Sfiducia istituzionale
La candidatura di Berlusconi, le congiure di Renzi, la disponibilità a tutto di quelli che non dovrebbero essere rieletti. E' degrado istituzionale.
Non è certo entusiasmante il gioco politico attorno alla prossima elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Né lo è il chiacchiericcio insistito con cui i media seguono le varie manovre politicanti.
Non vorremmo quindi aggiungerci a questa schiera, magari dopo averla deprecata. Eppure in questi movimenti ci pare di scorgere fatti nuovi e purtroppo, poco rassicuranti, su cui vale la pena di riflettere.
Il primo è la presentazione di un candidato impresentabile. Intendiamo riferirci a Silvio Berlusconi. Che referenze ne avrebbe anche: per tre volte ha vinto le elezioni ed è stato Presidente del Consiglio dei Ministri. Ma come è noto, è stato anche condannato (in via definitiva per frode fiscale, mentre per altri reati, tra cui la compravendita di senatori è stato amnistiato), espulso dal Parlamento, dileggiato a livello internazionale. Per i suoi sostenitori sarà un martire, ma per metà paese (e per gran parte dell’opinione pubblica estera) è un avventuriero. E’ evidente quindi che, vincendo le elezioni, potrà ancora, età permettendo, governare il paese; ma non può essere da nessuno ritenuto super partes. Insomma, non dovrebbe essere nemmeno ipotizzabile una sua candidatura.
Invece la candidatura c’è, e non appare peregrina. Il che è grave di per sé; e i motivi di questa situazione lo sono ancora di più. Il fatto è che lui, e gran parte degli osservatori, ritengono che ci sia una consistente fetta di parlamentari acquistabili, in vendita.
Non è una situazione nuova, purtroppo, fin dai tempi delle ottocentesche destra e sinistra storiche, i trasformismi e gli acquisti di parlamentari erano dati di fatto. E questo è capitato anche all’estero: un recente film glorifica Abramo Lincoln per la duttilità dimostrata nel comperare i senatori necessari a far approvare la legge sull’abolizione della schiavitù.
Il punto è la quantità. Possiamo rassegnarci al fatto che in Parlamento ci siano un paio di Scilipoti e di Razzi; non al fatto che gli snodi della nostra storia siano decisi da robusti manipoli di venduti, e che addirittura un candidato a garante della Repubblica possa quasi esplicitamente contare su questi metodi.
La situazione è aggravata da una seconda presenza ormai invereconda. Ci riferiamo a Matteo Renzi. Il quale non solo va in giro per il mondo ad elogiare a pagamento despoti dalle mani insanguinate, non solo afferma (anche qui a pagamento, ma probabilmente pure con personale convinzione) di invidiare le legislazioni del lavoro che permettono la schiavitù, non solo si fa nominare in consigli di amministrazione di multinazionali, potendo vantare come unico merito la possibilità di orientare leggi e regolamenti del nostro Stato. Il nostro, gran maestro di congiure di palazzo, può mettere sul piatto una quarantina di parlamentari per orientare momenti decisivi della vita pubblica (tra cui potrebbe benissimo rientrare l’elezione di Berlusconi) con l’unico scopo di accrescere il proprio potere e visibilità. Anche qui il problema non è tanto Renzi. Come diceva Petrolini “Io non ce l’ho con te, ma con quello che sta vicino a te e non ti butta di sotto”, il problema è che ci siano quaranta parlamentari disposti a supportare le deleterie evoluzioni istituzionali dell’ex premier con il coltello dietro la schiena.
Questo è degrado. Favorito da apposite leggi. I quaranta si comportano così perchè dal capobastone sono stati scelti, senza di lui sarebbero nulla, e la legge elettorale che con le liste bloccate sposta l’elezione dal cittadino al segretario di partito, porta a queste degenerazioni.
Italia Viva nei sondaggi è morta, i 40 si aggrappano al capo nella speranza che si inventi qualcosa che li salvi. Non c’è dignità.
Insomma, una tristezza. In cui il cittadino rischia di abbandonarsi alla sfiducia.