Le menzogne delle polveri sottili
Le misure attuate contro l’inquinamento atmosferico da polveri sottili (PM 2.5 e PM 10) si sono rivelate un fallimento e non poteva essere altrimenti. Hanno provocato un enorme danno economico ai possessori di autovetture euro 0 e euro 1, che hanno dismesso i loro autoveicoli acquistati con sacrifici, ne hanno comperato altri, che poi sono stati bloccati dalle targhe alterne.
Misurare le pm.10 è una enorme presa in giro per la salute dei cittadini. Infatti sono le PM2.5 le più dannose. E’ la frazione più fine del PM10, costituita dalle particelle con diametro uguale o inferiore a 2,5 µm. E’ una miscela complessa di migliaia di composti chimici, alcuni tossici. L’attenzione è rivolta agli idrocarburi aromatici policiclici (PHA) che svolgono un ruolo nello sviluppo del cancro. E’ il particolato più pericoloso, perché può rimanere sospeso nell’atmosfera per giorni o settimane.
Le particelle maggiori (da 2,5 a 10 pm) sono significativamente meno dannose per la salute e l’ambiente. Il PM 10 comprende le particelle atmosferiche con diametro uguale o inferiore a 10 µm. La misura del PM10 (espresso in µg/m3) quale metodo di valutazione dell’inquinamento da particolato fornisce informazioni incomplete: non distingue le particelle grossolane dal pericoloso PM2,5. Paradossalmente, un elevato valore del PM10 può corrispondere alla presenza di poche particelle del tipo PM 2,5 e molte di dimensioni maggiori ed essere molto meno dannoso di un valore di pm.10 nella norma. Infatti la normativa europea che vincola il monitoraggio delle pm.10 è in grave ritardo sulle ricerche epidemiologiche che da oltre cinque anni hanno individuato nelle pm.2.5 un potere oncogeno in grado di causare la morte di 3.000 cittadini all’anno.
Targhe alterne o traffico bloccato assumono un impatto positivo solo nelle prevenzioni delle malattie cardiocircolatorie, in quanto si presume che le persone facciano più attività fisica, ma poco interferiscono sulla quantità di pm.10 (che, ripeto, è un dato inattendibile per la tutela della salute), in quanto queste aumentano con il riscaldamento delle case e per l’attività delle imprese. Se nella crisi petrolifera del 1972 la temperatura ambientale era vincolata a 20°, chiunque entri in scuole, ospedali, uffici, supermercati deve stare in camicia per sopravvivere alla temperatura interna. Sarebbe sufficiente educare i cittadini a qualche grado in meno e ad un maglione in più. Per questo progettiamo pure una migliore vivibilità, ma non su dati, inattendibili come la misura delle pm.10 e con misure che limitano il traffico mentendo alla gente che sono fatte per la tutela della salute.
Francesco Piscioli
specialista in Anatomia e Istologia Patologica