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QT n. 2, febbraio 2010 Servizi

Tempi di usura

Disoccupazione, debiti di gioco, separazioni famigliari... E l’usuraio ingrassa

Con la crisi e il conseguente aumento della disoccupazione, il rischio di cadere nelle grinfie dell’usura, anche bancaria, è esponenzialmente aumentato, anche se Nord e Sud mostrano problematiche differenti. Al Sud racket, estorsione ed usura sono un cancro che non si riesce ad estirpare. Nel nord Italia invece non esiste – a quanto pare - una rete mafiosa che supporta l’usura, si tratta spesso di rapporti privati degenerati, o famiglie che non conoscono i propri limiti finanziari.

La Fondazione della banca Crt di Torino è uno di maggiori enti che si occupa di famiglie, singoli o artigiani che non ce la fanno più. Situazioni di instabilità finanziaria che rischiano di spingere le persone nelle fauci dell’usura, o dare il colpo di grazia a conti già in balia di pesanti indebitamenti. I volontari dell’associazione “La Scialuppa”, a cui la Fondazione fa capo, hanno tutti dei trascorsi o sono tuttora attivi nel mondo delle banche e offrono la loro consulenza in casi di disagio. La Fondazione è stata costituita nel 1998, a seguito della legge antiracket e usura promulgata dal Governo due anni prima. Obiettivo è assistere le categorie sociali più deboli ed impedire che finiscano nella morsa di racket e usura.

Già nel 2007 l’area torinese delle grandi industrie cominciava a dare segni di sofferenza, ma il vero tracollo è arrivato nel 2008, con la crisi degli istituti bancari.  In quell’anno le richieste di aiuto giunte alla Scialuppa sono state 729, nel 2009 invece 1297, con un incremento del 92%. “Non tamponiamo i debiti, sarebbe inutile mettere una pezza oggi se il problema si ripropone comunque domani – spiega il dott. Antonio Delbosco, torinese ora in pensione con alle spalle una lunga carriera di funzionario di banca - Operiamo sul lungo periodo, facciamo un inventario dei debiti: da quelli con le banche a quelli con il medico”. E mentre qualche anno fa la maggioranza delle situazioni precarie coinvolgeva le famiglie degli operai, oggi il disagio si è allargato agli impiegati.

Un’altra causa importante dei debiti è il disfacimento familiare. Separarsi o divorziare costa. Ma il dato che fa più riflettere è l’aumento evidente dei debiti di gioco. Il gioco d’azzardo risucchia non solo gli stipendi, ma anche le esistenze, tanto che il Gap, il Gioco d’Azzardo Patologico, è una dipendenza che viene curata nelle Asl come quella da droghe.

Quando l’acqua arriva alla gola e le banche chiudono i rubinetti, entrano in gioco le società finanziarie. Non che i normali istituti di credito possano essere assolti con formula piena, spesso colpevoli di aver ecceduto nei finanziamenti, ma il tracollo 2008 ha imposto prudenza. Le finanziarie invece spesso operano al limite della legalità. Pubblicità ingannevoli promettono tassi d’interesse minimi, ma poi le cifre lievitano. C’è una sottile ma fondamentale differenza tra il tasso nominale che viene pubblicizzato e il tasso effettivo che si deve pagare. Qui si vede l’importanza degli asterischi, e delle cifre minuscole in calce ai contratti.

L’ultima definitiva spiaggia è rappresentata dalla cessione del quinto dello stipendio, o della pensione: in cambio di una percentuale del salario si ottengono crediti, ma le società, attraverso una lunga catena di intermediari e broker che naturalmente reclamano la loro fetta di torta, prendono anche il 60% di quello che cedono. E spesso si generano situazioni senza uscita.

I conti in rosso

Gli operatori spesso hanno a che fare con situazioni in cui la gente non sa fare i conti. “A volte basterebbe che le famiglie prendessero quaderno e matita come ai vecchi tempi. – spiegano i responsabili della Fondazione – Due colonne, le entrate e le uscite. Imparare a regolarsi di conseguenza”.

Il problema è a monte: manca la comunicazione tra componenti della famiglia, non ci si trova più intorno a un tavolo per parlare di come vanno le cose, anche per il conto in banca. Se si aggiunge una dilagante mentalità consumistica e la ricerca di uno status che spesso è al di sopra delle proprie possibilità, il gioco è fatto. La rateizzazione dei pagamenti e le carte di credito ottenute e usate senza criterio – c’è chi ne possedeva addirittura 8 senza potersele permettere -  sono la rovina di chi non sa autoregolarsi. Quando l’acqua arriva alla gola e le banche chiudono i rubinetti, entrano in gioco le società finanziarie. Il primo passo dunque è raggiungere la consapevolezza del problema.

Il passo successivo è trovare i finanziamenti. La Fondazione ha siglato accordi con sei banche, tra cui Unicredit e la Banca Popolare di Novara, per ottenere prestiti con durata fino a sei anni, e tassi agevolati intorno al 3,60% a fronte di percentuali superiori anche di 5-6 volte. L’ente assistenziale ci mette anche una garanzia fino all’80%, mai però totale, poiché “sarebbe quasi diseducativo – dicono – se l’obiettivo è quello di corresponsabilizzare il debitore”.

Per quanto riguarda la piccola e media impresa, i settori coinvolti sono gli esercizi commerciali, bar e negozi di parrucchiere in particolare. Spesso chi avvia un’impresa in questi campi non ha idea della professionalità necessaria per far fronte alla concorrenza, così si apre e si chiude nel giro di un anno.

Trentino, isola felice

Certo è che il nord Italia, in particolare il Trentino, è un’isola felice rispetto al Sud, dove l’usura è supportata da un sistema mafioso e intessuta in una trama sociale assai diversa.

L’usura è generata dal bisogno e incoraggiata dall’assenza delle istituzioni. Il Ministero dell’Interno nel 2006 ha stanziato 70 milioni di euro per la prevenzione e le casse del Fondo vittime dell’usura. Anche a Trento esiste l’ufficio competente: vi si rivolgono coloro che hanno attività commerciali danneggiate dagli usurai, sperando nella rifusione del danno. Gli stanziamenti possono arrivare a 100.000 euro. Ma il Fondo elargisce risarcimenti solo se le vittime denunciano i “carnefici”, e solo se il processo si risolve positivamente.

Il rapporto dell’ufficio trentino responsabile del Fondo afferma che, relativamente al 2008, “l’andamento dei fenomeni dell’usura e dell’estorsione ha continuato ad attestarsi su livelli non preoccupanti”. Spesso è difficile inquadrare gli episodi: a volte si tratta di rapporti psicologici degenerati, dal punto di vista umano l’usura si accompagna a situazioni di isolamento e solitudine personale. Solitamente il tunnel del ricatto è preceduto da un sentiero che sta ai margini: situazioni border line come l’indebitamento da gioco d’azzardo o da gioco in borsa sono un terreno fertile per gli usurai.

La lunga attesa

Sull’azione delle istituzioni in materia di usura è l’avvocato Roberto Di Napoli, che dal suo studio romano si occupa in prevalenza di casi di usura “Non si può fare aspettare la vittima per dieci o vent’anni. ‘Denuncia l’usuraio Ti conviene’ è un noto spot su alcuni manifesti o locandine: sono d’accordo e ciò deve fare la vittima se vuole essere aiutata. Ma poi? Lo Stato in quanto tempo ti aiuta? E se non hai da mangiare? Se hai il problema di una famiglia, dello stipendio ai dipendenti o di debiti con creditori?”.

Le vittime dell’usura faticano a chiedere aiuto. Esiste uno stigma sociale legato a queste problematiche?

“Le vittime sono disperate e so quanto sia difficile essere ascoltati. - spiega l’avvocato, che ha vissuto in prima persona e che lavora a stretto contatto con episodi di questo tipo - Non credo, però, che si possa parlare di un vero e proprio stigma sociale.

Le difficoltà, secondo me, sono dovute ai soliti mali italiani: l’indifferenza, la superficialità e, - prosegue polemico verso il Fondo di risarcimento - la lunghezza dei processi, visto che, per ricevere aiuto da parte del Fondo di solidarietà per le vittime, non basta un’istanza ma è necessaria la denuncia e, dunque, la pendenza di un procedimento penale. Per ottenere la concessione di un’anticipazione del mutuo agevolato previsto dalla legge, viene richiesto il parere del Pubblico Ministero, che non sempre è in grado di esprimersi subito. Andrebbero previsti, invece, maggiori poteri alle prefetture o ai servizi sociali dove dovrebbero esserci persone realmente competenti in materia affinché si assicuri che quelle vittime, dopo avere denunciato, abbiano da mangiare e un tetto sotto al quale porre al riparo la famiglia”.

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Federico Lasco

Commenti (1)

alfredo belluco

La mia famiglia e la mia azienda, hanno fatto condannare la più grande banca del Veneto per due gravi e collettivi motivi. visto che nessuno vuole scrivere delle mie vittorie giudiziarie, Vi chiedo un po' di spazio. grazie cordiali saluti 3396473870
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