Due sindaci coi fiocchi
Gli sono subito saltati addosso: “Esca dalla preistoria” - gli ha intimato il capogruppo del PATT in Consiglio provinciale Lorenzo Baratter. “Si deve vergognare, infanga le istituzioni. Le sue parole sono indegne del ruolo che ricopre” - l’ha accusato l’assessora alle pari opportunità Sara Ferrari. Michele Anesi, presidente dell’Unione Autonomista Ladina, lo invita a dimettersi. E poi, fra i tanti, si sono indignati la presidente del Consiglio regionale Chiara Avanzo, la segretaria dell’UPT Donatella Conzatti, il sindacalista della CGIL Franco Ianeselli, la presidente di Confartigianato Donna Impresa Flavia Angeli... Si è rifatta viva perfino l’ex consigliera, assessora e presidente Margherita Cogo, che pare mediti una querela.
Bersaglio di tanta indignazione (cercata e meritata, diciamo subito), è il sindaco di Cloz Natale Floretta. Il quale avrebbe voluto fare una giunta con 4 assessori, il che lo avrebbe però costretto (per via delle quote rosa) a nominare una seconda donna, cui affidare la delega a Foreste e malghe, che però - ad avviso del Floretta - “è una delega specifica, adatta agli uomini. Non posso mica mandarci una donna in montagna a prendere misure con i forestali!”.
Già così sarebbe bastato, ma il sindaco ha infierito, concludendo l’intervista al Trentino con una battutaccia: “C’è chi dice che siamo contro le donne. Ma io l’ho detto: a me piacciono le donne nel letto”. - ha detto ridendo.
Una doppia gaffe berlusconiana, tipica di un maschio in età avanzata che non si accorge dei mutamenti intervenuti nella società. Da bacchettare, certamente. Ci saremmo però aspettati analoga ed anzi ancor più indignazione - se non disgusto - dopo le affermazioni, meno colorite ma più cattive, del sindaco di Avio Federico Secchi, unico fra i 111 primi cittadini del Trentino a non aver dato la propria disponibilità ad accogliere profughi: 8 (otto!) nel caso di Avio. “Se avessimo dato la nostra disponibilità all’accoglienza - ha spiegato - il nostro atto sarebbe stato mal interpretato dai cittadini, e soprattutto dai lavoratori in difficoltà... Avremmo ospitato per due anni i richiedenti asilo, per poi magari scoprire che neanche ne avevano diritto. Non è un esempio di buona politica destinare fondi dello Stato ai profughi: la maggior parte non fuggono dalla guerra, ma sono semplicemente in cerca di fortuna da noi”. Così meritandosi un tweet di plauso di Giorgia Meloni, “per il coraggio di dire no a bizzarra idea accoglienza e integrazione di Renzi, Alfano e Ugo Rossi”.
Ma a sentire che solo un sindaco aveva fatto il gran rifiuto (secondo quanto dichiarato dal neo assessore alla salute e alle politiche sociali Luca Zeni), i nostri leghisti hanno drizzato le orecchie: questo vuol forse dire che il sindaco del centro-destra di Borgo Valsugana, Fabio Dalledonne, se li prende? Eppure “dalle sue dichiarazioni alla stampa locale, pare che sia contrario all’arrivo dei profughi sul territorio del comune”. Come stanno le cose?
Il sospetto eretico subito si giustifica spiegando che il suo rifiuto riguarda l’assegnazione ai profughi di strutture comunali, di cui non c’è disponibilità e che comunque sarebbero anzitutto riservate a cittadini di Borgo in difficoltà. Qualora poi delle associazioni o dei privati volessero accogliere queste persone, niente da dire.
E conclude piccato: “Trovo del tutto inopportuna e come spesso accade improvvisata, questa presa di posizione della Lega. Non si comprende come dei potenziali alleati, visto che loro stessi evocano l’area di centro-destra a cui io appartengo orgogliosamente, si occupino di attaccarmi anzichè di sostenermi!”.
Non sappiamo come i leghisti nostrani abbiano preso queste spiegazioni, ma riteniamo che la distinzione fra accoglienza pubblica e accoglienza privata gli suoni come una sofisticheria. L’importante è che non arrivino intrusi, soprattutto se di un altro colore, anche se i numeri non sembrano tali da spaventare: al momento a Borgo vi sono 7 giovani profughi, ospitati presso due appartamenti di privati, e si prevede l’arrivo di altri 6.
Da anni sentiamo leghisti e destri vari invitare i cosiddetti “buonisti” ad accogliere a casa loro profughi e immigrati. Ma appena Papa Francesco lo ha fatto, invitando ogni parrocchia ad ospitare una famiglia, subito il prode Salvini ha manifestato la sua insoddisfazione rilanciando: “Chissà se l’appello ad accogliere gli immigrati nelle parrocchie varrà anche per smuovere le coscienze dei benpensanti buonisti per le migliaia di italiani in difficoltà che dormono in auto”.