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Politica e comitati nell’isola Sudtirolo

Le bizzarrie dei partiti e le concretezze dei cittadini

La crisi arriva in Sudtirolo attutita dal modello di occupazione prevalentemente pubblico e dalla trasformazione avvenuta di recente verso un’offerta turistica di élite. Hotel wellness e località sciistiche non hanno affatto sofferto nella stagione invernale, e la vita nei centri periferici scorre come sempre, con i prezzi alti e il problema degli investimenti di masse di denaro di albergatori e impiantisti.

Nei centri urbani stanno diventando visibili i molti negozi vuoti, mentre i capannoni industriali e gli uffici in vendita (o messi all’asta nelle gare giudiziarie) crescono a vista d’occhio. L’inflazione corre: l’anno scorso del 3,8 per cento. Così le famiglie in cui il lavoro di aziende artigianali e fabbriche comincia a ridursi o a mancare sentono ancora più acuto il morso di una condizione di riduzione del reddito non compresa dalla maggioranza.

Il governo provinciale, a differenza dei colleghi di Trento, per ora non ha messo in atto alcuna misura per affrontare la crescita di situazioni generalizzate di impoverimento.

La giusta reazione negativa che ha accolto la legge di cementificazione generalizzata del territorio del governo italiano, trova silenziosi ma attivi oppositori in coloro che da tempo, soprattutto nei centri maggiori - senza differenza fra destra e sinistra - sono impegnati a fare affari. La sinistra al (sub)potere spinge per costruire nuove case, nonostante le migliaia invendute sul mercato o lasciate vuote (perché situate dentro i ghetti della precedente speculazione ufficiale), da dare a basso prezzo a un non meglio identificato “ceto medio” individuato curiosamente solo fra i minori di 35 anni.

La SVP sta deflagrando. Fa una certa impressione in chi ha sempre sperato in un’evoluzione democratica e pluralista del sistema politico sudtirolese, assistere alla lotta senza esclusione di colpi bassi che sconvolge il partito etnico di maggioranza assoluta, in una lotta per il potere in cui non esiste l’ombra di un articolarsi di contenuti e obiettivi politici generali. Il principale aspirante alla segreteria del partito, persona concreta e capace come assessore di amministrare decorosamente le sue deleghe, nel corso della campagna per le primarie per l’elezione del nuovo Obmann, ha proposto a sorpresa nientemeno che l’autodeterminazione come obiettivo della politica sudtirolese. In questo è stato affiancato addirittura dai verdi, movimento giovanile, che evidentemente a corto di idee, perso il contatto (e l’interesse?) con l’ambientalismo e il movimento per i diritti civili, intende mettere un cappellino sull’autodeterminazione. Spazio già occupato, però. Gongolano i Freiheitlichen, vincitori morali di questo strano e confusissimo dibattito. Anche fra loro è tuttavia scoppiata la lotta intestina fra la fazione estremista (secessionista e razzista) e le posizioni moderate che hanno permesso la forte crescita del partito haideriano. La diatriba è dovuta alle posizioni di tranquilla sorpresa del leader Pius Leitner alle uscite “estremiste” dei partiti avversari che hanno superato il suo a destra.

In questo clima irreale, dovuto in parte alla permanente sensazione di estraneità dal resto del mondo del Sudtirolo, gli unici che sembrano tenere i piedi per terra e continuare a occuparsi delle cose concrete, sembrano essere i diversi comitati, sorti sull’onda del bisogno di tutelare dall’aggressione speculativa e politica pezzi di territorio, ma evoluti verso aggregazioni molto interessanti. Ne sono esempi il comitato “Il nostro Virgolo- unser Virgl”, e il gruppo sorto originariamente intorno alla questione dell’aeroporto di San Giacomo, ma allargatosi poi a tante altre questioni del territorio a sud di Bolzano.

Questi cittadini e cittadine organizzati fra loro riescono a sviluppare un lavoro di cultura politica inimmaginabile per il meschino panorama dei partiti, organizzando convegni e incontri, passeggiate e riunioni conviviali, approfondendo e diffondendo la conoscenza e la consapevolezza dei problemi, coinvolgendo sempre nuove persone e favorendo la creazione di tessuto sociale. Acquisiscono, scambiano e condividono con molti altri il sapere utile a entrare con autorevolezza nel dibattito sui beni pubblici o addirittura a proporne. Ed essendo la loro stessa esistenza basata su questioni e interessi reali e generali superano le barriere linguistiche e culturali. Se saranno in grado di contribuire alla “civilizzazione” della politica, si vedrà in seguito, ma certamente svolgono un’attività preziosa per lo sviluppo di una cittadinanza consapevole, che di un’evoluzione della politica è la base indispensabile.