“La donazione Pablo Echaurren”
Di tutto un po’. Rovereto, Mart, fino al 23 giugno
Pablo Echaurren, romano, classe 1951, figlio del pittore surrealista cileno Sebastian Matta ma artisticamente erede di Gianfranco Baruchello, è una figura squisitamente borderline nel panorama artistico contemporaneo, di difficile catalogazione in quanto contemporaneamente performer, saggista, pittore, scultore, ceramista, illustratore, autore di fumetti, graphic designer e, non da ultimo, uno dei massimi collezionisti mondiali di editoria futurista.
Di Echaurren già ci occupammo in passato (vedi QT n. 16, 2003) a proposito della sua proficua collaborazione con la rivista d’avanguardia “Frigidaire”, che lo lanciò come uno dei più talentuosi creatori di fumetti d’autore - quella che oggi chiamiamo graphic novel -, perlopiù incentrati su protagonisti e tendenze delle avanguardie storiche (Majakovskj, 1986; Caffeina d’Europa. Vita di F.T. Marinetti, 1988; Vita di Pound, 1993; Vita disegnata di Dino Campana, 1994; Evola in dada, 1994; Futurismo contro, 1995; Dada con le zecche, 1997).
La mostra documenta la ricca donazione effettuata dall’artista al Mart nel 2016: un’ottantina di opere d’arte, oltre a libri d’artista, cataloghi, saggi e documenti d’archivio che attestano l’attività di Echaurren dagli esordi ad oggi.
Il punto di partenza, risalente alla fine degli anni Sessanta, è un nucleo di opere che rimandano ai microcosmi grafici di Baruchello, avvertibile anche nella successiva serie dei Quadratini. Quest’ultima, che presenta sequenze quadrettate di piccole immagini legate da un unico tema, entra nell’immaginario popolare di quegli anni grazie alle decine di copertine realizzate per alcune collane della Savelli, su tutte quella per il best seller Porci con le ali (1976).
Le metamorfosi artistiche di Echaurren negli anni Settanta toccano altre tipologie di opere presenti in mostra, come i collages affini alla Poesia visiva fiorentina, o le leggerissime tavole che presentano serie di impronte cromatiche realizzate sfregando piante e fiori sulla carta, e soprattutto le esplosioni ludico-politiche partorite nel fatidico ‘77, quando l’artista abbandona le gallerie per abbracciare il movimento degli Indiani metropolitani romani, del quale fu uno dei protagonisti. A questa fase risalgono rovesciamenti di senso di gusto neo-dada - si vedano opere come Risate rosse o Rrouge Selavy -, o i fumetti di Tex dai baloons modificati in chiave politica. Accanto alle opere, in un allestimento che mischia alto e basso, anche alcune edizioni sul e del ‘77, come i numeri unici “Oask?!” e “Il complotto di Zurigo”.
Il decennio successivo segna un iniziale ritorno alla pacatezza cromatica, apprezzabile in alcuni collage che montano vecchie carte di recupero dalle tonalità alquanto tenui in composizioni astratte. Ma ecco che nel volgere di pochi anni questi collages si caricano di altre e più forti cromie e significati: i nuovi collages affiancano infatti frammenti di edizioni originali futuriste a personaggi dei cartoons. L’alto e il basso, ancora, in una serie di opere confluite anche in un libro d’artista, significativamente intitolato Iconoclasta!, così come in un francobollo delle Poste italiane del 1996 dedicato a Marinetti, sempre opera di Echaurren. E poi, naturalmente, il fumetto, al quale si è già accennato, documentato in una delle bacheche da edizioni, tavole originali e manifesti, come quello della mostra Nuvole a go-go (1983), incentrata sull’opera di Pazienza, Altan e Echaurren, oltre che da vari numeri della rivista sperimentale “Frigidaire”, ove l’artista pubblica, tra le altre cose, un fumetto dedicato a Depero.
Questo spirito irriverente, graffiante, dalle cromie accese e i colori flat, totalmente privi di chiaroscuro, segna anche le numerose illustrazioni ad acquarello per riviste come “Carta”, “Re Nudo” e “Cartier”.
Dall’editoria la pratica dell’illustrazione sconfina in ogni oggetto, dagli orologi (in mostra un bozzetto per la Swatch) alle copertine di CD, fino alle spille o a curiosità come timbri e francobolli d’artista.
Dalla pagina al muro il passo è breve. Tra il 1994 e il 1995 Echaurren, assieme a Renato Curcio, realizza i Metroposter, manifesti di comunicazione orizzontale affissi abusivamente nella metropolitana romana e parallelamente allegati alla rivista “Frigidaire”.
Se in questo caso è l’arte che viene portata nelle strade, in altri è la strada che viene inserita nelle opere dell’artista, ora fisicamente - come nei collages di frammenti di manifesti stradali -, ora per via di sottili suggestioni, come nei dipinti che rimandano all’immaginario ruvido del graffitismo.