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QT n. 3, marzo 2023 Cover story

Inceneritore: l’ennesimo imbroglio

Una decisione senza senso, presa di nascosto, in nome di un’emergenza creata da tutta una serie di inadempienze.

Sul tema inceneritore stiamo assistendo ad un copione ormai ben noto, quello che mette in scena la cosiddetta democrazia di facciata. Le decisioni si prendono nelle segrete stanze, quelle dove l’interesse della comunità o non entra o deve comunque sottostare ad altre logiche (di potere e di mercato). Fatta la scelta, si dà poi il via al teatrino del “nulla è stato ancora deciso, sentiremo tutte le parti , valuteremo con attenzione tutte le proposte”, salvo poi finire con il fare quanto già deciso.

Il giochino a volte si inceppa, ma più spesso funziona, ragione per cui si continua ad utilizzarlo.

Nel caso dell’inceneritore si è dato il via all’operazione “s’ha da fare”, sfruttando un elemento straordinario. A gran voce si è annunciato che, sorpresa, la discarica di Ischia Podetti è stracolma e quindi non ci sono alternative.

Ma guarda un po': secondo il precedente piano rifiuti ci sarebbero dovuti essere ancora un bel po' di anni di utilizzo per quella discarica e invece di punto in bianco si scopre che non è così. Approfondendo il tema, si scopre subito che a causare l’esaurimento della discarica è stata la scelta di permettere che negli ultimi sei anni in essa finissero non solo i rifiuti urbani (quelli per cui era stata realizzata), ma anche più di duecentomila tonnellate/anno di rifiuti speciali che si sarebbero dovuti smaltire diversamente. Per non parlare della lunga serie di azioni aggiuntive (compattazione dei rifiuti, unificazione dei sistemi di raccolta, gestione separata con recupero da pannolini/pannoloni, continuità nell’azione di informazione/formazione sulla corretta raccolta differenziata, ecc.) che, se messe in campo, avrebbero portato a significative riduzioni del residuo e a conseguenti allungamenti della vita della discarica.

Come è stato possibile lasciare che si arrivasse a questo punto? Tutti distratti da più gravi problemi? A volte a pensare a male... Ovvio che poi, di fronte ad un’emergenza, le attenzioni si spostano verso la soluzione, inutile stare a piangere sul latte versato, e qui la proposta è subito pronta: basta costruire un inceneritore e del problema discarica ce ne possiamo dimenticare.

Ci cascano praticamente tutti e le discussioni che si scatenano si concentrano solo su quale sia la tipologia migliore dell’impianto da costruire – ma non preoccupiamoci troppo, i pareri di FBK e dell’Università ci aiuteranno a risolvere ogni dubbio o perlomeno questo è quello che viene sbandierato – e sul dove questo benedetto impianto dovrà essere posizionato. Ci cascano anche i due sindaci di Trento e Rovereto (ovviamente è solo tra queste due città che si aprirà la poco ambita competizione del “dove?”) che in ogni discorso su questo tema puntano il dito sul dove mettere l’inceneritore, dando per scontato che esso sia però indispensabile.

Piuttosto subdolamente i fautori del “non c’è alternativa” si premurano di affiancare al tema emergenza, una supposta motivazione etica: “Bisogna pur farsi carico dei propri rifiuti, mica possiamo pretendere che siano gli altri a doversene occupare”, a volte aggiungendo anche: “Si deve evitare il traffico dei rifiuti”. Naturalmente nel parlare di evitare spostamenti dei rifiuti fuori provincia si guardano bene dal ricordare che la quantità dei rifiuti urbani è oltre dieci volte inferiore rispetto a tutto il resto, ossia ai rifiuti speciali che, con buona pace di tutti, continuano ad andarsene ben al di fuori dei nostri confini provinciali. Tirando in ballo l’etica, però, i sostenitori della scelta pro-inceneritore mettono in crisi coloro che potrebbero avanzare obiezioni suggerendo che l’inceneritore di Bolzano è assai vicino, e magari anche quello di Brescia potrebbe ….. Il ragionamento a cui si sottende tirando in campo l’etica è che chi ragiona così deve essere una persona egoista, per l'appunto senza etica, un Nimby insomma. Ovviamente a nessun piace venire etichettato in tal modo e così magari preferisce non dire.

Le alternative

Invece ci sarebbe moltissimo da dire. Tanto per cominciare, ribadire che il farsi carico dei propri rifiuti non coincide con il doverli necessariamente incenerire. In secondo luogo, quanto estesa è l’area a cui si deve fare riferimento con quel farsi carico? Se insistiamo nel dire che tocca alle province allora dovremmo concludere che in Italia ci vorrebbero quasi un centinaio di inceneritori: una vera pazzia.

E il traffico dei rifiuti a che distanza si deve fermare? Perché ragionando in tal modo a qualcuno potrebbe venire in mente che non sia etico che dei rifiuti delle valli debbano occuparsene le città del fondovalle. In tal caso vogliamo ipotizzare un inceneritore per ogni valle? Sono domande provocatorie, ovviamente, ma per evidenziare che qui l’etica non c’entra affatto e serve solo a distrarre dal vero tema: siamo sicuri che per chiudere il ciclo dei rifiuti l’unica risposta sia l’inceneritore?

Una risposta diversa l’hanno fornita i vari relatori che hanno partecipato al recente convegno dal significativo titolo “Riprendiamoci i rifiuti”. Esperti del settore ed imprenditori attivi su vari fronti del recupero dei materiali riciclati hanno mostrato quanto enorme sia il potenziale d’intervento per limitare la quantità da conferire alla discarica. In particolare è stato confermato quanto sia fuorviante che si continui a parlare di 80.000 tonnellate/anno come quantità sotto cui non si riuscirà ad andare. La stessa APPA (un’agenzia provinciale!) ipotizza scenari con quantità abissalmente inferiori, uno addirittura con meno di 17.000 tonnellate/anno (vedi QT di febbraio). Un’ipotesi che comporterebbe un notevole impegno, certo, ma che permetterebbe di allungare la vita della discarica di 10 o 15 anni. Basterebbe tenere presente il fatto che nel caso si utilizzasse un inceneritore da 80.000 tonnellate vi sarebbero comunque ceneri e residui in quantità paragonabili a quelle ipotizzate con gli scenari di cui sopra (e per di più si tratterebbe di residui pericolosi ed anche tossici), per togliere ogni dubbio sull’opportunità di rinunciare all’inceneritore.

Al convegno è stato anche ricordato che la Comunità Europea ha indicato l’economia circolare come unica strada coerente con la transizione ecologica, mentre l’incenerimento dei rifiuti si piazza in direzione esattamente opposta. E’ anche ampiamente dimostrato che la presenza di un inceneritore, grande o piccolo che sia, rappresenta un freno alla spinta verso il miglioramento della raccolta differenziata. Gli inceneritori sono macchine energivore, la richiesta di rifiuti per farli funzionare tende ad aumentare nei luoghi in cui sono costruiti e spesso in quelle realtà si finisce addirittura con l’importare rifiuti. L’idea che serva un inceneritore in una provincia il cui capoluogo ha raggiunto l’84% di differenziata suona come una sconfitta di scelte passate lungimiranti, uno schiaffo all’impegno di chi ha permesso di raggiungere quel risultato, i cittadini trentini in primis. Le assicurazioni dell’assessore Tonina che sarà posta la massima attenzione a realizzare un impianto super sicuro rispetto all’inquinamento dell’aria (ma a questo proposito si veda quanto scritto nell’articolo precedente sulla qualità dell’aria trentina) di nulla spostano il tema di fondo: se ci sono alternative credibili, perché insistere a volerlo fare questo inceneritore? Considerati tutti i punti a sfavore, non ultimo quello economico, finora trascurato, ma che è facile ipotizzare superiore ai cento milioni di euro, viene da dire che chi ha comunque già deciso non vuole convincersi che le alternative siano credibili. In una situazione del genere, avendo presente che se ci fossimo fatti prendere dalla fretta una decina di anni fa, oggi a Trento funzionerebbe un inceneritore da oltre 300.000 tonnellate/anno (altro che differenziata in tal caso!) e sapendo che un inceneritore è per sempre, la scelta di chi opera secondo i principi di gestione del buon padre di famiglia sarebbe una sola: prendiamoci una pausa, vediamo se effettivamente possiamo farcela in modo diverso e per il momento l’idea dell’inceneritore mettiamola in un cassetto.

Perché un buon padre di famiglia sa che “Respira, sei in Trentino” non può essere uno slogan per i turisti, ma deve rappresentare una verità di fatto.