Contro il consumo del territorio / 2
La rumorosa guerra fra gli intimoriti abitanti della Rendena e gli assatanati animalisti circa il destino dell’orsa Daniza e dei suoi due figlioletti ha messo in ombra non solo i veri problemi della valle nonché di tutto il Trentino, ma anche quanto proprio nella Rendena si sta facendo per affrontarli.
Ho partecipato qualche tempo fa alla bella manifestazione in difesa dell’area di Serodoli e dei suoi laghi, organizzata dagli ambientalisti e dagli alpinisti della valle e ne ho ammirato l’impegno e l’entusiasmo. Ho anche assistito al convegno di Caderzone sul tema “Progettare il futuro del turismo nelle aree alpine”. La manifestazione, frutto del lavoro e della notevole capacità organizzativa del Gruppo Donne Rendena, mi ha colpito per la qualità dei relatori e l’interesse del dibattito. Sono stati due eventi che fanno onore alla valle.
Vorrei esporre alcune mie considerazioni sul tema, prendendo spunto dall’attuale crisi, che è economica ma anche di valori. Questa crisi dovrebbe essere occasione per un ripensamento delle scelte e degli indirizzi economici fino ad oggi seguiti.
In tutto il Trentino è generale il crollo dell’edilizia, ben evidenziato anche in Rendena dai moltissimi cartelli con la scritta “Vendesi”.
Non penso che questo crollo vada attribuito al caso o alla cattiva fortuna. Per anni il settore è stato promosso e incoraggiato quale fondamentale fattore di un imprecisato “sviluppo”, col risultato che la nostra provincia vanta la maggiore densità di seconde case di tutte le Alpi. Leggo ancora dei preoccupanti notevolissimi deficit delle nostre società funiviarie, in testa la funivia di Pinzolo. Anche queste sono state gonfiate e promosse dalla Provincia, che ci ha investito centinaia di milioni di euro ad occhi chiusi e a fondo perduto. Ricorderò qui la lunga, dura e inutile battaglia del mondo ambientalista per fermare il collegamento Pinzolo-Campiglio, fantasiosamente gabellato da Lorenzo Dellai come pilastro di mobilità alternativa.
Il danno arrecato al Trentino da questi episodi non è solo finanziario, di soldi pubblici buttati e sprecati. Il costo più grave pagato da noi tutti sta a mio parere nel cattivo uso e nel sistematico spreco di territorio, bene limitato e non riproducibile, nonché nella distruzione irresponsabile di bellezze naturali straordinarie e preziose.
È certamente un processo protrattosi per decenni, anche se qualche nostro uomo politico, noto e molto lodato, ne porta una maggiore responsabilità. Appare però oggi inutile rivangare responsabilità personali. Sarà più utile offrire qualche esempio concreto - fra i molti possibili - se non altro per valutarne il prezzo pagato.
Citerò in primis il monte Bondone, trasformato in tanta sua parte in una estesa, squallida periferia urbana. Citerò la valle di Fassa, già regina delle Dolomiti e trasformata in un deposito di condomìni e casette. Non ho certo dimenticato la vicenda Fassalurina. Il passo del Tonale, che già ospitava una straordinaria e rara torbiera, può vantare primati di bruttezza pressoché irraggiungibili. Molte delle nostre più belle cime, quali la Paganella e il Penegal, sono oggi assurdi depositi di antenne e ripetitori. La vicenda di Madonna di Campiglio, assai trasformata in questi anni, parla chiaro a chi vuole vedere. Davvero non sarebbe stato possibile fare meglio? Davvero è il caso di proseguire per questa strada?
Il caso di Serodoli e di altri avveniristici progetti sciistico-funiviari che tuttora vengono presentati (tanto paga la Provincia...) va collocato su questo sfondo. Il nostro territorio è praticamente esaurito e le nostre bellezze naturali intaccate: cerchiamo almeno di cambiare strada.