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QT n. 10, 17 maggio 2003 Fumetti

Il collezionista

Perché si conservano e si ricercano vecchi giornaletti? Con questo numero presentiamo una nuova rubrica sull'universo dei "comics" o fumetti.

Più che presentare questa rubrica - dedicata al mondo dei fumetti - ci limitiamo a poche parole sul suo autore, un signore i 70 anni dall’aspetto aristocratico e dall’eloquio pacato e spesso divertito. Cominciando dal 1986, quando Fabio Oss, pre-pensionato alla Michelin, decide di fare di una sua antica passione una attività commerciale. Un anno più tardi, individuato un locale adatto allo scopo in via Mazzini 14 a Trento, apre la Libroteka, dove mette a disposizione degli appassionati fumetti vecchi e nuovi, libri usati, ed anche qualche tavolino per i praticanti delle "Carte Magic", un gioco di ruolo che ha un largo seguito sotterraneo fra i giovani.

Fabio Oss.

La Libroteka si guadagna ben presto una affezionata clientela e l’attività prosegue per 15 anni, fino al 2001, quando una certa stanchezza per la ripetitività del lavoro induce Fabio Oss a cedere, ad un suo cliente, la bottega. Salvo poi pentirsi, qualche mese più tardi: ma ormai è fatta. Fabio Oss continua comunque ad occuparsi dei 50.000 "pezzi" (tra fumetti e giornali illustrati) e delle centinaia di giochi dell’oca della sua collezione privata: li cataloga, li espone in mostra (l’ultima, di questi giorni, a Riva del Garda), e ne parla, a ruota libera, in questa nostra rubrica.

Qualche anno fa mostrai al mio vecchio professore di liceo le mie prime collezioni di fumetti. Per mettermi in imbarazzo, con un sorrisetto diabolico esclamò: "Ma Lei è un nefelòfilo!?"

Di primo acchito mi sentii imbarazzato e quasi offeso . Ma cosa pensava che facessi? Il termine mi suonava strano, per assonanza mi richiamava tutt’altra cosa, che so, necròfilo… Poi, pescando nelle reminiscenze scolastiche, mi si accese la lampadina. Nefèle in greco significa nebbia e, nel nostro caso, nuvola. Per cui nefelòfilo equivale ad amico dei fumetti.

Ma perché collezionare fumetti? La prima risposta che mi viene spontanea è: per cercare di ricostruire la memoria della mia infanzia. Credo infatti che collezionare fumetti sia una passione nata in Italia circa 50 anni fa, alla fine della seconda guerra mondiale, per merito dei superstiti di quella tragedia che volevano rivivere gli spensierati anni ‘30, l’epoca d’oro dei fumetti. Altre motivazioni, comuni a tutti gli altri settori del collezionismo, possono essere il piacere di possedere qualcosa di unico, lo studio e l’interesse per le varie mode e stili, l’accaparramento puro e semplice, l’investimento, il commercio.

"L'Ardimentoso illustrato", 1935.

La spinta iniziale per la maggior parte dei collezionisti di giornali e libri per ragazzi nasce però dal nascosto piacere di ritornar bambini. La miglior prova di questa affermazione è data dallo spostamento nel tempo dell’interesse per un certo periodo storico. 50 anni fa si cercavano soprattutto le pubblicazioni degli anni ‘20 e ‘30. Ora la maggior parte degli appassionati è rappresentata da chi comperava i primi Tex, i Gim Toro , gli Zagor, Capitan Miki ed il Grande Bleck. Prossimamente ci saranno gli attuali lettori dei Supereroi e dei Manga. Questo naturalmente come discorso generale.

Altra categoria di collezionisti è formata da chi, iniziata 20 o 30 anni fa la raccolta di un certo personaggio, la segue attraverso gli anni passando magari il testimone al figlio. E così abbiamo in famiglia padre e figlio che tifano per Tex o per Zagor. La riprova di questo fatto è data dal continuo successo di certe collane che, iniziate 40 o 50 anni fa, ancora navigano a vele spiegate.

Io appartengo al primo gruppo, a quelli per intenderci che sono stati colpiti dal virus della nostalgia. Fin da bambino vivevo in una casa colma di giornalini. Mio fratello più grande di 6 anni comperava i vari Jumbo, Pinocchio, Albogiornale, che dopo un’attenta lettura finivano sotto chiave in un grande armadio. Raramente e solo di sfuggita riuscivo ad entrare in possesso di qualche esemplare. Così mi dovevo arrangiare e con molta fatica mi arrampicavo sull’armadio, levavo il sopra dello stesso ed infilando un braccio pescavo, riuscendo a prendere solo i giornali posti in alto. Così conoscevo a fondo il Pinocchio della Saev e quello della Nerbini mentre per il resto …. off limits.

Naturalmente per me, il piccolo della famiglia, c’erano il Corriere dei Piccoli e più tardi il Vittorioso. A scuola ci rifilavano il Balilla. Era un giornale chiaramente di propaganda e con pochissimi fumetti. Erano comunque piacevoli le storielle di Deseta con Re Giorgetto e Ciurcillone.

Quando cominciai ad avere una certa autonomia economica allargai il mio campo d’interesse. Avendo a disposizione solo una liretta, dovevo scegliere tra l’andare al cinema (terzi posti) o il comperare gli Albi Audace con Furio, Orlando e Capitan Fortuna. La scelta prevalentemente cadeva sui fumetti.

"Giornale illustrato dei viaggi", 1897.

Ricordo con infinito piacere e nostalgia un albo della serie d’Oro Audace dell’aprile 1943, I tre moschettieri. Non tragga in inganno il titolo: la storia era di genere comico ed ambientata nel Far West. L’editore era il mitico Gianluigi Bonelli, il papà di Tex, il disegnatore Faustinelli, che avrebbe poi lavorato assieme con Pratt, nel 1945 al mitico Asso di Picche.

Lo ricordo perché mia madre me lo comprò all’edicola della stazione. Eravamo in partenza per Pergine dove abitavano i miei nonni. A bordo di un carro bestiame trainato da una fumante vaporiera sfollavamo da Trento per sfuggire ai bombardamenti aerei. Sarei rimasto in quel paese per oltre due anni, fino a guerra conclusa. La zona era sotto giurisdizione tedesca, per cui giornali ed altre cose arrivavano molto raramente. Qualche copia del Corriere dei Piccoli e del Vittorioso furono le uniche pubblicazioni a fumetti disponibili sulla piazza.

A maggio del ’45 ci fu il ritorno a Trento. Appollaiato in cima ad un carro agricolo carico di mobili e suppellettili di casa lessi per l’ennesima volta I tre moschettieri del West. Per la cronaca impiegammo oltre 6 ore per compiere il percorso di 10 Km.

"L'illustrazione dei piccoli", 1918.

Un po’ alla volta riprese la vita normale. Apparvero in edicola l’Eroico, Topolino, Dinamite, L’Avventura (che già usciva a Roma da un paio di anni come pure Contastorie e Giramondo). Il Corriere dei Piccoli, dopo una brevissima interruzione riapparve con la testata censurata in Corriere dei Ragazzi. Nel corso del 1946 riprese poi la vecchia denominazione.

Arrivarono i nuovi eroi : Gim Toro, Tony Falco, Ipnos, Ciclone, Ragar, Jim Turbine e molti altri. Per un paio d’anni recuperai il tempo perduto.

Tra parentesi ricordo che in vari giornali cominciarono ad apparire delle richieste di materiale anteguerra. In particolare sul Giornale Salgari apparvero dei nomi di persone che sarebbero poi diventati grossi collezionisti tuttora in esercizio. Veniva offerto per l’acquisto il prezzo anteguerra aumentato di 100 volte, per cui un fumetto da 1 lira veniva pagato 100 lire.

Verso i 15 anni cessai di interessarmi ai fumetti, cedendo tutto il mio archivio in cambio di libri di narrativa e storia. Poi il militare, il lavoro, la famiglia.

La famosa scintilla del collezionista nostalgico scoccò molti anni dopo. I miei figli leggevano il Corriere dei Ragazzi con Lord Shark di Alessandrini e Zorry Kid di Jacovitti. Ma ecco spuntare le prime ristampe dei vecchi eroi. L’editore Spada di Roma inizia con Mandrake, l’Uomo Mascherato, Cino e Franco.

E poi il primo numero del Principe Valiant, uno dei mitici personaggi che mi avevano affascinato negli anni giovanili. Così iniziò l’invasione di carta stampata a fumetti.

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