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QT n. 8, 18 aprile 1998 Servizi

Teledidattica e scuola: l’esperienza di Trento

Da Internet la comunità scolastica può ricavare un enorme vantaggio. Perché obbliga al confronto

Si chiama Associazione Gruppo Insegnanti per la Teledidattica (GIT) e si è costituita ufficialmente a Trento il 26 settembre scorso. E' il risultato di una serie di incontri informali a cui hanno dato vita diversi insegnanti del Trentino a partire dal febbraio 1996. Hanno discusso e lavorato per mesi, accomunati dalla passione per le nuove tecnologie, ma subito spinti dal desiderio di capire in che modo Intemet e le tecnologie connesse potessero essere utilizzate sul piano della didattica, dal momento che è apparso immediatamente chiaro come Interne! non fosse solo un'innovazione tecnologica, ma anche e soprattutto un'innovazione comunicativa.

"Il gruppo, il ragionare insieme, in realtà ci faceva da strumento per capire come gli insegnanti avrebbero potuto affrontare questa rivoluzione relazionale ci dice Francesco Mulas, che del GIT è un po' l'anima. E se è vero che l'insegnare è una relazione, capire dove stavamo andando nella rivoluzione dei rapporti voleva dire tentare di capire come si sarebbe rivoluzionato anche il mondo della scuola. Per questo, quando ci siamo costituiti in Associazione, nel nostro Statuto, in particolare con l'articolo 2 (vedi scheda 2), abbiamo voluto indicare il senso del nostro progetto".

Vediamo dunque più precisamente di che si tratta. Finora l'Associazione conta 44 soci, in gran parte insegnanti di ogni ordine e grado, ed è presente su Intemet con una pagina di presentazione (www.itc.it/mtsn/activ/ulas.htmi) nelle pagine del Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento che ospita anche la sede dell'Associazione.

Dal punto di vista divulga tivo, invece, il GIT ha già realizzato alcuni incontri sul tema "Internet e Scuola" (alla biblioteca comunale di Dro, al Museo di Scienze Naturali di Trento e a NUOTO presso la biblioteca cittadina) e ha prodotto un ipertesto che viene dato ai soci, o ai partecipanti ai corsi in cui il GIT è coinvolto, e che permette di apprendere in maniera semplice e intuitiva che cos'è Intemet e che uso se ne può fare a scuola. Alcuni soci del GIT, tra l'altro, sono stati coinvolti, sia quest'anno che l'anno scorso, nello svolgimento di corsi IPRASE sul tema "Intemet e Didattica". E forse non è inutile riferire alcune osservazioni che a questo proposito hanno fatto Salvatore Marà e Francesco Mulas: "Assistendo a corsi organizzati nelle scuole dicono ci si rende conto di come spesso l'impostazione sia di tipo aziendale, mirata agli aspetti meramente tecnologici o alla soluzione di aspetti pratico operativi. Il taglio delle relazioni deve incentrarsi sulle ricadute in ambiente scolastico, rendendo indissolubile l'uso di Internet dalle sue im mense potenzialità nel campo dell'apprendimento. Non si faccia l'errore di credere che una volta istruiti gli insegnanti sull'uso di Interne!, la ricaduta didattica, in classe, sia automatica. L'errore si può evitare insistendo nel considerare i corsi come momenti di ricerca didattica, più che di semplice addestramento strumentale". Osservazioni, come si vede, che mettono i piedi sul piatto di un problema non semplice, ma che giustamente viene indicato e che lascia intendere come proprio questo sia il terreno privilegiato su cui l'Associazione intende lavorare : la questione della ricaduta didattica.

Anche per questo sono state pensate le cosiddette serate di navigazione aperte per ora ai soli soci presso la nuova aula multimediale telematica dell'ITG "Pozzo" di Trento, previste per il 17 marzo, 1'8 e il 15 maggio con una quarta serata nella seconda quindicina di maggio. Forte è infatti la convinzione che il trovarsi e utilizzare concretamente Intemet sia più utile di qualsivoglia corso di aggiornamento. Il fatto che si formino dei gruppi disciplinari che scambiano informazioni ed esperienze acquisite dalla rete, costringendo ad un utilizzo condiviso delle informazioni stesse, può cominciare a modificare l'individualismo intellettuale dell'insegnante e che ben conosce chi lavora nella scuola. Il GIT, in questo senso, è fortemente convinto del fatto che queste nuove forme della comunicazione siano cariche di potenzialità didattiche.

Ci dice ancora Mulas: "Da questi strumenti la comunità scolastica può ricavare un 'enorme vantaggio perché obbliga alla relazione. Dentro la scuola e 'è un approccio individualistico alla didattica. La possibilità di collegare scuole di ambiti scolastici e geografici anche molto differenti rompe la gabbia e obbliga al confronto e non solo gli insegnanti. La prospettiva che ci interessa è questa. Un modo nuovo di fare scuola nella quale le idee non hanno più limiti di circolazione a più livelli tra insegnanti, tra studenti, tra scuole".

Ma dal punto di vista didattico un altro aspetto fondamentale lo indica Giuseppe Ciola, del Direttivo del GIT: "Il vero salto c'è quando si comincia a discutere di come questi strumenti possono essere usati in classe. Una volta raccolto dalla rete il materiale documentario, il problema è educare gli studenti a scegliere autonomamente le fonti, a distinguere, cioè, ciò che è utile da ciò che è inutile, ciò che è importante da ciò che non lo è. Grazie a questo immenso laboratorio che è Interne!, è possibile costruire un modello mentale utilizzabile nella vita quotidiana".

Queste considerazioni, tra l'altro, indicano le ragioni del fallimento, dal punto di vista didattico, degli strumenti audiovisivi. Ci dice Umberto Valente, insegnante dell'ITI "Marconi" di Rovereto e socio del GIT: "In molti casi si guarda a Interne! come ad una sorta di strumento audiovisivo un po' più sofisticato. In realtà l'audiovisivo è morto perché non permetteva alcun intervento attivo bloccando in primo luogo l'apprendimento e l'uso del linguaggio che non è solo strumento di comunicazione, ma soprattutto strumento del pensiero. Interne! impone il linguaggio, la lettura e la scrittura e dunque categorie mentali".

Ma una vera e propria scommessa didattica appare l'uso di Internet sul piano della valutazione. Il fatto che lo studente possa mandare in rete il risultato del lavoro che autonomamente ha prodotto dopo la raccolta e la selezione del materiale ritenuto utile fa sì che a giudicarne la validità e il valore non sia più solo l'insegnante che ha di fronte, ma una sorta di intelligenza collettiva fatta di molti soggetti che su quel lavoro intervengono. E come dimenticare, a questo proposito, le parole di Pierre Levy (vedi scheda 1) sulle nuove forme della comunicazione? Dice Levy: "Da un lato si può andare verso l'intelligenza collettiva, verso una condizione in cui tutti possono partecipare agli scambi di conoscenza, dall'altro si può riprodurre il funzionamento dei media tradizionali su una scala più grande, con un pò più di interattività, ma restando nello schema classico : emittenti da un lato e ricettori dall'altro. Sta a ciascuno scegliere e assumersi le sue responsabilità. Bisogna sapere che ogni volta che si opta per un particolare comportamento si spinge l'evoluzione culturale in un senso o nell'altro".

Una bella responsabilità