Primiero: la decadenza
Un'area dalle splendide risorse naturali rovinata da conflitti interni e da una cocciuta dipendenza dallo sci alpino.
Passo Rolle vanta una storia importante nel turismo alpino. Grazie alle copiose nevicate, negli anni ‘50 e ’60 del secolo scorso era la prima località sciistica trentina ad aprire. È un luogo dominato dalla bellezza e imponenza del Cimon della Pala, definito il Cervino delle Dolomiti, la montagna di Dino Buzzati. Nel suo insieme articolato e ricco di suggestioni il gruppo delle Pale offre montagne che invitano lo scorrere dei sogni grazie all’eleganza, alla forza, all’arditezza delle cime.
Poi sono arrivati i cambiamenti climatici e tutto oggi è diverso. Da decenni nevica sempre meno, la pioggia è diventata dominante, anche in inverno e l’industria dello sci del Primiero è stata travolta dai debiti. Il paese sottostante, San Martino di Castrozza, ricco di alberghi con una storia gloriosa, è in declino, molte di queste strutture sono oggi proprietà di banche o vengono gestite da società esterne al territorio. Attraversare il paese fuori stagione turistica (questa sempre più ridotta, sia d'estate che d'inverno) è desolante. Senso di abbandono, un bar aperto dove si riesumano ricordi gloriosi e ci si abbandona allo scoramento. Una situazione che coinvolge tutto il Primiero.
A complicare il degrado ci si è messa pure la giunta provinciale, che nel 2023 ha individuato il fondovalle come luogo di smaltimento dei rifiuti del Trentino orientale e centrale (discarica di Imer). Oppure, su indicazione del Veneto di Zaia, si è scelto il Vanoi come luogo idoneo alla costruzione di un nuovo bacino idroelettrico: timida, la dubbiosa risposta della giunta provinciale trentina a guida leghista.
Nella visione di questi amministratori locali e provinciali, prevale la visione di una montagna, che pure sarebbe capace di risorse, da utilizzare solo come banale luogo di ricreazione per quanti vivono nelle realtà urbane: ospiti in fuga dalle città bollenti e in inverno frenetici nello sfoggiare almeno per qualche giorno scarponi e sci.
Certo, il Primiero, assieme a una valle di Fiemme disinteressata, ospita un parco provinciale, Paneveggio-Pale di San Martino.
Ma cosa ha prodotto questa istituzione? Ha lasciato imperversare la devastazione delle foreste di Paneveggio grazie alla proliferazione di strade forestali, ha sostenuto la cancellazione della mulattiera che porta al rifugio Colbricon, oggi percorribile su una comoda strada forestale, in un una riserva integrale, sul Monte Castellazzo, è stato imposta la statua del “Cristo Pensante”, che ha portato il parco, a sue spese, a potenziare un sentiero scavato con pale meccaniche (QT 9/2012). In quell’area protetta, a parte la pubblicistica, si trova poco o nulla che investa negli scopi statutari di un parco, in iniziative che abbiano un valore naturalistico o conservativo dei beni.
È solo grazie all’impegno dell’ambientalismo provinciale e locale che fino ad oggi si sono evitati scempi come il collegamento sciistico di Val Bonetta (QT, 10/2000 e 4/2016), la costruzione della diga in Vanoi negli anni dal 1998 al 2001 (QT, 6/2023), il potenziamento della discarica a Imer nel 2023, l’avvio del fantasioso e inutile progetto Metroland proposto da Dellai-DeCol (QT 6/2011), che prevedeva pure la cremagliera da Passo Rolle a San Martino. Tanto impegno non è riuscito a impedire la distruzione dei prati di Busabella con una nuova strada del costo di 6 milioni di euro. Il futuro collegamento San Martino-Passo Rolle costerà alla Provincia (impegno del 2022) 37 milioni di euro. Per andare dove? In un luogo desolato, dove monumentale spicca l’imponenza squadrata della caserma del gruppo sportivo della guardia di finanza.
Le beghe intestine
È in questo fragile scenario che si inserisce il conflitto fra impiantisti (Ivo Mich delle Funivie Castellazzo) e le sue sorelle Elena e Laura Mich, le gestrici della Capanna Cervino. Per dare risposta al tema sicurezza Ivo Mich, gestore delle funivie e piste Castellazzo come abbiamo detto, ha dato attuazione al decreto legge 40/2021 che interdisce il passaggio di pedoni e scialpinisti sulle piste di sci. Mich ha chiuso l’area sciabile con barriere, ha emesso l’ordine di intransitabilità con megafoni, ha chiesto alla guardia di Finanza il rispetto della legge e sono fioccate le contravvenzioni sui pedoni che intendevano raggiungere Capanna Cervino o la Baita Segantini. Se per Baita Segantini il discorso è diverso - il proprietario mantiene chiusa la struttura perché Parco e Provincia non gli permettono le modifiche strutturali dell’edificio (un’azione che si presta a una lettura ricattatoria verso le istituzioni) - per la Capanna Cervino la situazione ha del grottesco. I proprietari chiedono solo che sia lasciato libero l’accesso agli ospiti.
La chiusura, imposta dalla società sciistica dal 26 dicembre in poi, ha già comportato il crollo degli affari per il locale stimabile in un meno 70% di introiti e la successiva chiusura dell’esercizio.
Dal sentiero estivo non si può più salire causa la presenza di neve. Eppure la Capanna data quasi un secolo di attività, l’apertura è stata nel 1931. Assieme alla baita Segantini (famiglia Paluselli) è un punto di appoggio strategico per quanti intendono transitare verso Val Veneggia o ammirare in stretta prossimità il Cimon della Pala. Le gestrici di Capanna Cervino si sono impegnate con due milioni di euro in investimenti per migliorare i servizi del locale, una riqualificazione per nulla impattante sul paesaggio.
Mentre le società impiantistiche del Primiero investono in una costosa pubblicità verso attività outdoor, restano completamente inerti sulla vicenda di una montagna che viene interdetta al turista in cerca di alternative all’attività sciisitica. Quanto miope sia la visione degli operatori turistici dello sci ci rende semplice comprendere cosa sia accaduto nel 2017, quando gli impiantisti del Primiero hanno impedito all’azienda La Sportiva di Lorenzo Delladio di acquisire i fallimentari impianti del passo per innovare il turismo. Mentre il fratello delle sorelle Mich sosteneva l’impedimento delle acquisizioni delle quote a Delladio, le sorelle guardavano lontano, verso un turismo innovativo, centrato sulla cultura e i valori della montagna (QT 9 e 10/2017). Lo diceva apertamente Delladio: “Spero che tale operazione (l’acquisto delle quote da parte degli impiantisti) non porti a un ulteriore sperpero di denaro pubblico, a investimenti tesi a sostenere un’industria ormai al tramonto”.
È quello che sta accadendo. Su passo Rolle piovono decine di milioni di soldi pubblici a sostegno del collegamento sciistico fra San Martino e Passo Rolle (i lavori inizieranno nel 2024), altri sei milioni di euro sono destinati alla devastazione, con una nuova strada in località Busabella, per spostare la statale in zona ritenuta più sicura dalla caduta di valanghe. Si tratta di un luogo di alto pregio paesaggistico e ambientale. Su tutta la vicenda il Comune di Primiero San Martino, il Parco e la Provincia sono rimasti spettatori. L’assessore provinciale al turismo Failoni, riconfermato con una marea di preferenze, ha lasciato scorrere le festività intere prima di promuovere un incontro perlomeno conciliatore fra le parti. Un incontro che ha sortito la solita soluzione a scapito del territorio. Un nuovo imponente sentiero: lo sci non lo si disturba.
Certo è che il Primiero evidenzia ancora una volta i limiti della sua comunità, l’assoggettamento a poteri ormai fragili che fanno sempre riferimento agli albergatori rimasti e all’industria dello sci foraggiata, sostenuti nelle loro iniziative da incredibili contributi pubblici. Altrimenti da tempo quel turismo tanto aggressivo avrebbe chiuso i battenti, lasciando spazio a maggiore sobrietà e innovazione.