Metano: una mano anche in auto
Dopo anni di vita stentata, dedicata solo ai fornelli di cucina, il metano si sta affermando anche nei trasporti come combustibile più economico e sicuro. Dopo Lombardia e Piemonte anche il Trentino si sta dando da fare.
Prima del boom economico, anno 1955, in Italia c’erano 1300 stazioni di rifornimento di metano per autotrazione ed il 3% di auto circolanti era alimentata a gas naturale. Un “ritorno di fiamma” venne tra il 1973 ed il ‘78, ma al tempo il metano non dava ancora una mano,anzi faceva paura: il Governo triplicò il prezzo a metro cubo, da 67 a 200 lire.
Al combustibile dalla fiamma azzurra venne poi affibbiato l’epiteto di combustibile per poveracci e sulla materia scese l’oblio. In provincia di Trento l’ultima regolamentazione nel campo dei combustibili risale all’83, con una legge che recepisce i dettami di quella nazionale del ‘70. Con la nuova legge sul commercio, in autunno il Trentino potrebbe però cominciare a recuperare la distanza da altre regioni del Nord.
Si prevederà infatti l’apertura self service anche per i distributori di gpl e metano (proposta dal consigliere provinciale metanista Mattia Civico), i quali verranno considerati di alto interesse pubblico, tanto da poter prevedere l’installazione del metano in molti dei nuovi impianti.
Riavvolgiamo il nastro, tornando ai pionieri del metano in Trentino. Il 19 giugno del 1989 il gasdotto “Druschba” (amicizia) arrivava al limite fisico della cortina di ferro, la druschba tra Silvio (imprenditore) e Vladimir (agente Kgb a Dresda) era ancora lontana. Massimo Perina ed Armando Zerbini quel giorno aprivano un distributore di metano in zona industriale a Rovereto. Pionieristici. Oggi 4 pompe di metano, 2 di gpl, orario 7-21 tutti i giorni.
Pochi anni dopo, nel ‘95, la Tanzi Aurelio Petroli di Parma inaugurava (senza contributi pubblici) un altro avveniristico impianto “solo metano” sulla provinciale dell’Interporto di Trento, vicino alla Federazione Provinciale Allevatori.
“Per 4 anni non abbiamo fatto ferie, per tener duro - spiega il gestore Mauro Rubin - perché non c’era molto passaggio”. Il “solo metano” non era praticabile, troppe poche auto, quindi la stazione di servizio ha ampliato l’offerta anche agli altri carburanti. Il margine per il gestore si aggira sui 3 centesimi di euro al kg per il metano, sempre 3 cent al litro per il gpl e poco meno per litro di benzina e diesel. Un pieno di gas naturale va dai 13 kg per una Panda ai 33 per la Multipla, i gestori non riescono quindi ad avere grandi guadagni. “Anche perché devo riservare del personale solo all’erogazione del metano - prosegue Rubin - e considerando la sola energia elettrica l’impianto per il metano con il suo compressore mi costa 40.000 euro annui”. La Provincia, secondo il nuovo testo Olivi-Civico-Dominici, potrà intervenire al massimo per 10.000 euro annui sui costi di gestione.
Il metano non ha bisogno di essere trasportato su ingombranti cisterne (come avviene per il gpl), ma viene direttamente dal gasdotto, che poi arriva nelle abitazioni. L’operazione al distributore però richiede molta energia, perché il compressore deve far passare il gas da 24 a 214 atmosfere nei serbatoi delle auto.
A Civico, unico consigliere provinciale di doppia cittadinanza italo-austriaca (chissà l’invidia degli autonomisti...), l’idea del self service è venuta vedendo gli impianti di Innsbruck e Bolzano. Quest’ultimo, in via Keplero, zona industriale, è costato alla Alpengas di Haymo Staffler un lungo lavoro ai fianchi sia dei tecnici provinciali che di quelli del Ministero dell’Interno. L’impianto multicarburante del capoluogo altoatesino va infatti oltre le disposizioni vigenti. I senatori regionali Claudio Molinari (Pd) ed Helga Thaler Ausserhofer (Svp) hanno presentato pochi giorni fa un emendamento al decreto Tremonti, per allargare a tutta Italia il self service nei distributori di metano.
Ma il self service migliora veramente la vita dei gestori? “Per attrezzarsi le spese sono abbastanza elevate - ricorda Rubin - perché si devono cambiare pompe, accertatori e tutto il distributore deve essere messo in sicurezza”. Oggi di fianco all’Interporto, sulla Trento-Rocchetta, il passaggio di veicoli è notevole; nelle ore di punta si deve attendere per poter effettuare il rifornimento, la struttura è sovrautilizzata e necessita spesso di manutenzione. Oltre a Rovereto e Trento, infatti, i metanisti trentini possono usufruire di un solo altro impianto, sempre di proprietà di Tanzi, a Roncegno, sulla statale della Valsugana, lungo la corsia ovest che va verso Levico. Entro la fine dell’estate dovrebbe issarsi la bandierina del metano anche in via dei Ragazzi del ‘99, lungo la statale 12 in località “Il marinaio”.
Le cause del mancato decollo
Da Giuseppe Dalpiaz, responsabile carburanti dell’Ufficio attività commerciali della Provincia, la conferma di una sola altra autorizzazione concessa: all’Agip, sulla statale della Valsugana, a Levico in direzione Borgo.
In sei anni nessuna pratica è arrivata in fondo, nonostante un contributo provinciale per la costruzione di impianti a metano pari al 75% per una spesa ammessa di 400.000 euro. Perché nessuno riesce ad accaparrarseli?
Semplice: la società richiedente doveva avere sede legale in Trentino; e l’interesse degli autoctoni latitava. La bolzanina Alpengas ha per questo più volte trovato la porta chiusa. In Alto Adige i distributori sono otto, in Trentino tre, ma molte voci auspicano si arrivi ad un numero in doppia cifra. Al di là quindi dei paradigmi della più ortodossa economia di mercato, c’è uno sforzo dei funzionari più sensibili, come Valeria Albertini, del settore giuridico del Servizio commercio, per arrivare all’obiettivo di una rete distributiva più capillare.
Si è seguito il modello delle leggi lombarda e piemontese, arrivando alla misura forte dell’obbligo di una pompa di metano per le nuove aperture. I contributi non saranno esclusivi per le aziende con sede legale in Trentino, ma semplicemente operanti sul territorio provinciale. Nel corso delle riunioni della Terza commissione del Consiglio provinciale, un certo scetticismo è emerso dai proprietari delle stazioni di servizio, poco inclini a investimenti dal risultato economico non immediatamente visibile.
La mano pubblica è stata determinante nell’azione di stimolo in Lombardia, dove negli ultimi due anni il numero dei distributori è passato da 40 a oltre 100, sull’onda del comma legislativo secondo cui “la Regione stabilisce il numero minimo di impianti di carburante a metano per la rete autostradale e, per ciascun bacino di utenza, per la rete ordinaria”.
Prendendo esempio dai vicini lombardi “la Provincia potrebbe - spiega Mattia Civico - predisporre un piano di diffusione del metano per le comunità di valle. Nello scrivere la mia proposta ho contattato anche la Cooperazione Trentina e l’Aci e ho visto che ci sono le condizioni per creare delle alleanze”. Civico parla della possibilità di creare delle isole ecologiche all’interno di parcheggi di assestamento. I distributori di metano di nuova tecnologia quindi potrebbero trovare spazio anche tra i capannoni dell’area interportuale, oppure nel piazzale ex Zuffo.
Intanto, mentre il Trentino rincorre il metano, a livello di Euregio si parla già di “autostrada dell’idrogeno” (ricordiamo come, nel percorso verso le energie sostenibili, il metano costituisca il primo passo, sostituito poi dall’idro-metano e infine dall’idrogeno). A fine giugno a Bruxelles è stato presentato l’impianto pilota per la produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno lungo l’asse del Brennero. Sulla tratta Monaco-Modena, 600 km, si vogliono costruire 6 impianti. Il primo sarà a Bolzano sud, alimentato dalla centrale idroelettrica di Cardano.
Tutti i vantaggi
Meno emissioni. Rispetto alla benzina: -18% anidride carbonica, -72% ossidi di azoto, -75% ossido di carbonio, -88% ozono
Rispetto al diesel: -14% anidride carbonica, -100% particolati, -95% ossidi di azoto, -50% ozono
Rispetto al gpl: -5% anidride carbonica, -75% ossidi di azoto, -50% ozono
Più sicurezza. il metano ha una temperatura di autoaccensione doppia (595°C) rispetto ai combustibili liquidi e la concentrazione di combustione (5%) è molto maggiore della benzina (1%) e del gasolio (0.5%), fattori che contribuiscono ad abbassare notevolmente il rischio di incidente con sviluppo di incendio.
La densità e il peso specifico sono inferiori rispetto all’aria (aria = 1,29 kg/mc.; metano = 0,71 kg/mc.), quindi in caso di perdite di qualsiasi natura tende a volatilizzarsi, a salire verso l’alto disperdendosi in atmosfera. Invece l’alta pressione all’interno delle bombole (oltre 200 atmosfere) lo ha, soprattutto in passato, fatto considerare pericoloso. Oggi gli standard impiantistici ed i controlli hanno ridimensionato di molto i rischi.
Risparmio. Ai prezzi del giugno 2009 una vettura di media cilindrata con 10 euro di metano percorreva 187 km; con la stessa cifra di gpl 136, 104 con il gasolio, 77 con la benzina.
E le prestazioni? Un’auto a metano perde sullo spunto iniziale ed in salita rispetto ad una con motore a benzina o diesel, poi i valori si allineano sulle maggiori distanze. Confrontando i test Quattroruote per una Panda con cilindrata 1200, si vede come la motorizzazione a metano impieghi 20,6 secondi a raggiungere i 100 kmh, contro i 16,6 secondi del benzina; mentre per percorrere da fermo 400 metri le differenze si attenuano: 21 secondi per il metano contro 20 per il benzina.
da “Libro bianco metano per autotrazione 2009” e da www.federmetano.it
Percentuale macchine a metano
2006 | 2007 | 2008 | |
---|---|---|---|
Italia | 0,99% | 1,11% | 1,31% |
Trento | 0,35% | 0,44% | 0,53% |
Bolzano | 0,23% | 0,32% | 0,39% |