè (a Giacomo Bezzi, vice-presidente del Patt, che con la nuova carica non penserà più a creare una nuova lista del Patt nelle valli. Ma non basta indignarsi: il problema del "come" effettuare le nomine esiste e non è di facile soluzione. Ne abbiamo già parlato in un precedente servizio; proseguiamo con il dibattito di queste pagine: intervengono Gregorio Arena, docente di Diritto Amministrativo; Giovanni Pegoretti, docente ad Economia ma soprattutto presidente della Fondazione Caritro (e in questa veste già nell'occhio del ciclone proprio per aver attuato nomine con criteri poco rispettosi dell'establishment); e Margherita Cogo, sindaco di Tione e candidata capolista de Democratici di Sinistra.

La questione delle nomine negli enti pubblici potrebbe essere sintetizzata in due domande: i presidenti di questi organismi devono essere autonomi rispetto ai politici e in quale misura? Ed è pensabile che le nomine vengano effettuate attraverso degli organismi filtro, in maniera da distanziare la politica dal momento della nomina?

Arena: "Gli enti di cui parliamo sono articolazioni dell'amministrazione pubblica, sono loro strumenti. Distinguere fra politica e amministrazione, è abbastanza facile negli apparati tradizionali: ad esempio, in un Comune è evidente la distinzione di ruoli fra il sindaco e il segretario generale. Ma negli enti pubblici creati per essere autonomi, questa dicotomia politica/amministrazione si riproduce. Una persona messa a capo di un ente pubblico ad opera di vertici politici, diventa a sua volta un vertice politico che deve seguire gli indirizzi generali di chi l'ha nominato. Nell'Istituto Trentino di Cultura, il presidente, scelto dai politici, è egli stesso un "politico", mentre il direttore è un amministrore"

Ma come regolare le nomine in modo che smettano di essere quello che sono state finora? Sergio Fabbrini consiglia di distinguere fra ente ed ente, mentre Amato e Pizzomo ipotizzano un entefiltro che provveda alle nomine...

Pegoretti: "In Provincia, a parte il Difensore Civico, non esistono enti che godano di un 'autonomia totale; ce ne sono molti, invece, soggetti agli indirizzi di politica da parte del potere. Il sistema secondo cui i governanti che scelgono una certa politica indicano anche le persone che dovranno portare avanti questi indirizzi, è legittimo. Ma nella pratica come avviene la scelta? Il criterio primo dovrebbe essere quello della competenza, ma qui da noi si punta piuttosto sulla fiducia, a volte intesa però come vicinanza di fede politica. Fiducia deve invece significare garanzia di professionalità. Un altro difetto della situazione attuale è che di queste persone, una volta nominate, nessuno verifica davvero l'operato. A volte, poi, la verifica risulta addirittura impossibile: è il caso dell'Ite, al quale il governo provinciale non si è mai preoccupato di dare degli obiettivi. A complicare le cose, c'è poi la moltiplicazione degli enti, creati via via per snellire il funzionamento della macchina pubblica (quando invece si dovrebbe riformarla), e anche per una certa sfiducia dei politici nei confronti dell'apparato dirigente.."

Arena: "Quanto dice Pegoretti sulla sfiducia dei politici verso i dirigenti è dimostrato dalla storia: dopo l'instaurazione del fascismo, furono istituiti circa 200 nuovi enti pubblici, proprio perché non ci si fidava dei dirigenti ministeriali cresciuti durante l'amministrazione giolittiana. Caduto il fascismo, si è avuta un altro picco nella costituzione di enti perché la classe politica repubblicana diffidava dei dirigenti che avevano servito durante il fascismo. E lo stesso accadde ancora all'avvento del centrosinistra ".

Ma l'ente pubblico è davvero più efficiente rispetto all'articolazione diretta dell'amministrazione?

Arena:"In genere lo è all'inizio, poi tende a diventare une struttura burocratica. Per evitare questa degenerazione è importante dargli una missione, un obiettivo preciso". Cogo: "Vedendo la poco efficiente gestione di certi enti, verrebbe da dire: togliamo le nomine dalle mani dei politici, creiamo dei filtri, istituiamo degli organismi appositi per queste nomine. Ma quanti filtri riusciremmo a creare con persone veramente svincolate dal potere politico ? Pochissime, credo. E d'altronde, se le nomine sono di competenza dei politici, questi devono assumersene la responsabilità, e quindi essere giudicati in base al loro operato." Pegoretti: "Gli organismi filtro, o sono realizzati da un 'autorità indipendente, oppure rischiano di diventare l'ennesimo oggetto di nomina politica ".

Bressanini al Comune di Milano aveva proposto un organismo con figure tipo il rettore, i presidenti degli Ordini...

Pegoretti.' "Queste figure già ora vengono consultate in occasione di nomine. Io insisterei su un altro punto: i rappresentanti delle minoranze all'interno degli enti. Trovo assurdo che le minorante nominino degli amministratori, questo è consociativismo: le minoranze non devono governare, ma controllare. Cioè mettere delle persone nei collegi dei sindaci o dei revisori dei conti, dove avrebbero una funzione importante: creare quel sistema di pesi e contrappesi che oggi non c'è."

Arena: "Il problema di un ente paradossalmente sta in questo: perché funzioni bene, dev'essere presieduto da una persona competente, motivata, autonoma. Ma una persona del genere è difficilmente controllabile da parte di chi l'ha nominata. E quindi tutto ruota attorno alla nomina. Io direi: sdrammatizziamo il momento della nomina e applichiamo anche agli enti pubblici i nuovi prìncipi del diritto amministrativo introdotti in questi anni, sottoponendo gli enti agli stessi controlli che si applicano alle altre amministrazioni. All'autonomia devono accompagnarsi responsabilità e trasparenza, e una verifica puntuale dei risultati conseguiti in termini di efficacia, efficienza ed economicità. Insomma, invece di nascondere ipocritamente la politicità degli enti, mettiamola in rilievo, ma con le relative conseguenze".

Ma chi potrebbe effettuare queste verifiche?

Arena: "I cittadini, gli utenti, la stampa... l'opinione pubblica in generale.

Cogo: "La verifica può farla anche chi ha nominato, verificando il raggiungimento o meno di certi obiettivi. A proposito del moltiplicarsi degli enti in questi decenni, a volte sorge il sospetto che il fenomeno sia dovuto anche al desiderio di inventarsi delle poltrone su cui sistemare determinate persone. Io mi chiedo: come mai in Alto Adige esiste un solo Bim gestito dal consorzio dei Comuni mentre da noi ce ne sono tre molto più formalizzati e pieni di cariche, sedi, ecc?"

Ci sono ulteriori mezzi per prevenire nomine scandalose: stabilire dei criteri di competenza (come all'Ite, al cui presidente è richiesta una qualificazione scientifica nazionale) o delle incompatibilità (come alla Fondazione Caritro, dove non sono ammessi gli expolitici o i politici trombati).

Arena: "Sì, si possono istituire dei criteri più rigorosi nella valutazione dei candidati. Per l'Ite, la norma introdotta è assolutamente ragionevole, e nel caso delle autorità amministrative indipendenti è sensato pretendere che i membri non abbiano affiliazioni politiche. Si possono senz'altro mettere dei criteri, che varieranno a seconda dell'ente in questione. Ma il problema grosso viene dopo: l'autonomia di un ente può essere usata per svolgere bene le funzioni che l'amministrazione normale non è in grado di svolgere per la sua rigidità; ma anche per fare assunzioni discrezionali, finanziare partiti, gestire rapporti clientelari. Ricordo il caso di un presidente dell'M, un ingegnere, che si dimise perché il ministro voleva obbligarlo a costruire uno stabilimento che secondo lui era antieconomico. Ma quanti altri hanno il coraggio di dimettersi? E il risultato è che questi enti diventarono dei carrozzoni clientelari e inutili. Dunque, non bastano i filtri all'ingresso: la gestione di questa autonomia va controllata. E occorre predisporre tutto perché il prescelto possa lavorare bene: dargli il personale, i mezzi, gli obiettivi da perseguire. A quel punto, bisogna lasciarlo fare e controllarlo. E'chiaro, poi, che chi ha fatto la nomina ne è responsabile".

Pegoretti: "11 Trentino ha un problema in più dato dalle sue piccole dimensioni e dal gran numero di enti: il potenziale conflitto di interessi. Le stesse persone siedono in molti consigli di amministrazione dove si decidono cose connesse fra loro e questo blocca il sistema. Oppure le soluzioni vengono subordinate a decisioni prese in sedi contigue o comunque interessate agli stessi problemi ".

Cogo: "Andrebbero previsti dei criteri precisi per le nomine, non dei generici riferimenti relativi alla competenza, e andrebbero rispettati. Come pure andrebbero previsti dei casi di incompatibilità".