CreateNet, la grande disillusione
Tanti soldi (della Provincia), molti cervelli, ottima ricerca. Eppure il risultato è il discredito internazionale del Trentino. Come è possibile?
“Le risorse umane che ho conosciuto in CreatNet sono eccellenti. Raramente ho trovato una qualità tanto alta e tanto diffusa in un ambiente di lavoro - ci scrive un ricercatore - Però, complessivamente, CreateNet è una Ferrari in mano ad un adolescente senza patente”.
Questo è solo uno dei tanti giudizi che abbiamo raccolto su CreateNet, tutti positivi sul personale e spietati sulla struttura. E nel nostro sito, il blog aperto a commento di una nostra inchiesta del 2007 “Create-Net: innovazione o fumo negli occhi?” ha registrato oltre cento interventi, in massima parte di persone illuse e disilluse da un’esperienza di lavoro spesso traumatica.
Ma cosa è CreateNet?
Sebbene sia attiva da ormai un decennio ed abbia ricevuto numerosi e importanti riconoscimenti, è una di quelle strutture delle quali il Trentino, che la ospita e nella quale pur generosamente investe, sa paradossalmente poco.
Prima di tutto, quindi, è bene spiegare di cosa stiamo parlando. CreateNet è un’associazione di ricerca sulle telecomunicazioni che ha costruito negli anni la sua esperienza soprattutto attraverso progetti europei. Nata per iniziativa del suo attuale presidente, Imrich Chlamtac, e principale consulente - almeno all’inizio - di Trentino Network per la banda larga, l’associazione ha poi saputo aprirsi ad aree tematiche non strettamente incentrate sulle telecomunicazioni.
Soci di CreateNet sono, tra gli altri, l’Università di Trento e la Fondazione Bruno Kessler (FBK).
Ora come ora, la struttura di CreateNet è formata da cinque divisioni organizzative. Tre di esse fanno riferimento alle aree di ricerca: eNTIRE, sulla gestione delle risorse di rete; iNSPIRE, sulla progettazione e gestione di reti wireless; e infine UBiNT, sulle interfacce per l’interazione intelligente con l’utente.
Va detto che le aree di ricerca citate sono potenzialmente in sovrapposizione con altre esistenti (dell’Università, ma anche di FBK), ma con il tempo hanno saputo specializzarsi su specifici argomenti, differenziando quindi la loro azione. Questo è d’altronde un aspetto non trascurabile del “fare sistema”, a cavallo tra competizione e collaborazione. In questo senso, la politica locale è stata probabilmente capace di applicare una buona “ingegneria di distretto” nella quale gli aspetti legati al marketing (vedi creazione di TrentoRISE) non sono certamente stati trascurati.
Ricerca pura a parte, le altre due divisioni organizzative di CreateNet sono ENGINE e INNOVATION. ENGINE ha il compito di tradurre la ricerca in tecnologie e soluzioni per il territorio; INNOVATION, invece, ha l’obiettivo di promuovere la diffusione della ricerca nel mercato (anche industriale).
È INNOVATION l’ambito organizzativo all’interno del quale ha trovato spazio, sempre più ampio, un nuovo soggetto: l’European Alliance for Innovation (EAI). Quest’ultima è definita, sul sito di CreateNet, come un “ecosistema collaborativo aperto dove gli individui e le organizzazioni partecipano per guidare l’innovazione in settori di mercato e aree tecnologiche in cui l’Europa ha le maggiori possibilità di essere competitiva”.
Cosa è l’EAI e perché si parla male di lui
Il ruolo dell’EAI merita un approfondimento.
A partire dal suo presidente, che è lo stesso Imrich Chlamtac: personalità discussa e quantomeno controversa (vedi box).
Ma cos’è l’European Alliance for Innovation? Si tratta di una struttura, con sede in Belgio, che ha l’aspetto di un consorzio e si pone l’obiettivo - come anticipato - di applicare l’innovazione (tecnologica e di business) a beneficio della società.
L’EAI organizza incontri, conferenze, forum, summit (la terminologia è intercambiabile) tra vari attori della ricerca e del business sulla scena internazionale. Tale attività era svolta, fino al 2010, dall’ Institute for Computer Sciences, Social Informatics and Telecommunications Engineering (ICST), anch’essa creatura di Chlamtac, con sede operativa a Budapest e legale in Belgio. Nel 2010 però Chlamtac comunica ai dipendenti CreateNet l’intenzione di chiudere Budapest e trasferire l’attività di ICST a Trento; lascia tutti per strada in Ungheria e sposta le attività in Trentino.
Nasce così nel 2010 EAI, formalmente come start-up; da subito il nuovo soggetto stringe un accordo con CreateNet, secondo il quale CreateNet si presta a fornirgli personale (ecco, dunque, il ruolo dell’ambito organizzativo INNOVATION prima citato). Gratis? Sostanzialmente sì, sebbene il management di CreateNet abbia descritto il ritorno dell’operazione in termini di visibilità e maggiore facilità nella raccolta di progetti europei. A tutti i dipendenti di CreateNet è però chiaro che, a livello internazionale, essere associati all’EAI può provocare più svantaggi che vantaggi.
Nel dicembre 2011 tuttavia Chlamtac, chiamato dai dipendenti a rendere conto del rapporto tra EAI e CreateNet per via di un’inattesa carenza di fondi (INNOVATION stava spendendo parecchio), ha colto l’occasione per dire che EAI non si toccava e per invitare minacciosamente i dipendenti a lavorare di più data la crisi in atto.
Ma come si intrecciano i rapporti tra questi soggetti? EAI è un membro scientifico di CreateNet, come del resto ICST, legato a sua volta all’EAI a doppio filo. La sede belga di EAI coincide infatti con la sede di ICST, che a sua volta coincide con lo studio dell’avvocato belga Wim Bartholomeus, presidente di ICST e vicepresidente di EAI. Cosa c’entra un avvocato belga? viene da chiedersi. Apparentemente, la domanda non ha risposta immediata.
La reputazione scientifica dell’ICST è stata messa in discussione da più fonti e addirittura da un documento del 2008 di Bhaskaran Raman, professore associato all’Indian Insitute of Technology di Bombay, nel quale l’ICST veniva accusato di scarsa trasparenza, inefficienza, avidità e interferenza. Forse è stata questa pessima reputazione (il ricercatore indiano è solo uno dei tanti a lanciare roventi accuse) a portare ICST alla crisi prima e al suo abbandono poi, in favore proprio di EAI; ed il nome di ICST è stato fatto progressivamente sparire da siti e materiali, anche se resiste qua e là, “endorsed by EAI” (ad esempio, sugli atti di congressi e conferenze, non più modificabili).
EAI è finanziato con il budget (in buona parte pubblico) di CreateNet. A questo proposito non sorprende che, per giustificare la voce di bilancio, il management punti forte su un coinvolgimento, per quanto fittizio, dell’EAI nei progetti di CreateNet; ai ricercatori, ad esempio, è vivamente suggerito dalla presidenza di passare per EAI nella presentazione delle loro pubblicazioni. Ma non solo. Il personale impiegato per organizzare le conferenze, i summit, i forum di EAI è personale assunto e pagato da CreateNet. Questo stesso personale, sia esso direttamente coinvolto nell’organizzazione o meno, è caldamente invitato a partecipare ad ogni singolo evento proposto da EAI. A spese di CreateNet, che si sobbarca i costi di iscrizione. Questo rappresenta una prima discutibile singolarità: che il lavoro venga pagato “doppiamente”, infatti, è quantomeno poco fine. Ci potrebbe comunque stare, ma qui entra in ballo la seconda singolarità: il pagamento dell’iscrizione viene effettuato su conti correnti detenuti all’estero; in particolare, per quanto riguarda le ultime iniziative, in Belgio (ecco che il possibile ruolo di Wim Bartholomeus assume un senso sinistro). Naturalmente anche le iscrizioni di persone “terze” (che non appartengono cioè né ad EAI né a CreatNet), ovvero i veri destinatari delle conferenze, sono onerose; anche in questo caso, gli introiti vanno in Belgio.
Ricapitolando, dunque: CreateNet investe denaro e lavoro nell’organizzazione degli eventi di EAI; fa partecipare i suoi dipendenti agli eventi stessi, pagando l’iscrizione; tutte le entrate finiscono però all’estero, senza apparente ritorno per CreateNet. Chamtlac sembra aver messo in piedi un meccanismo perfetto: i costi di EAI li sostiene la PAT, gli introiti vanno - pare - ad altri soggetti della sua rete. Tutto legale, forse. Ma certamente discutibile.
La moltiplicazione dei membri
Il meccanismo è peraltro piuttosto autoreferenziale ed ha, ora come ora, un effetto puramente pubblicitario sul territorio e le sue istituzioni. Esempio eclatante di questo si è verificato a Riva del Garda a inizio ottobre: all’appuntamento denominato Internet as Innovation Eco-System Summit, organizzato formalmente da EAI in realtà da CreateNet, presenziavano un paio di scolaresche, parecchi dipendenti di CreateNet e appena una ventina di iscritti “veri”.
Il sistema-Chlamtac, del resto, si basa molto sui numeri. Spesso irreali. Proprio a Riva del Garda, il presidente ha parlato di un numero di membri dell’EAI pari a sette milioni. Una cifra esorbitante e ai limiti dell’incredibile, costruita - secondo alcuni - in modo “virale”: se la struttura X è in qualche modo in contatto con EAI (perché ha partecipato, ad esempio, ad un evento da essa organizzato), e la struttura X ha 500.000 dipendenti nel mondo e 1.000.000 di visitatori sul proprio sito, EAI ha 1.500.000 contatti, o addirittura “membri”.
Noi non possiamo giurare che questo sia il sistema applicato; sta di fatto, però, che il management di CreateNet non ha mai spiegato come siano calcolati i numeri iperbolici che vanta.
Il fatto è che, quando si interfaccia con la PAT, Chlamtac non vende l’EAI come una struttura che organizza conferenze, ma piuttosto come un network di prestigio che coinvolge, oltre al numero spropositato di persone di cui sopra, una lista impressionante di personalità: da Franco Bernabè a Umberto Eco, da Bernard-Henry Lévi a Javier Solana, da Thor-bjørn Jagland a Nicholas Negroponte. Tutti inseriti, con foto, sul sito web dell’EAI, come membri dell’Advisory Board, dello Strategic Forum o dell’Innovation Academy. Alcuni di essi, contattati, non ci hanno risposto: ma chi l’ha fatto (Maria Klawe, board director di Microsoft, ed Henry Rosovsky, già acting president di Harvard) è caduto dalle nuvole, dicendo di non sapere nulla dell’EAI (“I do not recall joining the advisory board of this organization” è un messaggio abbastanza chiaro).
Per il sistema-Chlamtac non è necessario del resto aderire: basta un contatto fugace ed il virus-EAI, fatalmente, colpisce. Nella rete è caduto addirittura - udite udite! - Papa Ratzinger. A novembre 2011 il pontefice aveva espresso, tramite una lettera inviata dal cardinal Bertone, il suo supporto ad una iniziativa (una conferenza on-line per la pace) del Peres Centre for Peace. Il caso vuole, però, che il Peres Centre faccia parte della rete dell’EAI: la missiva è stata prontamente inoltrata ai dipendenti di CreateNet come il segno tangibile di un importante riconoscimento.
In base a questo modo di vedere e amministrare, non è un caso neppure che all’interno del comparto INNOVATION di CreateNet il turn over delle risorse umane sia frenetico. Professionisti con ottimo curriculum vengono attirati da proposte di lavoro accattivanti per poi venire scaricati, quando non decidono autonomamente di lasciare un ambiente inquinato, nel giro di pochi mesi.
D’altronde le proposte di lavoro più allettanti sono lasciate sempre attive (o almeno così è stato fino a poco tempo fa) come “posizioni civetta” capaci di attirare una vasta fascia di candidati altamente qualificati. Capita perciò che alcune posizioni proposte siano di fatto già coperte e che quindi, in fase di definizione del contratto, le mansioni cambino; e capita altresì che queste continuino a cambiare anche dopo l’assunzione, forse (dice qualcuno) per impedire che si creino risorse “chiave” che risulterebbero poi “di difficile gestione”.
A chi giova questo sistema? Apparentemente a nessuno, se non ad un management che ha tutto l’interesse a non far costruire una memoria storica e a mascherare nell’oblio situazioni al limite del mobbing. Certamente non all’immagine internazionale del “sistema Trentino”.
Qualcuno salvi la ricerca
Oltre ad EAI, su cui abbiamo avanzato tutta la serie di precedenti pesanti riserve, il centro CreateNet si basa sulla ricerca. Che dovrebbe esserne la vera essenza, sebbene il presidente Chlamtac abbia cominciato a trascurarla, almeno da due anni. Da diverso tempo, per esempio, manca un vero direttore della ricerca, dopo che Gian Mario Maggio è passato a TrentoRISE (così come Alessandro Zorer, ex vicepresidente, è migrato verso Trentino Network). Attuale responsabile della ricerca è Luigi Telesca, che però non è uomo di ricerca ed ha accumulato una quantità di deleghe ormai ingestibile.
Paradossalmente, tutto questo si è ripercosso positivamente sulla ricerca. Come mai? Semplice: da quando è nata EAI e Chlamtac si è concentrato su di essa, l’attività dei ricercatori è diventata più facile: liberati dall’ingombrante quando non devastante presenza di Chlamtac (vedi il riquadro a lui dedicato), i gruppi di ricerca, già capaci di essere autonomi e di attirare finanziamenti per progetti, hanno potuto lavorare con maggiore serenità ed efficacia. Certo, nessuno dei ricercatori può essere contento di dovere collaborare con EAI e di essere di conseguenza associato a una struttura (EAI, appunto) che è diffusamente riconosciuta come di bassa qualità. E si fa sentire la mancanza di un vero direttore della ricerca, che coordini le varie aree e dia una direzione. Come si fa sentire l’assenza di una strategia di comunicazione: con il Presidente tutto concentrato su EAI, la ricerca di CreateNet viene totalmente negletta, e a livello locale non ha nessuna visibilità e minima partecipazione alle varie iniziative. Un vero peccato, dal momento che la ricerca pura che si fa a CreateNet è eccellente. Oltre ai tanti difetti, infatti, Chlamtac ha se non altro un merito: aver messo in piedi un sistema di reclutamento molto efficace, in grado di attirare cervelli di livello da tutto il mondo.
L’interrogativo allora diventa: perché l’ottima ricerca di CreteNet viene relegata ad un ruolo quasi marginale e sacrificato? Può durare a lungo una situazione del genere?
C’è qualcuno che controlla?
Grossi dubbi sorgono poi sui meccanismi di controllo attivi. Trattandosi di un’associazione di ricerca di tipo privato, CreateNet riesce in qualche modo a sfuggire al controllo del pubblico e a meccanismi come concorsi per le assunzioni e gare d’appalto, sebbene riceva cospicui finanziamenti dalla Provincia di Trento. Chi assicura, dunque, la trasparenza? E chi si fa garante di una buona gestione di CreateNet?
Basti pensare che la documentazione che potrebbe mettere un po’ di chiarezza su finanze del centro, accordi, strutturazione interna e addirittura risultati (scientifici) conseguiti è contenuta, e solo in parte, in una sezione del sito web di CreateNet che è raggiungibile dai soli dipendenti. Lo stesso budget non è reso pubblico. Chi lavora nell’amministrazione di CreateNet è tenuto a firmare patti di riservatezza e pertanto sull’integrità dei conti ci si deve limitare alle illazioni.
La stessa EAI rappresenterebbe, sulla carta, un’ottima opportunità di crescita territoriale e di rappresentanza verso Bruxelles per la Provincia di Trento. Ed invece è appunto “una Ferrari in mano ad un adolescente senza patente”. La PAT ha messo tutto in mano alla persona sbagliata, senza stabilire una road map per le attività e senza verificarne (realmente) l’operato. E così si è lasciata passare sotto gli occhi, distrattamente, decine di eccellenti professionisti da tutto il mondo, con un bagaglio di esperienze, contatti, risorse che per questo territorio avrebbero davvero rappresentato un’occasione unica. E ora in questi eccellenti professionisti, che in larga parte hanno lasciato l’Italia, è rimasta, e spesso viene diffusa, una pessima opinione di come in Trentino si lavori e si gestiscano il business e la ricerca.
Un futuro incerto
Quale futuro attende CreateNet? Le voci ricorrenti parlano di un’uscita dell’EAI e di un assorbimento del centro all’interno di FBK, così come è accaduto con gli altri centri di Information Tecnology che avevano un accordo di programma con la PAT. Recentemente, a seguito di una richiesta formale dei dipendenti (tramite i propri rappresentanti sindacali) di chiarire le prospettive del centro, il management ha dapprima preso tempo e poi, messo alle strette, ha ammesso che si sta lavorando in questa direzione. Si attendono ora indicazioni più precise da un’assemblea dei soci che avrà luogo a fine novembre 2012 ma, visti i precedenti, sorgono dubbi sulla chiarezza con la quale il management le comunicherà.
Lo statuto di CreateNet come associazione di ricerca, d’altra parte, decade alla fine del 2012. Ed è logico aspettarsi che verrà rinnovato. L’accordo di programma di finanziamento con la PAT scade invece l’anno prossimo. Quando tra qualche mese, in prossimità delle elezioni, l’attuale giunta provinciale (Dellai in testa) uscirà di scena e lascerà sgombro il campo, per un certo tempo, ai dirigenti provinciali, cosa potrà accadere?
Difficile prevedere uno scenario certo. Ciò che però è sicuro è che Chlamtac cercherà di ridefinire in fretta strutture e alleanze. Chissà che qualcuno, a quel punto, non possa ricordarsi del recente passato e riparare alle proprie mancanze.
Due strutture, un solo presidente
Chiamato circa dieci anni fa dal Dipartimento di Informatica dell’Università di Trento come professore onorario, sotto la spinta del professor Roberto Battiti, pare che Imrich Chlamtac in aula si sia visto poco o punto. A fare le sue veci davanti agli studenti, i ricercatori tuttofare di CreateNet.
Il suo, ad ogni modo, è un curriculum da far impallidire: già professore di telecomunicazioni a Dallas (University of Texas), Tel Aviv, Budapest (University of Technology and Economics) e Pechino (University of Posts and Telecommunications), il professore slovacco vanta più di quattrocento pubblicazioni su riviste internazionali ed è da molti messo sul podio mondiale degli esperti di telecomunicazioni.
Il nome altisonante di Imrich Chlamtac, se non ha lasciato il segno sugli studenti trentini, ha se non altro avuto il merito (politico) di aprire molte porte. Almeno inizialmente.
A prescindere dal curriculum, in ogni caso, la gestione di CreateNet da parte di Chlamtac non è scevra di critiche. Il presidente ed il suo staff sono stati oggetto di contestazioni che, con il passare del tempo, sono diventate sempre più aspre e manifeste.
La realtà descritta da chi lavora a CreateNet è davvero faticosa. Il Presidente decide tutto, applicando un modello di micro-management apparentemente insostenibile. Dall’organizzazione della struttura e dei suoi organi, ai colori dei pulsanti e del testo che finiscono sul sito web di CreateNet, tutto passa per Chlamtac. Che propone le sue idee, in genere si cura poco dei suggerimenti del suo staff, e infine impone la sua volontà. Tuttavia, contemporaneamente Chlamtac ha l’abitudine di modificare repentinamente i parametri di progetto, le priorità, le procedure, contraddicendo le sue stesse idee pregresse e rimandando il suo staff a rielaborare il lavoro, creando un circolo senza fine. Non solo: il presidente, a quanto si dice, chiede spesso a persone diverse di lavorare sulle stesse cose e fissa incontri individuali con i dipendenti ignorando i manager d’area responsabili dei dipendenti stessi. Tutto questo crea confusione e disorientamento prima, frustrazione e voglia di andarsene poi.
Il micromanagement del presidente prevede anche cambiamenti continui di ruolo e responsabilità per i dipendenti. Cambiamenti che a volte durano appena qualche settimana, se non qualche giorno. Anche in questo caso, i cambiamenti sono spesso comunicati solo alla persona interessata. E possono riguardare pure i manager, che vengono avvicendati senza che i diretti sottoposti vengano messi al corrente della cosa. Lo stesso, del resto, avviene per i nuovi assunti, che possono rimanere a lungo “sconosciuti” all’interno del loro ufficio.
Parole poco lusinghiere vengono spese anche per lo staff di Chlamtac, dalla direttrice delle risorse umane, e compagna del presidente, Monika Mann, che ha l’ultima parola su assunzioni e proroghe di contratti (a volte proposte il giorno prima della scadenza del contratto stesso, o addirittura dopo), al responsabile business Luigi Telesca. Incompetenza e autoritarismo le principali accuse.
C’è poi una nota di colore, che resterebbe tale se non fosse drammaticamente paradigmatica di un certo borioso esercizio del potere. Sia il presidente Chlamtac che Monika Mann sono soliti portare in ufficio i loro cani di grossa taglia, in barba al buon senso e a problemi di sicurezza e di igiene, e in barba pure al regolamento di FBK (che ospita CreateNet nelle proprie strutture di Povo). E lo fanno, proprio in quanto vietato, attraverso un’uscita di emergenza collegata ad un allarme che tutti i giorni suona; nessuno, però, interviene.