L’incredibile Ulivo
Lista dell'Ulivo, Area laico-socialista, Cosa Bianca, Sinistra Federata... I vari tentativi di aggregare la galassia ulivista, tra piccole ambizioni e grandi prospettive. E ancora tanta confusione sui contenuti.
La lista dei Comitati dell'Ulivo... la lista dei sindaci... non è una lista, è una squadra... E' stata una manfrina infinita quella messa in scena da Giuseppe Zorzi, il coordinatore dell'Ulivo.
Alla fine è apparso incontrovertibile quello che peraltro già si sapeva: Zorzi fortissimamente vuole una lista sua, il rospo lo ha tirato fuori e lanciato l'idea della lista degli Ulivisti doc, che fa riferimento (naturalmente!) alla gente, non ai partiti.
L'uscita di Zorzi, oltre che sulle sue ambizioni si basa su un dato vero: c'è una porzione di elettorato che non vuoi sentire parlare di sigle di partito, mentre è disponibile verso l'Ulivo in quanto aggregazione.
Perché i partiti ricordano la prima repubblica, e la frammentazione del Consiglio provinciale, mentre invece l'Ulivo sa di movimento, ricorda il governo Prodi e la sua capacità di decidere.
Il problema è che queste sono pure sensazioni, assonanze; l'Ulivo trentino, soprattutto a seguito delle recenti evoluzioni tra gli ex-Dc, è un coacervo di cose opposte: dai massimi esponenti del clientelismo come Tarcisio Grandi, agli austeri terzomondiali come Pinter di Solidarietà, dai tangentari condannati per concussione come l'ex-De Roller (recentemente riaccolto a braccia aperte dal commissario dei popolari Lavagnini) ai rigorosi cattolici della Rete, dai sostenitori della burocrazia comprensoriale come Valduga al promotore della riforma istituzionale Bondi, dal partito della spesa pubblica indiscriminata a quello del rigore...
Non meraviglia quindi che Zorzi, nel presentare la sua proposta, non riesca a prospettare una, dicesi una, proposta programmatica: il suo è un parlare a vuoto di gente, di valori, e soprattutto di Ulivo, che alla fine diventa una parola magica, che da sola dovrebbe tutto risolvere (è il trucchetto usato da Tretter, che infila dieci parole a caso e poi ci aggiunge la decima, la parola magica, Autonomia). E questo non avviene a caso: se Zorzi tace sui contenuti concreti di programma (come del resto ha sempre fatto, e per questo è corresponsabile dell'attuale marasma dell'Ulivo) è perché non può permetterselo: se solo dicesse qualcosa di concreto, subito perderebbe qualche interlocutore.
Dopo Zorzi è venuto alla ribalta Dellai: sempre pompato dai quotidiani al limite del ridicolo ("un discorso da leader ", "resterà negli annali della storia trentina ", "il leader indiscusso " ed altre amenità), il sindaco, sfoltito il suo appello dalle ampollosità di rito, propone una cosa più limitata e più seria. Una riaggregazione dell'area centrista dell'Ulivo attorno al Partito popolare (in cui risulterebbe emarginata l'ala non-ulivista dei Valduga) ma aperta ai laici fino ai socialisti più disponibili: una Cosa Bianca, un contrappeso centrista alla riaggregazione che, tramite la Cosa 2-3, sta operando sull'altro versante la sinistra.
"E' una proposta interessante -commenta Giorgio Tonini dei Cristiano-sociali - potrebbe costituire la seconda gamba dell'Ulivo, in competizione virtuosa con la sinistra: sarebberoi due aree basate entrambe sui partiti, ma aperte ai movimenti (verso Solidarietà, Rete, il movimento operaio, la sinistra; verso i focolarini, il volontariato cattolico la Cosa bianca; verso l'Ulivo entrambi)."
"Non credo siamo pronti per fare il partito unico dell'Ulivo, il processo di amalgama di culture politiche è iniziato ma non compiuto - dice Lucia Maestri del Pds - Per questo vedo bene l'ipotesi di aggregazione di Dellai, rispetto alla quale la sinistra sarebbe in competizione, non in conflitto. Una competizione che farebbe bene ad entrambi, costringendo tutte e due le aree a convergere, a meglio definirsi, a evitare soluzioni pasticciate."
E di sollecitazioni per evitare i pasticci, la Cosa bianca ha bisogno: mettere assieme un'area disomogenea che va da Grandi agli ulivisti ai laici, non è semplice. E forse è per questo, oltre che per propensione personale (Dellai si è già dimostrato fine tessitore di ipotesi politiche, ma poco interessato ai contenuti concreti del governo) è per evitare le polemiche interne, per non perdere subito i pezzi per strada, che anche Dellai non ha fatto accenni a contenuti programmatici. Arrivando a proporre prima dieci, poi cinque leggi di iniziativa popolare "a sostegno del programma dell'Ulivo", ma guardandosi dall'indicare un qualsiasi contenuto di una delle leggi.
Come Zorzi? Beh, non proprio: l'area di riferimento di Dellai non è la macedonia di Zorzi, e il sindaco le sue battaglie contro il conservatorismo dei Valduga le ha fatte; rimane comunque questa debolezza di partenza, un'ambiguità di diffìcile soluzione.
In realtà lo schema auspicato da Tonini e Maestri (un Ulivo polarizzato in due aree, che proprio per la reciproca concorrenza sono spinte ad aggregarsi e a risolvere le ambiguità interne; una specie di bipolarismo all'interno di uno dei poli) allo stato attuale è piuttosto utopico.
Oltre alle due aree principali (la Cosa bianca e la Sinistra, ammesso che si aggreghino) sono subito sorte due areale: i Verdi e l'area laico-socialista. In realtà, oltre ai problemi di accasamento di gruppi (gruppetti) dirigenti, è difficile vedere nei contenuti concreti caratterizzazioni significative che giustifichino ancora partiti, partitini, aree organizzate.
I Verdi, ormai ridotti in Trentino al clan Boato, non sono riusciti a caratterizzare in senso ambientale la propria presenza di governo (qualcuno sa che nel Comune di Trento c'è un assessore verde?), e peraltro l'ambientalismo è stato portato avanti - nel dibattito e nei provvedimenti di legge - da personalità come Micheli o, in misura minore, come Leveghi, entrambi socialisti; e l'ambientalismo tuttora rappresenta uno dei punti di dibattito più controversi nella sinistra. Appunto, nella sinistra; non si riesce ad avvertire invece il peso e l'utilità della formazione politica specificamente ambientalista.
In quanto ai laici e a una parte della diaspora socialista, in questi giorni han tenuto una convention, per costituire una propria area, "che vuole interpretare l'anima laica e socialista, presente in Trentino e determinante per l'affermazione dell'Ulivo" - ci dice l'ex assessore Leveghi, socialdemocratico.
II problema è che quest'area sembra caratterizzarsi più per i ricordi del passato (Mazzini per i repubblicani, Einaudi per i liberali, Saragat per i socialdemocratici, il socialismo riformista per gli ex del Psi) che per le proposte dell'oggi: che né sono omogenee, né hanno caratteri distintivi rispetto alle altre aree maggiori, soprattutto della sinistra. "A un processo di aggregazione della sinistra parteciperemo anche noi - ribatte Leveghi - Ma sarà un percorso non breve. Per intanto un passo avanti è l'aggregazione di quest'area."
Il fatto è che questi processi aggregativi saranno quasi obbligati se verrà introdotta - riforma elettorale minimale - una soglia di sbarramento attorno al 5%. Altrimenti è facile prevedere che i tanti piccoli stati maggiori rispolvereranno nuove tradizioni e anime, per legittimare la selva di liste.
In questo quadro, maggiormente apprezzabile è il processo di convergenza verso un unico soggetto che sta interessando buona parte della sinistra trentina. Un processo positivo, che ha subito indotto - in un primo abbozzo di competizione virtuosa - analoghe riflessioni all'interno dell'area centrista e laico-socialista.
Ma un processo che sconta tentennamenti. Quando Zorzi e Dellai hanno fatto le loro sortite, subito vari esponenti del Pds (i parlamentari Schmid e Olivieri, il consigliere Alessandrini) se ne sono usciti con acritiche espressioni di elogio o addirittura di adesione, dando preoccupanti segnali di confusione, più che di disponibilità o apertura.
In effetti il progetto della Cosa trentina (Sinistra Federata è uno dei nomi più gettonati) attraversa un periodo decisivo, in cui per decollare, per non essere solo la buona intenzione del segretario pidiessino Albergoni, deve risolvere, a breve, alcuni problemi. Il primo è l'ingombrante presenza della Cosa 2 nazionale, quella di D'Alema. La quale, essendo poco più di un re-styling del Pds, con l'annessione di qualche personalità cattolica e socialista, rischia di sminuire la portata della ben più radicale aggregazione trentina: "Noi mettiamo in discussione tutto, a iniziare dal nome, dal gruppo dirigente, dal tipo di vincoli con il livello nazionale " sottolinea Lucia Maestri. "Per far capire la novità di questo progetto, non esser schiacciati dall'immagine della Cosa 2 di D'Alema e apparirne come una scimmiottatura trentina, dobbiamo accelererare i tempi, e uscire pubblicamente prima qui che a Roma "- ci dice Tonini.
Di qui l'urgenza di bruciare i tempi (è prevista una convention pubblica, con la presentazione di un manifesto programmatico, per il 7 febbraio, giusto una settimana prima della presentazione nazionale della Cosa 2). Anche se i tempi stretti rischiano di accentuare il peso di chi è già organizzato (il Pds) rispetto all'insieme delle piccole formazioni e singole personalità, che già si sono detti disponibili ( "ma non intendiamo, neanche in questa fase iniziale, esagerare nel nostro ruolo di promotori - assicura Maestri – il manifesto programmatico uscirà da una pluralità di contributi, non sarà redatto dalla segreteria Pds; altrimenti sarebbe una pagliacciata ").
C'è poi, quasi altrettanto pressante, il problema dei contenuti, evidenziato in questi giorni dalla pubblica uscita dell'on. Olivieri, pidiessino e rendenese, di aperta e dura rivendicazione del collegamento sciistico Pinzolo-Campiglio, ritenuto dirompente dagli ambientalisti, massima espressione del turismo meccanizzato, che punta a continue espansioni, a quantità sempre crescenti. "E' il discorso dello sviluppo sostenibile, che non dev'essere solo uno slogan, e che non è ancora pienamente patrimonio della sinistra, anche se lo sta diventando " - commenta Maestri.
"L'episodio dimostra quanto sia necessario, vitale, chiarire i contenuti della nuova aggregazione - afferma con passione Walter Micheli, socialista, già assessore all'ambiente - Non si può pensare a un percorso in due tempi: prima si parla di schieramenti, poi di contenuti. Non sarebbe serio, cadremmo nel vizio di fondo che giustamente denunciamo negli ex-democristiani: non stabilire discriminanti programmatiche per poter raccogliere di tutto, per accontentare tutti. E in pratica rinunciare a governare con un minimo di serietà."