Cermis: l’impotenza di oggi, l’incertezza del futuro
Le difficoltà della giustizia, la bella figura delle istituzioni, un po' di presenzialismo. E qualche rischio di speculazione.
Dopo venti giorni, la tragedia del Cermis tormenta ancora le coscienze degli abitanti di Fiemme: un turbamento complesso, che apre riflessioni che probabilmente nelle valli non erano mai state approfondite: il ruolo dell'esercito, il diritto alla giustizia, il dovere di uno Stato di garantire trasparenza e ricerca della verità.
E' stata una tragedia inimmaginabile, anche se i voli a bassa quota di questi aerei erano frequenti, in estate praticamente quotidiani, con aerei non solo statunitensi ma anche italiani, accomunati a quanto sembra da una insana passione: passare poche decine di metri sopra i campanili dei paesi e piegare con lo spostamento d'aria le esili ed elastiche cime dei larici, sfiorando le aree sciistiche di Pampeago o del Belvedere a Canazei.
In pratica questi esercizi di acrobazia, queste prove di efficienza, queste sfide e sotterranee scommesse giocate fra piloti, o amici, o ragazze conosciute in periodi di ferie, erano frequenti. Ma chi poteva prevedere una simile follia, la ricerca di una sfida quasi impossibile di un aereo fatto passare sotto i fili di una funivia proprio nel momento del passaggio di una coloratissima cabinovia?
Nessuno, ed infatti nessuno aveva denunciato questo. Ma alle amministrazioni comunali e presso altre istituzioni, comandi di carabinieri e polizia, le proteste dei cittadini e dei turisti erano frequenti: parlavano di improvvisi spaventi, di rumori che scuotevano fin dentro le viscere, di aerei passati a poche decine di metri, di possibili pericoli, specie in caso di avarie, per gli abitanti distribuiti lungo le valli dell'Avisio.
Molte, gran parte di queste proteste non sono documentate, come un ufficiale dei carabinieri sottolineava; infatti, cosa diceva la gente? E' inutile denunciare, contro i militari non si può fare nulla, a loro è concesso ogni abuso e il potere politico non riesce ad attuare una azione di controllo.
Quanto fossero realistiche queste osservazioni lo possiamo leggere nelle risposte che le amministrazioni pubbliche hanno avuto dalle gerarchie militari o dal ministero della Difesa. Le proteste del Comune di Cavalese dal 1989 a tutto il 1990 non avevano nemmeno avuto dignità di risposta.
La lettera del Presidente Carlo Andreotti al ministero della Difesa invece aveva ottenuto udienza dal ministro stesso, Andreatta: "7 corridoi della valle di Flemme sono indispensabili per l'addestramento dei piloti a voli a bassa quota" - era statala risposta.
Lo stesso ministro, solo due mesi dopo la tragedia avvenuta, si smentisce senza provare il minimo imbarazzo. A sentire lui, i voli radenti o a bassa quota non erano autorizzati sul territorio italiano, tanto meno su quello trentino.
Oltre al dolore impresso dalla strage i cittadini di Fiemme devono così assorbire le umiliazioni e gli schiaffi che piovono violenti dal potere politico-militare.
Sono offese che imprimono cicatrici profonde, come le difficoltà dell'indagine, i depistaggi, il vedere i piloti ed i loro capi ancora liberi nonostante la presenza di 20 morti, il sentire l'inchiesta percorrere quasi paralleli i tortuosi e nebbiosi percorsi di Ustica e Casalecchio: si sta infatti profilando per i responsabili l'immunità garantita dal loro essere militari.
Questi sono i pesi che oggi offendono la valle e tutta la società civile italiana, chi veramente lavora per la sicurezza ed il benessere dei cittadini.
Accanto al dolore della gente è opportuno mettere in risalto anche la sostanziale dignità e correttezza tenuta dagli amministratori locali nel gestire gli avvenimenti. Si è subito cercata l'unità fra amministrazioni comunali, comunità di Fiemme, Provincia e società funiviaria del Cermis per pretendere la verità e l'individuazione certa delle responsabilità, costruendo un collegio unitario delle parti lese che possano sostenere in modo particolarmente attento i famigliari delle vittime.
In questo quadro complessivamente positivo non potevano però mancare alcune cadute di stile anche pesanti che hanno riguardato per lo più personaggi del Patt o di altri raggruppamenti autonomistici: in genere, costoro hanno usato la tragedia per esibire la loro presenza sulle TV o sui giornali in prospettiva delle prossime elezioni provinciali. Per chi conosce la persona, è ad esempio sconcertante lo spazio e la credibilità offerta a Franco Ochner, il manovratore che si è salvato perché aveva il suo giorno di riposo effettivo, e non, come è stato detto, perché il povero Marcelle Vanzo gli aveva cambiato turno. Sconcertanti sono anche le dichiarazioni di Pichler, che presume la presenza di più aerei, o i pianti del rappresentante della associazione albergatori e vicepresidente sia del Patt che dell'Autobrennero, Claudio Delvai, già preoccupato delle possibili ricadute negative sul turismo mentre ancora erano in corso le operazioni di riconoscimento dei morti.
Non poteva poi mancare l'intuito di Fedel, che con una mozione impegna il Consiglio provinciale a dichiarare lo stato di calamità naturale con il fine di risarcire gli operatori economici dai presunti danni subiti.
Ma la perla era già stata offerta nel luglio 1997 da Mauro Deliadio, il consigliere leghista passato a Forza Italia, che si dice rappresentante delle valli di Fiemme e Passa. Quando si era trattato di votare l'ordine del giorno del consigliere Pinter che chiedeva al Consiglio provinciale di interdire i voli a bassa quota sul territorio provinciale, il consigliere fiemmazzo ha fatto mettere a verbale la sua astensione, motivandola come una presa di posizione che non poteva avallare le solite posizioni della sinistra e dichiarando come tale argomento non fosse pertinente con la realtà trentina ed i compiti istituzionali del Consiglio.
Ora in Fiemme si guarda al futuro, anche per provare a superare tali miserie. Sul piano dell'inchiesta c'è preoccupazione e si vive impotenza: sono sentimenti che auspichiamo vengano superati dalla costituzione di parte civile nel processo di associazioni estranee ai pur legittimi e dovuti risarcimenti: sono associazioni che hanno come unico scopo quello di rivolgere un servizio ai cittadini per controllare i meccanismi che dovranno portare alla verità e alla individuazione dei diretti responsabili: mi riferisco alla Cgil del Trentino che sosterrà i diritti dei lavoratori, al Codacons a fianco dei consumatori e del Movimento Nonviolento che presterà attenzione agli aspetti politico-militari e ad una visione inevitabilmente antimilitarista.
Un' altra preoccupazione riguarda la ricostruzione dell'impianto: c'è chi pensa di approfittare della situazione per snaturare ancor più una montagna che ha già subito pesanti sacrifici nel nome del turismo, potenziando le piste, costruendo altri impianti, facendo del fondovalle un enorme parcheggio.
C'è anche chi prova ad inserirsi promuovendo un sistema integrato di turismo dello sci con la riscoperta dei valori complessivi del territorio di Fiemme, con la progettazione di nuovi sistemi di mobilità e viabilità che colleghino i tanti riferimenti presenti in valle.
Anche su questo argomento si apre una pagina con sviluppi interessanti: si auspica che accanto alla tragedia dei morti in funivia non si affianchi una nuova speculazione che impoverisca ancor più il già fragile ambiente della area del Cermis e del torrente Avisio.