Una lezione di vita
Un riconoscimento a Renato Ballardini da Riva del Garda, sua città natale
Con voto unanime del Consiglio Comunale, per il tramite del Sindaco Adalberto Mosaner, Riva del Garda ha conferito una medaglia d’oro al merito a Renato Ballardini, partigiano da ragazzo, avvocato per tutta una vita, deputato e politico al servizio della comunità in molteplici funzioni nell’arco di ormai quasi novant’anni di vita, essendo nato a Riva il 21 ottobre 1927.
Franco De Battaglia, parlando di Renato Ballardini, ne ha messo in luce il ruolo di protagonista in un periodo di tempo fondamentale per l’Autonomia, “che ha affrontato da vero erede dei grandi valori del socialismo di Cesare Battisti, non ideologico perché calato nel territorio”.
Per noi di QT Ballardini è, con i suoi editoriali, un punto di riferimento non tanto per guardare indietro, ma avanti, perché Renato, proprio perché forte del suo passato, è stato sempre in grado di interpretare il presente e di proporre, in redazione e negli scritti, chiavi di lettura sempre significative, spesso originali. Come ha scritto in un suo recente editoriale sui profughi in Grecia: “La minaccia che incombe è che questa vicenda alimenti l’antieuropeismo. È molto diffusa l’ostilità verso la moneta comune con il ritorno al nazionalismo. È questa una reazione primitiva, addirittura istintiva. Non tiene conto di ciò che sta accadendo nel mondo. I protagonisti sono Stati che hanno una dimensione continentale. Tornare indietro sarebbe un disastro. Ma anche stare fermi è sbagliato. Occorre andare avanti, costruire la federazione degli Stati Uniti d’Europa con ordinamento democratico”.
Così, quando nella sala della Rocca di Riva venivano ricordate le tappe della sua ricca vita pubblica, non potevamo non riflettere come tutte quelle esperienze, vissute con partecipazione, impegno ed onestà, si siano tradotte in un bagaglio culturale, politico e storico ancor oggi offerto al pubblico dibattito.
Da adolescente - aveva 16 anni - entrò nel gruppo clandestino di giovani resistenti a Riva e sfuggì per caso alla strage nazi-fascista del 28 giugno 1944, alla vigilia della quale i genitori decisero di mandarlo a Fisto: da quel giorno si spostò in Rendena di malga in malga per sfuggire ai controlli e così per circa un anno, tornando a casa il 20 aprile 1945 quando il padre, incarcerato in vece sua, era già morto in prigionia. “Uno shock tremendo” ha confessato più volte Renato.
La vita riprendeva con gli studi in giurisprudenza, l’esercizio della professione forense, che tutt’ora esercita, e l’impegno politico (nel senso nobile del termine) ricoprendo vari incarichi: consigliere comunale dal 1951 al 1976 e dal 1995 al 1999; deputato socialista dal ‘58 al ‘79 (presidente della “Commissione Affari Costituzionali”, della “Lavoro” e vicepresidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali); componente della Commissione dei Diciannove, della Commissione dei Dodici e del Parlamento Europeo di cui fu anche vicepresidente; consigliere regionale nel 1983. Da presidente della Commissione Affari Costituzionali sostenne con successo la tesi per cui il divorzio andasse introdotto con legge ordinaria e non con legge costituzionale, permettendo così l’approvazione della legge Fortuna, rivendicando la laicità dello Stato come strumento di garanzia per tutti e nel rispetto delle convinzioni etiche di ciascuno.
Da parlamentare fu protagonista nel risolvere la questione altoatesina, allora nel pieno del terrorismo con bombe e vittime vere, ponendo il non facile tema, in tale frangente di contrapposizioni estreme, della legittimità delle posizioni di fondo della popolazione di lingua tedesca. All’interno della Commissione dei 19 fu determinante nell’approvazione del “Pacchetto”, un insieme di misure a tutela della popolazione germanofona della provincia di Bolzano. Lavoro e impegno unanimemente riconosciuto, dagli uni e dagli altri, tanto che nel settembre 2011 è stato insignito dell’Ordine di merito della Provincia Autonoma di Bolzano e, nell’ottobre 2012 dalla Provincia Autonoma di Trento con l’Aquila di San Venceslao.
Al termine di una cerimonia molto partecipata, Renato Ballardini, dopo aver ricordato i fatti di Bruxelles e la difficile situazione internazionale, ha affermato di non aver fatto nulla di particolare, “se non il suo dovere”.
Il che sarà anche vero, ma non sempre e non tutti “si limitano” a fare il proprio dovere, e in un mondo in cui sembra valga solo la pretesa di vedersi riconoscere diritti, diritti e ancora diritti, una testimonianza di vita come la sua e l’invito a tenere conto anche dei doveri è stato ancora una volta una lezione di vita e di comportamento difficile da dimenticare.
“Ma non vi sembra di avere esagerato?” sono state le sue parole a commento della cerimonia. No, non si è esagerato. E anche per noi, che su queste pagine scriviamo di tante schifezze e meschinità, è bello poter scrivere di un amico che è anche una bella, preziosa persona per chi lo conosce e un grande esempio per tutti.