L’inceneritore in mezzo ai monti
La crisi e la politica del nuovo governo sconvolgono il Sudtirolo
La manovra Monti scuote nel profondo il Sudtirolo. Lo stato chiama tutti a contribuire alla sua salvezza e all’improvviso la politica locale è spiazzata, e si rivelano inefficaci, di fronte a un governo serio, i metodi dei blitz e dei ricatti che da vent’anni sostituiscono le normali relazioni istituzionali. L’arroganza, la sicurezza di chi “a casa propria” controlla tutti i mass media e non deve confrontarsi e neppure spiegare, la pretesa di essere fuori dalle parti (le famose “mani libere”, blockfrei), la forza di ricatto di quei pochi voti parlamentari, l’accordo di Milano con due ministri leghisti, presentato come se fosse il nuovo Degasperi-Gruber: nulla serve più, la politica appare inconsistente e i potenti locali appaiono disorientati.
La prima reazione della Svp è stata di alzare la voce: ricorso alla Corte Costituzionale contro la violazione di alcune prerogative dell’autonomia, anzitutto il dovere di consultazione e intesa in materia di finanziamento, effettivamente ignorata dal nuovo governo. Poi la richiesta che chi ha i conti in ordine - come la provincia di Bolzano - non sia chiamato a pagare come chi non ha rispettato il pareggio di bilancio.
Per alcuni versi sono richieste giuste, ma ciò che non va è che siano accompagnate da sgarbi istituzionali: Durnwalder rifiuta di andare ad ascoltare il nuovo presidente del governo di emergenza, perché “non va a sentire decisioni già prese”. Detto da lui, famoso per buttare all’aria decisioni prese da organi democratici o da lui stesso insediati, farebbe ridere. Però questo rifiuto, che ricalca quello sprezzante rivolto in primavera al presidente della Repubblica di partecipare alla cerimonia per il 150° dell’Unità (accompagnato dal “was geht es mich an”, che me ne importa), si rivela di grande danno al Sudtirolo, unito alla debolezza dei parlamentari a Roma, accoccolati in una condizione di insignificanza sia per la scelta “blockfrei” sia per il disinteresse a tutto ciò che non porti un piccolo vantaggio al rispettivo partito. L’uso dell’arma mediatica davanti all’elettorato, per mostrare una sicurezza inesistente, diventa poi un disastro. Il segretario del partito di maggioranza non trova di meglio che minacciare l’abbandono della linea dell’autonomia per passare a quella dello stato libero, se Monti non cambia idea - quando ancora nessuno gli ha parlato. Un autentico (ri)lancio della destra secessionista. Infatti, pronti, Freiheitlichen, Union e Südtiroler Freiheit chiedono: se l’Italia viola l’autonomia, come dite, chiediamo l’autodeterminazione, che proprio voi avete detto impraticabile a meno che non ci siano violazioni delle nostre prerogative (vedi intervista di Durnwalder al Tiroler Tageszeitung del 21 febbraio 2011). E ancora: non vogliamo pagare la crisi italiana. Negli stessi giorni, Bossi visita Bolzano, ricevuto in pompa magna. Qualche settimana fa era stata la volta di Strache, il leader xenofobo austriaco.
Tutto ciò avviene in un momento di fortissima tensione nel partito di maggioranza, in cui è in atto un attacco violentissimo del Dolomiten contro Durnwalder. Dopo più di vent’anni di spartizione del potere, politico ed economico, fra Durnwalder da 23 anni al potere, e Michl Ebner, per 32 anni politico e ora presidente della Camera di Commercio e tycoon dei mass media in Sudtirolo, la popolazione assiste sconcertata a una guerra senza mezze misure. Gli altri aspiranti alla successione di Durnwalder si defilano, in attesa di vedere chi esce vincitore dallo scontro. Nel frattempo la politica è distratta dalla necessità urgente di interloquire correttamente ma decisamente sul piano istituzionale per salvaguardare le competenze dell’autonomia. Che anche il Sudtirolo debba partecipare alla salvezza dell’Italia, da cui molta parte del suo benessere proviene, è chiaro a quasi tutti. Ma il come dovrebbe essere prerogativa del governo provinciale. Ma è in grado?
Nel momento difficile, Durnwalder appare paralizzato. Il suo metodo di governo, la mediazione, fra le pressioni dei diversi lobbisti, non funziona. Manca una visione d’insieme e sembra che l’unica ansia sia quella di continuare a salvaguardare dal pagamento dell’Ici-Imu contadini e albergatori (“Hauptsache die Bauern und Hoteliere zahlen keine IMU, der Rest ist unseren lieben Partei eh Wurscht..”, l’essenziale è che contadini e albergatori non paghino l’Imu, il resto al nostro caro partito non importa nulla...si legge in un commento nel sito web del Dolomiten, www.stol.it). Il contributo richiesto dallo stato è più alto del previsto e il 5% del bilancio è stato congelato in attesa di capire quanto si dovrà pagare. Dall’operazione “Sel”, che voleva fare dell’energia lo strumento per l’autonomia integrale, sembra provengano più debiti che guadagni, oltre al disonore della tangentopoli che spazza via il direttivo e coinvolge ormai direttamente l’assessore Michael Laimer.
Nessun risparmio; e un inceneritore pieno di bugie
In questa situazione di riduzione delle disponibilità economiche, sarebbe necessario fare una scelta fra gli obiettivi che richiedono forti finanziamenti. Invece, mentre si ribadisce che sanità e istruzione non verranno ridotte (ma non è proprio vero, dato che lasciare fermi gli investimenti di fronte a un aumento del bisogno, significa comunque ridurre), nelle ultime settimane dell’anno sono state riconfermate tutte le grandi opere che vanno a indebitare la Provincia nel futuro: dal prolungamento della pista dell’aeroporto (poi bloccata almeno provvisoriamente dal nuovo ministero dei trasporti che vuole eliminare i piccoli aeroporti coi conti in rosso); al tunnel del Brennero, che si continua a dire costerebbe 10 miliardi, mentre la ministra delle finanze austriaca, Maria Fekter, ha espresso la sua preoccupazione perché l’indebitamento futuro le risulta arrivato a 24 miliardi; il Centro guida sicura di Vadena, costato decine di milioni alla cittadinanza, che di sicuro ha solo che il fine settimana ci si divertono gli appassionati di gokart, fra puzza e rumore. E si va avanti anche col mega-inceneritore, i cui lavori dovrebbero concludersi alla fine del 2013. I politici provinciali che l’hanno voluto così grande, 130.000 tonnellate, sulla base di proiezioni di aumento della quantità di rifiuti che non si è verificata, e che ora diminuisce precipitosamente, ora ne stanno propagandando i vantaggi di produzione di energia e calore.
L’opera si basa su una serie di bugie. La prima è che al suo interno saranno bruciati “rifiuti residui, non più riciclabili”. Oggi esistono tecnologie in grado di recuperare i rifiuti al 100% (Priula, Vedelago), a prezzi molto inferiori, anzi con guadagni e perfino minore occupazione di suolo, che qui è di 2,5 ettari. Un’altra bugia è che i fumi non facciano male: fanno male in tutto il mondo, a Bolzano per molti mesi all’anno c’è l’inversione termica che trattiene tutte le emissioni ad altezza d’uomo e di bambino, eppure il problema viene liquidato con pareri a pagamento e senza contraddittorio. La dimostrazione indiretta è che gli studiosi e gli esperti nazionali e internazionali che per anni sono venuti a parlare, invitati da comitati di cittadini, non sono mai stati contestati nel merito delle loro osservazioni dai pubblici amministratori favorevoli all’impianto, ma sono stati ignorati e qualche volta offesi, anche attraverso la stampa supina al potere locale. Il vero nodo da risolvere, secondo le recenti dichiarazioni del presidente della giunta, è il finanziamento. I costi sono infatti scoppiati: la spesa per la costruzione nel 2011 è improvvisamente aumentata di altri 25 milioni di euro, portando la cifra complessiva dai 62 milioni della prima delibera (2003) a 123 milioni. L’anno scorso è stato acceso un mutuo di 122 milioni. La Provincia ha dichiarato di non volersi accollare la spesa aggiuntiva e vorrebbe scaricarla sul capoluogo, dove vanno a finire tutti gli impianti scomodi che vengono contestati con successo dagli altri comuni (l’ultimo è lo stadio per la squadra di calcio, per la quale verrà ampliato quello esistente all’interno di un quartiere vicino al centro e densamente abitato, dopo che Laives ha rifiutato di accogliere un nuovo impianto). Durnwalder sull’inceneritore (che anche qui hanno cominciato a chiamare in italiano “termovalorizzatore”, in tedesco rimane onestamente Müllverbrennungsanlage, impianto di incenerimento dei rifiuti) ha detto: “In ogni caso, si tratta di un investimento per il futuro di questa terra, e per ammortizzare i soldi che verranno spesi bisognerà cercare di vendere al meglio l’energia e il calore che verranno prodotti”. Un recente studio critico di Claudio Campedelli (v. www.ecceterra.org) ha osservato che al rifiuto bolzanino le autorità attribuiscono un potere calorico ben più alto rispetto a quello degli altri luoghi della terra: miracolo dell’autonomia! Nel tempo delle vacche grasse, gli sperperi e gli errori come il macello di Bolzano e l’impianto di compostaggio mai messo in funzione e poi abbandonato, si potevano sopportare. In tempi di crisi gli errori e gli sprechi rischiano di mettere in forse il finanziamento dei servizi pubblici.
In dicembre una ventina di banche hanno rifiutato alla Provincia un finanziamento di circa 103 milioni, ufficialmente perché il tasso di interesse offerto era troppo basso. Un segnale che la crisi entra anche nei confini della provincia libera. Per pagare i debiti dell’inceneritore saremo costretti a importare rifiuti da fuori provincia? A parere di chi scrive, è giusto chiedere al nuovo governo che rispetti i fondamenti dell’autonomia, magari chiedendolo prima di tutto a noi stessi, ma nello stesso tempo la crisi qui annunciata e non ancora grave come altrove, dovrebbe essere uno stimolo ad adeguare le politiche alla prevedibile stagione di severità, in cui le cose essenziali vanno difese, e le altre lasciate. Fra quelle da cambiare c’è l’impianto di incenerimento, un grave errore nella politica dei rifiuti.