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I classici tifosi

Un’esperienza musicale demenziale: gli slogan degli ultras come testi di brani di lirica.

La fine del campionato di calcio mi offre lo spunto per raccontare una storia di musica e sport, condita da un pizzico di creatività demenziale.

Tutto inizia dalla fervida immaginazione di un amico di Verona che collabora con me in attività di... comunicazione. Massimo Turco è un tipo incredibile non solo per la sua poliedricità (riesce ad esprimersi ad alto livello professionale sia come musicista che come programmatore informatico), ma anche perché ogni tanto gli balenano certe idee di cui risulta impossibile identificare le origini secondo i percorsi razionali tout court.

Uno dei suoi colpi di genio lo coglie circa 3 anni fa mentre stiamo lavorando insieme: è da qualche giorno che insiste col cantare a voce spiegata le canzoni degli ultrà.

Ci prova gusto e ci mette del trasporto, specialmente intonando quelle con testi surrealmente triviali: "O juventino, gobbo di merda, sei sempre stato il più coniglio", oppure: "I tifosi avremo pure nello spazio, li più stronzi sono quelli de la Lazio" e così via.

Mentre non ne sto potendo più di sentire quella roba gli viene la folgorazione. Mi fa: "Però, mi piacerebbe provare a far cantare ‘ste cagate a dei cantanti lirici...".

E io: "Sì, magari con un quartetto d’archi...".

Così nascono i Classici tifosi, un gruppo musical-cabarettistico-demenziale che avrà qualcosa da dire nel panorama italiano dello spettacolo. Turco si dedica all’aspetto manageriale, assoldando i cantanti (due soprani e un tenore) e il quartetto, tenendo i contatti con i produttori, ma anche collaborando attivamente alle realizzazioni musicali, mentre io penso soprattutto alla rielaborazione delle canzoni e all’arrangiamento. Il progetto è così assurdo e kitsch da suscitare interesse. Ottiene un suo effetto, lascia attoniti e divertiti: si immagini un testo, dai soavi accenti poetici del tipo citato sopra, cantato ed elaborato rigorosamente in stile classico (a volte mozartiano, altre rossiniano, fino a toccare Verdi, Puccini, Fauré...). C’è un po’ di tutto in quei lieder osceni e lunari: modestamente, alcuni sono carini e ben fatti, di un certo gusto.

Ovviamente la trovata ironica sta proprio nel contrasto destabilizzante tra la parte raffinata e quella becera.

I Classici tifosi ebbero il loro piccolo momento di gloria: apparizioni in giro per l’Italia, un siparietto fisso in una serie di MaiDireGol su Italia 1 e infine ... il cd Er flauto magggico, uscito per lo scudetto della Roma di 2 anni fa.

Io il calcio non lo seguo. Da bambino tenevo per il Bologna (quello di Bulgarelli e Pascutti), facevo la raccolta delle Panini e sapevo declinare a memoria le formazioni della A. Poi mi si è sopito ogni stimolo.

Ma nel maggio-giugno del 2001, grazie alla musica, unita a un certo interesse economico, mi prese un tifo sfegatato per la Roma: doveva assolutamente vincere il campionato, perché avevamo un contratto con una società romana per migliaia di cd dedicati ai giallorossi. Andò secondo i piani. Così mentre la Ferilli sfilava in costume da bagno sotto lo sguardo commosso di Veltroni, nelle edicole della capitale si vendeva Er flauto magggico, i cui contenuti fuori di testa trasudano dall’ineffabile copertina, che vi allego con un irresistibile orgoglio masochista.

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