Un cinico voto di scambio
La “riconoscenza” di Berlusconi dopo il voto a favore del governo dei due deputati Svp
L’hanno fatto, il salto della quaglia. Anche loro come gli italiani, “sempre pronti a cambiare bandiera”.
“Non ci hanno pagato il mutuo” si è difeso il deputato Brugger, protagonista, insieme al collega Zeller, del voto a favore del governo alla Camera. Un goffo tentativo di salvare l’onore. Coloro che ricordano che l’esponente più in vista del Pdl locale, e più protetta dal capo del governo nazionale, voleva esporre la bandiera italiana su ogni maso, sono rimasti a bocca aperta, insieme a coloro che ricordano gli epiteti da osteria scambiati fra gli esponenti della Svp e il mezzo bolzanino ministro degli esteri.
Amareggiati e confusi sono gli italiani, quelli che hanno dato un voto determinante per l’elezione del senatore Peterlini, passato all’astensione pur essendo in parlamento con voti non berlusconiani, e quelli che hanno votato il Pdl, che faceva fuoco e fiamme contro l’autonomia e ora pare disposto a ogni concessione. La stampa di lingua tedesca vanta il bottino ottenuto e loda lo stare in disparte, che chissà perché ricorda tanto un “me ne frego”.
Non è stato un mutuo, ma comunque i nostri tre senatori e i due deputati assomigliano tanto a Razzi. Un voto di scambio cinico e forse mal calcolato, in parte effetto di un desiderio a lungo represso di mollare quel centrosinistra che fino all’altro ieri si diceva oggetto di “gratitudine, perché non si possono dimenticare vent’anni di collaborazione e di allargamento dell’autonomia” come si è espresso Brugger, precisando però che “non è detto che resteremo legati tutta la vita al centrosinistra”. Il politologo sudtirolese all’Università di Innsbruck Günther Pallaver scrive che la Svp non ha mai preso parte direttamente ai governi nazionali, e ha sostituito il tradizionale “voto anticipato di fiducia ai governi in cambio di competenze” con una dichiarazione di “neutralità” (blockfrei), non per scelta, ma costretta dalla modifica della legge elettorale nel 2008. Secondo Pallaver Berlusconi e la Volkspartei “sono uguali: né l’una né l’altro hanno il senso dello Stato ma solo il senso del potere. E quello è cinico”. Al contrario il giurista Francesco Palermo (Eurak e Università di Verona) sostiene che non c’è da scandalizzarsi se un partito etnico come la Svp non può entrare in logiche nazionali, “di una nazione che per statuto non le appartiene”.
La dichiarazione della senatrice Ausserhofer (“Per fortuna Berlusconi ha raggiunto la fiducia per 3 voti, se fossero stati solo due la Svp sarebbe stata decisiva”) suscitano a un lettore della Tageszeitung un commento secco: “Se i politici della Svp a Roma sono arrivati al punto di dover sperare che i loro voti non contino, tanto vale sostituirli con altri, anche non della Svp”. Mentre un altro osserva che le numerose assenze e astensioni dei deputati Svp rafforzano la maggioranza e indeboliscono la minoranza. Quindi il loro comportamento non è neutrale. “Un governo con una maggioranza debole danneggia l’Italia ma anche il nostro campanile”, conclude.
Lo storico Andrea Di Michele, autore di interessanti libri sul Sudtirolo, definisce il comportamento dei parlamentari sudtirolesi “svincolato dalla responsabilità, cioè irresponsabile”. E si chiede come si possa, dopo aver detto tutto il male possibile dell’ultima finanziaria, salvare il governo che l’ha fatta. Duro il suo giudizio su Oskar Peterlini, che delegittima oltre misura “l’anemico Pd” locale, terribilmente muto davanti allo scippo dei suoi voti. Un silenzio tanto più impressionante, perché segue una lunga e rumorosissima battaglia sulle poltrone del sottogoverno.
Anche i commenti nei mass media di lingua tedesca sono confusi, e, anche nella stampa non di regime, influenzati dalla maggioranza silenziosa, convinta che il Sudtirolo sia sottratto ai dibattiti e alle crisi che colpiscono il resto del mondo. C’è chi loda la furbizia della Svp, che ha saputo ben approfittare della debolezza dello Stato per ottenere ancora una volta soldi e competenze. Chi gongola per le nuove competenze, che certamente la provincia gestirà meglio dello Stato. Chi suggerisce addirittura che di fronte al “completo fallimento dello Stato, nella fiscalità, legge elettorale, giustizia, comunicazioni, rifiuti, codice stradale e perfino nel calcio”, si devono cercare “nuove vie”, senza aspettare che il cadavere (Italia) “ci passi davanti”. Un invito implicito a firmare il referendum sull’autodeterminazione proposto da Südtiroler Freiheit di Eva Klotz?
Un bel regalo
Comunque il pagamento del voto di scambio è arrivato subito. Qualcuno parla di “regalo di Natale”, di coincidenze, ma pochi ci credono anche se i deputati invocano l’Accordo di Milano sul federalismo, del 30 novembre del 2009.
Denaro, 150 milioni di euro, arretrati della quota variabile. Lo smembramento del Parco nazionale dello Stelvio, da sempre uno degli obiettivi mai nascosti della Volkspartei, che ha tentato in ogni modo di ridurne drasticamente i confini e di introdurvi la caccia.
A Roma si nega, a Bolzano se ne parla già esplicitamente. Sconfitta la ministra Prestigiacomo, come previsto e come preparato da un incontro con il braccio destro del capo del governo, Gianni Letta, si va in Consiglio dei Ministri e poi a firmare l’intesa per il nuovo carcere, che “libera” una delle zone più pregiate della città. Poi c’è la norma di attuazione sulla polizia bilingue.
C’erano venti punti nell’elenco consegnato il 16 ottobre da Durnwalder al ministro Frattini, all’hotel Terme di Merano. Un incontro chiesto in vista della fiducia. L’unico precedente di un ammorbidimento delle relazioni con il governo era stata la chiacchierata fra l’assessore Hans Berger e il ministro delle Regioni Fitto, in vacanza in Sudtirolo a fine settembre. Ne era uscito uno strano accordo sulla toponomastica, con una commissione paritetica incaricata di elaborare una proposta. Mentre Durnwalder andava elencando in pubblico i nomi da cancellare, senza riguardo a procedure o normative statutarie, Fitto (inizio ottobre) aveva fatto un gran colpo, nominando due ottimi tecnici e conoscitori della materia, nonché equilibrati membri, di cui uno di lingua tedesca. Dopodiché, la toponomastica, dopo un’estate di delirio, è scomparsa dall’agenda politica della Svp. Il passo dalla propaganda alla ricerca di una soluzione rispettosa di tutti non interessava.
Il risultato dell’incontro di Merano e del successivo voto parlamentare è invece concreto. Biancofiore e Frattini parlano di avvicinamento della Svp alla destra. Si vedrà in aprile con l’elezione del presidente del consiglio provinciale.
Come criticare che tanta gente, confusa dalle follie di uno Stato che ne combina una al giorno, dove nulla di ciò che è statale funziona, il fisco è ingiusto con chi paga e inefficiente con gli evasori, un ministro sopprime le fermate locali degli unici treni (austriaci e tedeschi) che puliti e puntuali permettono di non usare sempre l’auto per uscire dal paese non fa nulla per affrontare la crisi economica; di fronte a un’opposizione che non esiste, - l’ultimo esempio incredibile è stato il salvataggio in extremis ad opera della capogruppo del Pd in Senato della riforma universitaria proprio quando già sembrava che ci fosse l’affossamento voluto da migliaia di manifestanti - infine anche di fronte a una Svp che cambia bandiera, tuttavia non veda male l’allargamento dell’autonomia?
Però quei 2 voti, sul tabellone, di fronte a una decisione importante per l’Italia, massacrata da tanti anni di malgoverno, 311 contro, 314 a favore, sono anche il segno di un isolamento intollerabile. “Come si fa a fare parte del parlamento, ma non sentirsi parte dello Stato?” - hanno chiesto alcuni studenti di un liceo di lingua tedesca di Bolzano alla propria insegnante, nota storica locale. Vergogna, hanno detto i ragazzi. Non sono la maggioranza. La maggioranza è indifferente e si sente davvero estranea a tutto ciò che sta fuori dai confini provinciali.
Il Sudtirolo non è un paese in cui le parole lealtà, solidarietà, perfino coerenza, abbiano ancora significato. I liceali hanno messo il dito nella piaga. La slealtà e l’estraneità verso l’Italia si accompagna alle vanterie in Austria.
Durnwalder il 18 settembre 2009 al Salzburger Nachrichten spiega in sintesi il pensiero della classe politica sudtirolese. Sui rapporti fra Berlusconi e la Provincia: “Veramente si deve dire che finora siamo stati solo minacciati. Soprattutto per ciò che riguarda i soldi”. Il giornalista chiede se i sudtirolesi non stiano troppo bene in confronto ad altri. “Si dovrebbe chiedersi: perché ai siciliani va peggio? E la risposta è: perché non hanno voglia di lavorare”.
E ancora: “Prodi mi telefonava due volte al mese, chiedendo come va. L’ultima volta che Berlusconi mi ha invitato a un incontro, ha detto circa così: tu hai certo diversi punti sulla tua lista dei desideri. Se sostieni il nostro candidato sindaco a Bolzano, sarà facile soddisfarli. Altrimenti non se ne fa niente... Berlusconi ha soldi, stazioni televisive, giornali e soprattutto non ha scrupoli”.
Ora che tutto questo è superato, e Berlusconi vale tanto quanto Prodi, verranno soddisfatti anche gli altri punti dell’elenco? Fra il resto c’è la richiesta di avere le poste (ottimo!), l’impegno per il tunnel del Brennero (su cui l’Austria nicchia). E la Rai locale. Così se il proprietario di Athesia e del Dolomiten diventasse il prossimo Landeshauptmann, sarebbe come Berlusconi: tutti i mass media in una sola mano.
Rimane un rovello: come potremo andare avanti se insegniamo ai giovani che non apparteniamo a nulla e nessuno al mondo, che “miar sein miar”, noi siamo noi, siamo e abbiamo il meglio e non dobbiamo niente a nessuno? E intanto costruiamo inceneritori e riduciamo istruzione e assistenza, come Berlusconi.