Lona-Lases, una comunità allo specchio
Nessun candidato sindaco nel Comune oggetto di infiltrazione mafiosa
Lona-Lases, il Comune epicentro delle infiltrazioni scoperchiate dall’operazione Perfido: il commissario Secchi aveva indetto elezioni comunali per il 10 ottobre e, come avevamo scritto sull’ultimo numero di QT, per formare una lista si erano messi al lavoro due ex sindaci, un ex vice sindaco e un ex consigliere comunale, in rappresentanza di tutte le amministrazioni succedutesi al Comune dal 1995 ad oggi. Ebbene, il progetto è naufragato e nessuna lista è stata presentata entro il termine stabilito del 7 settembre. E allora dovrà essere prolungato il periodo di commissariamento.
Quali possono essere i motivi di un tale fallimento? Alcuni, minimizzando, sostengono che sia stata in realtà una scelta dettata da convenienza. Ma perché cercare dunque in un primo momento dei possibili candidati chiedendo pure ai consiglieri che tre mesi prima avevano rassegnato le dimissioni?
Forse, in realtà, per la prima volta si sono incontrate serie difficoltà ad ottenere consenso e disponibilità proprio per il fatto che alcuni soggetti sono attualmente fuori gioco. E questa volta l’avvenuto rinvio a giudizio ha reso più difficile minimizzare o addirittura sostenere che “Perfido” è stata una montatura.
Se questa lettura è corretta, sarebbe un piccolo passo da parte della comunità sulla strada del superamento della sindrome di chi “non vuole guardarsi allo specchio per evitare di essere messo di fronte alla realtà”, per usare le parole dell’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Si tratta di trovare il coraggio di sbarazzarsi dei comodi luoghi comuni per i quali il fenomeno mafioso va relegato alle regioni del Meridione (“La ‘ndrangheta non può essere relegata ad un mero racconto di buoni e cattivi, Nord e Sud” scriveva giustamente nell’aprile scorso Franco Donnici, commentando sul Corriere della Calabria quanto successo in Trentino).
Se è così, probabilmente ora spaventa meno l’ipotesi che il comune possa essere commissariato per infiltrazioni mafiose, come chiesto in una interrogazione parlamentare dal deputato Riccardo Fraccaro, facendosi strada la consapevolezza che è possibile uscire dall’attuale impasse solo facendo emergere complicità, collusioni e cointeressenze.
Certo non è di aiuto nell’incoraggiare le comunità della zona del porfido a “guardarsi allo specchio” il comportamento assunto dal Presidente del Consiglio provinciale Walter Kaswalder, resosi protagonista di un pesante intervento di censura nei confronti dell’interrogazione di Alex Marini in merito alla necessità di valutare una richiesta di commissariamento per infiltrazioni mafiose del piccolo comune cembrano. Tanto più che fu proprio Kaswalder, allora consigliere del Patt, a tuonare: “È roba da denuncia, c’è la magistratura per questo!” (vedasi l’Adige del 4 dicembre 2014) quando, il 3 dicembre 2014, il Comitato Lavoro Porfido informò i capigruppo dei partiti in Consiglio provinciale sulla grave situazione determinatasi nel settore del porfido.
Adesso forse le cose stanno cambiando.