La crisi nella crisi
La caduta degli dei.
Vergin di servo encomio e di codardo oltraggio... Mi vengono in mente i versi di Manzoni in morte di Napoleone (Ode “5 maggio”). Nonostante chi scrive abbia guardato per alcuni decenni con severità alla politica di Durnwalder, e ne abbia scritto in modo critico, fuori dal coro delle lodi, mi fa un po’ ribrezzo l’attacco che oggi gli porta la gran massa omertosa di coloro che a vari livelli ne hanno sostenuto e condiviso il potere. Il quotidiano principale di lingua tedesca pubblica ogni giorno un articolo, parlando addirittura di “sistema Sudtirolo” (e tirandosene fuori!).
I risultati delle indagini sulla SEL hanno fatto emergere le prove che non solo la gara per la concessione della centrale idroelettrica di Sant’Antonio, ma anche altre undici, indette per impianti di grande derivazione (delibera del 30-12-2009) si svolsero irregolarmente. I progetti della Sel furono infatti modificati successivamente alla data della delibera con cui vennero assegnati. L’ex assessore Laimer non ha più ottenuto il patteggiamento, ma dovrà rispondere ad accuse di tentata concussione, abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio, turbativa d’asta e falso ideologico. In alcune imputazioni è accusato in concorso anche l’allora direttore di Sel, Maximilian Rainer. Non solo. Ma nel 2011 Laimer, pochi giorni dopo la perquisizione dei carabinieri nel suo ufficio, vendette le sue partecipazioni in una società fiduciaria. Se fosse vero, ha detto il segretario del partito, Richard Theiner, sarebbe una catastrofe. Nella riunione della direzione del partito, il presidente del consorzio dei Comuni, Arno Kompatscher, (possibile successore di Durnwalder) ha annunciato che il prossimo lunedì, quando nella stessa sede si riparlerà della faccenda, proporrà che la Sel venga commissariata e che non possa più partecipare alle gare. Nel frattempo le società concorrenti alle gare assegnate in modo truffaldino, chiederanno che sia rifatta la gara e che siano rifusi i danni? E chi pagherà? I funzionari e i politici coinvolti di tasca loro, o sempre i cittadini che assistono - loro sì - sconvolti, al crollo della convinzione che il Sudtirolo sia stato amministrato in modo corretto?
Il settore energetico infatti è un elemento essenziale del progetto politico di Durnwalder, che fonda l’autonomia, oltre che sulle norme costituzionali, anche sulla gestione di questa risorsa naturale. Ora l’attacco del presidente del consiglio Monti, con la dichiarazione che il Sudtirolo è una questione interna italiana (sembra di sentire i politici italiani dei primi anni sessanta) avviene in un momento in cui la gestione provinciale non è certo esemplare.
L’autonomia e la convivenza rischiano di essere trascinate nella crisi. A Merano qualche giorno fa, il sindacato CISL ha organizzato un convegno per discutere degli effetti negativi di cui appaiono già i sintomi, della crisi economica sulla convivenza interetnica.
Mentre tutti si chiedevano quanto ne sapesse Durnwalder delle irregolarità commesse dal suo assessore, è arrivata l’indagine della Corte dei Conti, e ora anche della Procura, sui fondi di rappresentanza riservati del presidente. Fino a prova contraria, pochi credono che Durnwalder abbia intascato quei soldi. Ma basta anche che il fondo sia stato usato al posto del suo bancomat privato, per mettere in luce una concezione privatistica delle istituzioni e della cosa pubblica, tipica dei partiti che occupano il potere da troppi anni, senza alternative.
Ora quei cinquecento che un anno fa si erano messi in ghingheri per omaggiare il capo, in occasione della lussuosa festa del suo 70esimo compleanno a Castel Tirolo, fingono indignazione. Destra e sinistra, italiano e tedesco. Nessuno ha chiesto chi pagava, e se il castello era preso in affitto o solo “preso”. D’altronde c’era il precedente della cantina nella roccia del Laimburg, arredata e attrezzata con denaro pubblico, e usata anch’essa per feste del tutto private.
Il passaggio fra Magnago e Durnwalder avvenne tranquillamente e nei primi tempi portò la speranza di cambiamenti positivi. E ora che cosa accadrà?
Queste due vicende hanno dato segnali molto brutti in ambiti decisivi. L’immagine del Sudtirolo, apparsa così idilliaca perfino nello “spot” di poche settimane fa di Report di Milena Gabanelli, altrimenti così attenta agli aspetti critici, ne esce male.
Prendiamo la SEL: l’obiettivo dichiarato di chi ha privilegiato la società pubblica era la costruzione di un ente per l’energia in mano pubblica, come strumento per l’indipendenza o “Vollautonomie”. Da dieci anni, i partiti si dividono al loro interno sulla questione Sel. Nella Svp fu scontro durissimo fra comuni e provincia. Ma perfino i verdi sostennero la (s)vendita di AE, l’azienda dei comuni di Bolzano e Merano da 120 anni, ai privati, piuttosto che alla Sel. Il tentativo, che aveva provocato una forte frattura nel partito (in pochi eravamo fieramente contrari), andò per fortuna a monte. AE è ancora “nostra”. Oggi siamo al punto di partenza: le risorse vanno centralizzate e gestite per scopi altri, o devono essere lasciate ai comuni, messi in rete, e usate per il bene dei cittadini?
Chissà se la caduta degli dèi cui stiamo assistendo in Sudtirolo aprirà la porta a cambiamenti di democrazia concreta, anche in questo campo. O se accadrà come nel resto d’Italia, che dopo Tangentopoli è arrivato Berlusconi, il re travicello, e dopo Berlusconi, Monti e i suoi banchieri, con il serpente dell’ingiustizia sociale e della finanza messo a fondamento della costituzione reale.
Ricongiungere la politica all’etica è un obiettivo urgente, e non deve essere usato per gettare fumo sulle scelte di bilancio. I mass-media locali, pochi dei quali liberi da legami inconfessati, non hanno il diritto di gridare allo scandalo, quando ignorano platealmente che la popolazione del Sudtirolo non ritiene giusto che si taglino i reparti, i letti e la pulizia in ospedale, che si aspetti tante ore al Pronto Soccorso, che di notte un’infermiera sola segua 36 pazienti gravi, che ad anziani e malati cronici vengano negate le indispensabili terapie riabilitanti, e che si taglino le ore di scuola, mentre non si riduce l’impegno finanziario destinato all’aeroporto, al tunnel del Brennero e al megainceneritore da 130.000 tonnellate.