CreateNet: 10 domande in attesa di risposta
Il prof Chlamtac, presidente dell’istituto di ricerca, per ora non vuole interviste. Ecco quello che vorremmo sapere da lui.
Riportiamo di seguito le domande che abbiamo rivolto al Prof. Chlamtac, domande alle quali purtroppo il Presidente di CreateNet non ha per ora voluto rispondere.
Il prof. Chlamtac, infatti, ha espresso il suo “totale disaccordo” rispetto all’articolo su CreateNet apparso sul numero di QT dello scorso novembre ed ha quindi deciso, per il momento, di non rilasciare alcuna intervista a posteriori, definendola “inutile”.
Purtroppo il tempo intercorso tra la richiesta di intervista e la concessione della stessa non ha permesso di effettuarla in tempo utile per la “chiusura” del numero di novembre, anche a causa delle condizioni poste dal prof. Chlamtac. La Presidenza di CreateNet poneva infatti due vincoli. Anzitutto che venisse pubblicata integralmente la lettera inviata dal Dott. Zorer (ex vice-presidente di CreateNet) in risposta all’articolo “CreateNet: innovazione o fumo negli occhi?” apparso su QT di dicembre 2007, a firma Mattia Maistri; in secondo luogo, che l’intervista fosse condotta “unicamente per iscritto al fine di evitare anche possibili fraintendimenti linguistici”.
La lettera del dott. Zorer è già stata pubblicata, per intero, sul numero di QT di gennaio 2008; le domande potete leggerle di seguito. Confidiamo dunque nel fatto che il Prof. Chlamtac ci ripensi e decida in futuro di rispondere.
- Presidente Chlamtac, lei è in Trentino da circa dieci anni. Sebbene l’Università di Trento abbia una forte spinta all’internazionalizzazione, non si può dire che sia ancora diventata un palcoscenico internazionale di prima importanza. Cosa l’ha spinta a lasciare gli Stati Uniti e trasferirsi qui?
- Il mondo della ricerca, specialmente in un momento di crisi economica come l’attuale, ha bisogno di attuare meccanismi efficaci di fund raising, sia pubblico che privato. In questo senso, come opera CreateNet?
- Qual è il ruolo di CreateNet nell’ambiente della ricerca trentina e come si pone nei confronti dell’Ateneo e della Fondazione Bruno Kessler?
- L’opinione comune è che CreateNet faccia ottima ricerca grazie al contributo di bravi ricercatori. Tuttavia, molti lamentano il fatto che il management si sia via via disinteressato alla ricerca per occuparsi di altro (come l’EAI). Sono inoltre piovute critiche dirette al suo modello di micro-management. Come risponde a queste critiche?
- Qual è stata la sua esperienza di management prima che si trasferisse a Trento? Qual è il suo modello?
- Peraltro, lei e Monika Mann siete soliti portare i vostri cani in ufficio. Nessun altro dipendente può farlo. Non crede che, oltre che una violazione dei regolamenti, questo atteggiamento rappresenti un discutibile esercizio del potere?
- Lei ha avuto un’esperienza con il discusso Institute for Computer Science, Social Informatics and Telecommunications Engineering (ICST). Esperienza non troppo positiva: l’ICST è stato infatti ampiamente criticato da più parti e quindi liquidato in fretta e furia. Tra le critiche principali, scarsa trasparenza (specialmente finanziaria), inefficienza, avidità (intesa come eccessiva attenzione al profitto) e interferenza. Lei cosa ne pensa?
- La European Alliance for Innovation è nata proprio dall’esperienza dell’ICST. Impiega essenzialmente personale di CreateNet, il quale viene pagato (anche) con il finanziamento della Provincia di Trento. CreateNet non ha però un ritorno economico dall’EAI (che peraltro ha sede in Belgio). Non le sembra che questo meccanismo sia quantomeno discutibile?
- CreateNet, ICST ed EAI. Oltre al suo, l’altro nome ricorrente è quello di Wim Bartholomeus, un avvocato belga. Cosa ha a che fare costui con la ricerca? Qual è il suo ruolo?
- Presidente, altra critica che le è rivolta riguarda la sua “politica dei numeri”. Molti dicono, infatti, che i contatti dell’EAI da lei vantati (7.000.000, secondo una sua recente dichiarazione) sono fittizi, ovvero sono contatti di contatti di contatti. Gli stessi membri dei board dell’EAI in certi casi non sanno di farne parte. Possiamo comprendere che questo sia un modo per fare bella figura (e non solo), ma non crede di avere un po’ esagerato?