Lona-Lases: aria nuova in municipio
Le condanne pronunciate il 19 dicembre dal Tribunale di Trento e la nomina del nuovo Commissario al Comune di Lona Lases fanno sperare in un futuro più legale e sereno.
Le ultime due condanne per associazione a delinquere di stampo mafioso comminate con rito abbreviato dal Tribunale di Trento lo scorso 19 dicembre, unitamente al responso della Cassazione che, qualche giorno dopo, ha annullato i due patteggiamenti nei confronti del presidente dell’associazione “Magna Grecia” Giuseppe Paviglianiti e di quel Mustafa Arafat già protagonista nella vicenda del pestaggio dell’operaio cinese nel 2014 (per la quale è stato condannato in via definitiva), stanno togliendo fiato alle versioni minimizzatrici fin qui fatte circolare in valle di Cembra.
Anche in municipio a Lona-Lases si respira aria nuova: la nomina del nuovo commissario straordinario, nella persona dell’ex questore di Trento dott. Alberto Francini, ha finalmente estromesso dal Comune i condizionamenti di quel “comitato d’affari” che ha ridotto l'istituzione municipale in condizioni tali da comprometterne la sopravvivenza, stando alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Francini alla stampa. L’arrivo del nuovo commissario (unitamente al rientro del segretario comunale dott. Marco Galvagni, uno dei pochi, se non l’unico, a non assecondare l’assoggettamento dei Comuni agli interessi dei cavatori), infatti, ha posto fine ad alcune situazioni di illegalità fin qui tollerate (che hanno motivato l’ennesimo esposto alla Procura da parte del CLP); tra queste l’occupazione abusiva del lotto cava n. 5 da parte della ditta ex concessionaria (che movimentava anche materiale grezzo/tout-venant), continuata per ben due anni dopo la scadenza della concessione.
Il nuovo commissario però si trova anche a dover fare i conti con l’assenza di entrate provenienti dai canoni delle cave, in quanto la decisione della Giunta provinciale di parificare le Asuc ai Comuni nella gestione delle cave ha svuotato di fatto le competenzedell’ente comunale in materia. In un momento nel quale le concessioni hanno esaurito la loro durata e si dovrebbe procedere alla messa all’asta di un macrolotto, sperabilmente con nuovi criteri, il Comune si trova non solo ad essere esautorato, in quanto le competenze sono passate all’Asuc di Lases, ma pure privato in prospettiva di una possibile fonte importante di entrate.Non è un caso che tale provvedimento giunga a premiare un ente – l’Asuc - in passato bersagliato ogniqualvolta metteva in discussione canoni di concessione iniqui (vedi a Miola e Tressilla), mentre nel nostro caso (Lases e Lona) ha preservato intatta la continuità amministrativa dei decenni passati nonostante lo sconquasso determinato dall’indagine “Perfido”. Ecco perché la partita è più che mai aperta e il “comitato d’affari”, che ha fin qui determinato le scelte amministrative, è tutt’altro che fuori gioco.
Certo, l’aria nuova che si respira in Comune e gli impegni del dott. Francini ad assumere iniziative quali la riapertura del punto di prestito della biblioteca, chiuso nel 2013 da un’amministrazione comunale che aveva dirottato i 17 mila euro annui ad essa destinati alle sfilate di miss Italia in riva al lago, così come quella di avviare un percorso di informazione/formazione sul tema malaffare/mafia, potrebbero aprire spiragli di cambiamento.
Si tratta di segnali importanti, ma i frutti di tali processi hanno bisogno di tempi lunghi per giungere a maturazione, né pare che le istituzioni provinciali abbiano intenzione di assecondarli.
La bocciatura in Consiglio provinciale delle richieste avanzate in tal senso dal consigliere Alex Marini sono un chiaro segnale, così come la sordità dimostrata nei confronti della proposta di un Osservatorio che goda di piena autonomia rispetto al governo provinciale. Per non parlare della chiusura unanime da parte di tutti i livelli istituzionali (Prefetto e Provincia) nei confronti della richiesta di una commissione d’accesso, unico strumento utile in questa fase per verificare il grado di condizionamento esercitato negli anni sull’amministrazione comunale da parte di soggetti appartenenti a consorterie criminali.
Un passaggio fondamentale affinché anche la comunità, assumendosi le proprie responsabilità senza cedere alla scorciatoia della colpevolizzazione di pochi soggetti calabresi,possa essere resa partecipe di un’azione di risanamento non delegabile alla Magistratura e non esauribile sul versante puramente giudiziario.
Una comunità autentica dovrebbe rifuggire dal giustizialismo a buon mercato di matrice salviniana (i colpevoli si rinchiudono buttando la chiave), avendo compassione per la sofferenza che anche una giusta condanna infligge ai colpevoli e alle loro famiglie. Se non piegata ad opachi e inconfessabili interessi di parte, una comunità dovrebbe trovareil coraggio di schierarsi a fianco delle vittime nella richiesta di giustizia, preoccupandosi al contempo che l’aspetto riparativo prevalga su quello punitivo, mediante azioni di stimolo affinché le istituzioni operino per il recupero dei condannati alla vita sociale così come la nostra Costituzione prevede.
Ciò richiede però una comunità nella quale i rapporti sociali non siano stati sostituiti da meri rapporti di convenienza materiale e con ciò piegati al servizio dei potentati economici locali; se così fosse, non sarebbe in gioco solo il futuro dell’istituzione comunale, ma la stessa comunità di Lona-Lases non avrebbe più alcuna ragione di esistere.