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Quasi 142 miliardi per 500 milioni di europei

L’Europarlamento approva la bozza di bilancio 2011 proposta da Commissione e Consiglio

Il 14 dicembre l’attenzione mediatica trentina si è indirizzata verso le istituzioni europee, nello specifico la Commissione, per la nomina di Giovanni Kessler a direttore generale dell’Ufficio antifrodi europeo (Olaf).

Il 15 a Strasburgo si è celebrato invece un evento significativo, è passata la bozza del bilancio preventivo 2011 con 508 voti favorevoli, 141 contrari e 19 astenuti nel Parlamento europeo. Ad un anno dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona si tratta del primo bilancio per il quale l’assemblea eletta (con le preferenze) da 500 milioni di europei ha maggiori poteri nella definizione delle priorità di finanziamento.

Tanto che a metà novembre si è temuto lo stallo sul documento contabile, prima di arrivare alla nuova proposta formulata dalla Commissione il 26 novembre e successivamente approvata anche da Consiglio e Parlamento.

In soldoni, il bilancio 2011 dell’Unione si riassume in 2 cifre: 141,8 miliardi di euro di stanziamenti (impegni di spesa) e 126,5 miliardi di euro di pagamenti (spese effettivamente liquidate).

Per questo secondo dato si registra un considerevole +2,9% rispetto al 2010. Se si considera però che il bilancio pubblico italiano si aggira attorno ai 500 miliardi di euro, si può dire che quanto finisce nelle mani dei “tecnocrati” di Bruxelles sia una cifra relativamente contenuta rispetto al vasto campo d’azione dell’Unione.

La volontà di allargare la disponibilità finanziaria è stata espressa più volte nel corso dei dibattiti recenti. Si è anche parlato di una tassazione europea, ad esempio attraverso un prelievo sulle transazioni finanziarie (sul modello della mitica Tobin tax) per finanziare un fondo anticrisi, oppure imponendo una tassazione diretta sul possesso di autoveicoli.

I tempi non sono però dei migliori per pensare ad una tassazione europea, sia per la difficoltà nel trovare un’armonizzazione fiscale tra gli stati, che per il momento economico non proprio congeniale per pensare a mettere le mani nelle tasche dei cittadini europei. A giugno 2011, comunque, la Commissione presenterà una proposta riguardante le risorse proprie dell’Unione.

I dati pubblicati in dicembre da Eurostat sul Pil pro capite 2009 a parità di potere d’acquisto, pur con tutti i limiti descrittivi di un indicatore come quello del prodotto interno lordo, fanno capire le diversità all’interno di quello che aspira a diventare, liberisticamente parlando, un mercato unico.

Considerando la media dei 27 pari a 100, il Lussemburgo è inarrivabile a 271, davanti a Paesi Bassi (131) ed Irlanda (127, in rapido declino però visto il 147 nel 2007). Italia (104) al dodicesimo posto, davanti ai paesi mediterranei ed all’Est Europa. Chiudono Romania (46) e Bulgaria (44).

Tra i paesi candidati all’ingresso nell’Unione, Croazia (65), Turchia (46), Macedonia (36).

Come si forma il bilancio europeo?

Gli stati membri versano una quota che si calcola soprattutto in percentuale sul gettito Iva (in media lo 0,30%) e del Reddito Nazionale Lordo (si sommano o si sottraggono al Pil i flussi di reddito fra paesi). Si aggiungono anche il 75% dei dazi doganali netti ed il 75% di contributi nel settore dello zucchero. Spulciando le entrate si nota anche come Paesi Bassi e Svezia abbiano spuntato uno sconto, rispettivamente di 625 e 141 milioni, mentre la Gran Bretagna, a 30 anni dal famoso “I want my money back” di Margareth Thatcher alla cassa può stornare ben 3 miliardi di euro. L’Italia è il terzo maggior contribuente, con 16,76 miliardi di euro, dietro a Germania e Francia.

L’Europa crede nei giovani e nell’innovazione, tanto da accrescere le risorse messe a disposizione per apprendistato permanente ed Erasmus Mundus (+4,4% rispetto al 2010, 1,16 miliardi di euro complessivi) e per il programma quadro “competitività ed innovazione” (+8,2%, 568,6 milioni di euro). Cresce l’impegno per far convergere le economie nazionali (+3,8%, 31,4 miliardi di euro) ed anche per la cooperazione territoriale europea (+5,6%, 1,3 miliardi di euro).

In calo gli stanziamenti per la conservazione e gestione delle risorse naturali, soprattutto per la contrazione delle spese connesse al mercato e ad aiuti diretti (-2,1%, 42,89 miliardi di euro). All’interno del capitolo invece crescono i fondi per Life+, l’evoluzione del programma ambientale che negli ultimi anni del Novecento portò in Trentino gli orsi sloveni, +10,9% per un totale di 340 milioni di euro.

Per quanto riguarda libertà, sicurezza e giustizia, più fondi (+18,4%, 612 milioni di euro) per solidarietà e gestione dei flussi migratori, così come per la sicurezza e la tutela delle libertà (+25,4%, 134 milioni di euro).

Non si taglia sulla cultura (57 milioni, +6,3%) e sul programma gioventù in azione (+4%, 130 milioni di euro).

C’è anche l’intenzione di farsi sentire di più come attore globale, tanto da aumentare gli stanziamenti per la Palestina da 200 a 300 milioni di euro.

Non solo bilancio

Questa rubrica è nata appunto con l’obiettivo di gettare uno sguardo su quanto accade tra Bruxelles e Strasburgo. Tra il 13 ed il 16 dicembre a Strasburgo, mentre a Roma si mercanteggiavano i voti per la fiducia a Berlusconi, non si votava soltanto il bilancio. Ma si parlava di altri temi fondamentali e d’attualità. Dal fondo di solidarietà per le inondazioni in Portogallo e l’uragano Xynthia in Francia, alla creazione di una rete di funzionari incaricati per l’immigrazione. Poi la prevenzione e la repressione della tratta degli esseri umani, la legge sul divorzio, il regolamento riguardante l’iniziativa dei cittadini.

Quest’ultima rappresenta una possibile ulteriore rivoluzione nel cammino verso una maggiore democraticità dell’Unione Europea. Infatti dal 2012 un milione di cittadini dell’Ue potrà presentare una proposta di legge alla Commissione. In questo modo un “comitato di cittadini” composto da persone provenienti da almeno sette stati membri, potrà avere lo stesso diritto di iniziativa politica del Parlamento e del Consiglio.

Infine nell’agenda dell’ultima plenaria c’erano la politica dell’Ue in materia di diritti umani, una nuova strategia per l’Afghanistan, fino alla creazione di un meccanismo permanente anti-crisi per salvaguardare la stabilità finanziaria.

Come antidoto ad una nauseabonda politica italiana ai lettori il compito di visitare il sito www.europarl.europa.eu tra il 17 ed il 20 gennaio prossimi, quando a Strasburgo si tornerà a discutere. Non di case a Montecarlo o donne di facili costumi, ma ad esempio di assistenza sanitaria, politiche dell’alloggio e dello sviluppo urbano, accordo Ue-Libia, referendum sul Sud Sudan.

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