Se 14 anni vi sembran pochi…
La deprimente polemica per l’Autorità di Bacino. Quando l’ente pubblico interessa solo per le poltrone.
Hanno pesantemente ironizzato i giornali locali sulla pretesa di Lorenzo Dellai di tenere l’ex sindaco di Trento Adriano Goio ancora sulla seggiola di segretario dell’Autorità di Bacino del fiume Adige. Una carica durata quattordici anni: periodo evidentemente giudicato insufficiente da Goio ("amareggiato") e da Dellai (furibondo): "Scoppia la polemica tra il governo (responsabile del mancato re-re-incarico, n.d.r.) e la Provincia di Trento", perché "’quel ruolo è fondamentale per le Autonomie’ tuona il governatore", come riferisce L’Adige.
La polemica di Dellai si arena tra gli sghignazzi dei quotidiani, che giustamente rilevano che non è il caso di sbraitare, mettere di mezzo "le Autonomie" (al plurale, perché si tenta di coinvolgere anche Bolzano) per pretendere poltrone a vita.
Siamo d’accordo, ovviamente. Ma riteniamo limitativo ridurre la questione a un affare di poltrone.
Perché secondo noi lo scandalo è un altro.
A suo tempo, cioè 14 anni fa, avevamo espresso tutto il disappunto per la nomina di Goio al vertice dell’Autorità di Bacino. Da sindaco aveva mostrato una contiguità con l’affarismo speculativo (due nomi: lo speculatore bolzanino Tosolini e il re delle tangenti dell’A22 Gentilini) che aveva prodotto varie perle, tra cui lo scempio urbanistico di Trento nord. Non ci sembrava un buon biglietto da visita per un ruolo così importante.
Purtroppo avevamo ragione: la gestione di Goio si è caratterizzata per l’assoluto immobilismo. I problemi dell’Adige sono gravi e purtroppo sempre incombenti: ad ogni autunno piovoso il fondovalle trema, ed una piena come quella del ’66 è tutt’altro che improbabile; ma l’Autorità di Bacino non ha fatto nulla. Il suo segretario, pur essendo un plenipotenziario, e quindi dotato di vasti poteri, non ha previsto alcuna delle vasche di espansione nella campagna atesina, opportunamente attrezzata, che potrebbero annullare gli effetti delle onde di piena. In compenso (in sintonia peraltro con la sua vicinanza ai cementificatori), ha appoggiato il costoso e dannoso progetto della Diga di Valda, andato a monte non solo per le giustificate proteste dei cittadini della Val di Cembra, ma soprattutto per i rilievi negativi dello stesso Ministero romano, che giudicava immotivata la liquidazione del (molto) meno costoso e impattante progetto delle vasche di espansione (vedi Valda, l’ultima trovata di Grisenti e Chi sono i responsabili).
Archiviata la Diga di Valda, il segretario si metteva il cuore in pace, e trasformava la carica in una lauta sinecura.
Ed ora il Trentino, rappresentato dal Presidente Dellai, si trova a fare le barricate per non interrompere le prebende dell’architetto Goio.
Insomma, l’ente pubblico non serve a niente, l’Autorità di Bacino non serve a mettere in sicurezza l’Adige, bensì ad assicurare un ricco stipendio ad un esponente della nomenklatura post-democristiana.
E’ questo l’avvilente senso della sventurata campagna di Lorenzo Dellai.
Al posto di Adriano Goio è stato nominato segretario l’ingegnere veronese Nicola Dell’Acqua. Incuranti di apparire traditori dell’Autonomia, gli facciamo i migliori auguri; e auspichiamo che faccia lui quello che l’architetto trentino per quattordici anni ha trascurato.