Sociologia del parcheggio
Sarebbe meglio legiferare su ciò che non è permesso invece che su tutto quello che è consentito
Tra due enormi faggi che si intrudono nell’asfalto, turbando la continuità geometrica di una fila di parcheggi a pagamento lungo la sponda ovest di via Brennero, esiste una piccola zona franca. Si tratta di uno scomodo pertugio non delimitato dalle fatidiche strisce blu. Scomodo perché stretto e reso accidentato dalle radici sporgenti di uno dei due faggi. Però se sei abile puoi infilarci la vettura e farcela stare quanto tempo ti pare senza versare l’obolo al comune. Trattandosi di una meta ambita costituisce oggetto di contesa tra i più tosti automobilisti della zona, tra cui ci sono anch’io. La lotta per aggiudicarsi il privilegio è serrata e comincia all’alba. Il primo che arriva (se dispone di adeguato talento guidatorio) si aggiudica l’agognato alloro.
Qualche giorno fa mi sono preso lo sfizio di soddisfare una mia curiosità a riguardo. Ho chiesto a un vigile se il parcheggio sportivo di cui sopra fosse passibile di contravvenzione. La sua cortese risposta è stata: dove la sosta non è espressamente consentita va multata. Una risposta che, al di là della questione contingente, mi ha fatto riflettere e che trovo culturalmente emblematica. In effetti, in Italia, puoi fare solo ciò che ti viene permesso. Anzi, questa concezione legalistica è estendibile probabilmente a tutti i paesi dell’Europa continentale. Paesi cioè che conservano nei cromosomi il retaggio delle monarchie assolutiste. Nello stato assoluto tu sei libero di fare solo quello che ti viene graziosamente concesso. Situazione opposta si è invece storicamente determinata oltre la Manica, dove lo stato non è l’entità superiore che concede la grazia al suddito ma solo lo strumento che vieta al libero cittadino quell’eccesso di libertà che configura un arbitrio, ossia un danno per la società.
Sembra un cavillo sofistico... eppure alla base dei due atteggiamenti culturali ci sono due visioni del rapporto stato-cittadino agli antipodi. Con la pratica conseguenza che al di qua della Manica si norma tutto ciò che è consentito, al di là solo quello che è vietato. Ne deriva che da noi si tende a legiferare su ogni minuscolo dettaglio, inclusa la cubatura delle vongole. Da loro invece prevale la sintesi. Il che, certo in minima parte, potrebbe comunque contribuire a spiegare perchè risultano ancora piuttosto velleitari i tentativi di riattaccare la Cornovaglia alla Normandia.