Le strane battaglie del vescovo Sartori
Negli ultimi tempi, i mezzi d'informazione locale hanno messo in rilievo la crescente diffusione, anche in Trentino, della cremazione a scapito della tradizionale inumazione; quella che un tempo era una decisione trasgressiva, dettata per lo più da intendimenti anti-religiosi, è ormai una soluzione "normale", che lo scorso anno ha interessato circa il 10% dei defunti. E questo nonostante che la mancanza nel capoluogo di un forno crematorio renda quella scelta particolarmente scomoda, almeno per i vivi. Questo cambiamento di mentalità, insieme con l'attenuarsi di certo anticlericalismo di vecchio stampo, fu avvertito dalla Chiesa già una quarantina d'anni fa, tanto che nel 1962, con Paolo VI, la cremazione venne considerata lecita per i credenti; ed oggi, nella associazione che promuove la cremazione, si ritrovano anche dei sacerdoti.
Insomma, un piccolo motivo di contrasto fra Chiesa e mondo laico finalmente venuto meno.
Per questi motivi ha destato una certa meraviglia la presa di posizione dell'Ufficio pastorale e liturgico che, in una nota diffusa nei giorni scorsi, ricorda sì che la Chiesa "non proibisce la cremazione, a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana", ma poi si diffonde a lungo nel propagandare l'inumazione, considerata comunque più cristiana rispetto all'altro metodo. Dopo aver ricordato che, in ogni caso, "la celebrazione delle esequie cristiane sarà fatta in presenza della salma del defunto ", e che è "inopportuno celebrare sulle ceneri i riti, il cui scopo è di venerare il corpo dei defunti", ecco come la nota della Curia illustra i fondamenti dottrinari che portano a privilegiare l'inumazione: "57 tratta di conservare la verità del segno dell'azione liturgica. Infatti le ceneri, che stanno ad esprimere la dissoluzione del corpo umano, male adombrano il carattere della 'dormitio' in attesa della risurrezione. Il corpo (e non le ceneri) riceve gli onori liturgici, poiché dal Battesimo è reso tempio consacrato dallo Spirito di Dio. E' quindi importante conservare la verità del segno, affinchè la catechesi liturgica e la celebrazione stessa si svolgano in verità e con efficacia ".
Conclusione: "La Chiesa quindi manifesta una preferenza e raccomanda la pratica della sepoltura dei corpi, perciò dissuade i fedeli dal chiedere la cremazione per sé e per i propri cari.
E' necessario quindi che i sacerdoti informino i fedeli con chiarezza sul pensiero della Chiesa e li istruiscano..." ecc. ecc.
Queste parole suggeriscono alcune considerazioni. Anzitutto a proposito delle motivazioni che hanno indotto a elaborare e diffondere questo documento e che, rozzamente tradotte in linguaggio quotidiano, suonano così: di fronte a un corpo ridotto in cenere, sarà ancor più difficile che la gente creda alla resurrezione; dunque, cercate di impedirla (quasi che la resurrezione di un corpo decomposto o ridotto in polvere sia un concetto più facile da accettare!). Il che la dice lunga, comunque, sulla maturità che la Curia di Trento attribuisce ai propri fedeli.
Tralasciando l'assenza, in tutto il documento, di qualunque considerazione di ordine igienico-ambientale, quello che più stupisce è che, in nome di evanescenti simbologie, la Curia rischi di riaccendere un - sia pur modesto - focolaio di tensione che pareva ormai spento, per naturale esaurimento. Quando si ribadisce con tanta forza quale deve essere il comportamento di un cristiano, è inevitabile indurre un'analoga chiusura anche in chi cristiano non è; e dunque si finisce col riproporre una contrapposizione, su un tema - oltre tutto - assolutamente marginale.
E appunto questo - l'inconsistenza dei temi sui quali si decide di dar battaglia - è, per finire, un ulteriore motivo di stupore: ci sembrano autolesionistiche certe prese di posizione della Curia di Trento che, per quanto in linea con una tradizione secolare, ne sottolineano e ne riprendono però gli aspetti più discutibili, desueti, e con un passato a volte poco glorioso.
Dopo la proibizione delle chierichette femmine, ricordiamo l'espianto di reliquie dal corpo del vescovo Nepomuceno de Tschiderer avvenuto alla vigilia della beatificazione ad opera di papa Wojtyla; la nomina di un esorcista "ufficiale" (Ha perso la fede? E' un indemoniato); ed ora questo irrigidimento sul tema dell'inumazione.
Frivolezze d'altri tempi che rimandano ad una visione magica e sgradevolmente materiale della fede; recuperi che forse tratterranno qualche vecchietta dall'aderire ai Testimoni di Geova, ma che per certo, sull'insieme della comunità, avranno l'effetto di accelerare quel processo di laicizzazione di cui comprensibilmente la Chiesa tutta si cruccia.
Cos'altro verrà in mente di riesumare, prossimamente, al vescovo? Speriamo bene: anche l'indice dei libri proibiti e i processi alle streghe hanno una lunga, incontestabile tradizione...