“Santa Chiara, niente rivoluzioni”
Intervista al nuovo Presidente del Centro Culturale S. Chiara, Ivo Gabrielli
“La prima cosa da non fare è la rivoluzione”.
Un esordio umile per il nuovo presidente del Centro Culturale S. Chiara, Ivo Gabrielli, che dal 29 ottobre scorso, data dell’insediamento ufficiale, governa il timone del primo centro di cultura trentino. Dal mondo dell’economia trentina a quello della cultura, per investitura dell’assessore Panizza, che lo ha definito, nel discorso di nomina, “espressione delle valli”. Nel curriculum di Gabrielli si legge Cassa di Risparmio (1963-’78), Cassa Rurale di Mezzolombardo, Federazione delle Cooperative come responsabile della formazione del personale. E ancora: Cassa Rurale di Tuenno, di Povo e poi, dopo la fusione con Villazzano, direttore della Cassa Rurale di Trento fino al 2001. Alla voce cultura invece si legge Federazione Trentina dei Cori, in cui ha avuto ruolo di vicepresidente per dieci anni, fino al 1990, e un breve incarico come presidente del Consorzio Scuole Musicali trentine. Fino al salto di qualità a presidente del S. Chiara. Una “mentalità organizzativa”, come lui stesso si è definito, che entra in punta di piedi nella nuova realtà che gli è stata affidata.
Ha mai avuto rapporti con la politica?
No, non ho mai avuto rapporti con la politica. Ma non perchè io abbia voluto starci lontano, ma ho cercato di tenere sempre molto distinti i due ambiti, il mio ruolo di direttore di istituto di credito locale e la politica.
In campo culturale, che strada prenderà la programmazione del S. Chiara?
Il calendario attuale era già stato approvato dalla precedente amministrazione, mentre è difficile dire che direzione prenderà in futuro. Non credo cambierà di molto. Quello che invece si modificherà è il fatto che è entrata in vigore la nuova legge 15 sulla cultura. Essa prevede un nuovo regolamento: due organismi ai quali sono demandate prerogative di gestione e di programmazione. In precedenza ce n’era soltanto una che era il consiglio di amministrazione al quale era affiancato il collegio dei revisori dei conti. Adesso invece è stato istituito anche il cosiddetto Comitato di indirizzo, che dovrebbe tracciare le linee generali di programmazione all’interno delle quali poi si dovrà muovere il consiglio di amministrazione. Non si può parlare di subordinazione o sovra-ordinazione di uno rispetto all’altro. Né ci risulta che i componenti del Comitato siano stati già nominati.
Chi nomina il Comitato di indirizzo?
Dagli organi che costituiscono il S. Chiara, vale a dire la Provincia, il Comune di Trento e da poco anche il Comune di Rovereto. E in futuro, anche altri organismi qualora se ne aggiungessero. Le competenze specifiche del comitato non sono ancora compiutamente definite, ma avrà un ruolo importante sull’attività di programmazione del Centro e nel fargli assumere un ruolo rivolto all’insieme della provincia.
Anche la sua presidenza si immagina abbia questo senso.
Bisognerebbe chiederlo all’autorità politica che mi ha nominato. Ma potrebbe anche essere. Io provengo dal mondo dell’economia più che da quello della cultura, però ha avuto la fortuna di fare esperienza in realtà sia cittadine che nelle valli, e questo mi ha portato a sviluppare sensibilità particolari. Ho sempre cercato di coltivare un senso di unitarietà del territorio provinciale, riconoscendo che esiste una realtà cittadina che non va separata dal resto della provincia.
Rapporto centro-periferia. Il nuovo Teatro di Vezzano è stato inaugurato da poco, gestito da un ente veronese. Che rapporto c’è tra S. Chiara e questa come altre realtà indipendenti?
Sono presidente da troppo poco per esprimere un parere su questa specifica iniziativa. Ma sicuramente bisognerà curare il modo di rapportarsi con queste realtà presenti sul territorio facendo diventare il Santa Chiara punto di riferimento per la cultura su tutto il territorio, proprio come prevede la nuova legge. Ad esempio le scuole musicali, che sono distribuite ad ampio raggio in tutta la provincia. Queste realtà potrebbero essere elementi di riferimento e collaborazione con il S. Chiara nell’ambito un progetto di crescita culturale della periferia.
E come si intende il rapporto con Rovereto che mette in scena una stagione autonoma, ha un teatro, lo Zandonai, in fase di ristrutturazione, che quando sarà rimesso a nuovo porterà una grande vivacità culturale. Che tipo di rapporti volete tenere? Non a caso il comune di Rovereto è da poco entrato nella gestione del S. Chiara...
I rapporti che il S. Chiara tiene con gli enti che lo costituiscono sono regolati da una convenzione e quella con Rovereto deve ancora essere approntata. È evidente che nel momento in cui entrerà a regime l’offerta di Rovereto bisognerà trovare accordi. Bisogna rendersi conto però che il S. Chiara ha dei ruoli di tipo quasi “esecutivo”, non decisionale, secondo la nuova legge. Dobbiamo capire la volontà politica degli enti, della Provincia e dei Comuni, per partecipare al disegno che dovrebbe portare - e mi auspico che porti - a una razionalizzazione delle attività sul territorio. Per evitare dispersioni di risorse.
Altro capitolo. I rapporti con le realtà “off” soprattutto urbane: teatri sperimentali, iniziative dei giovani ecc. Come vi ponete nei loro confronti? Al di là dell’affittare gli spazi a tariffe agevolate.
Esistono tutta una serie di realtà, iniziative private e sociali, una cultura che nasce per imitazione, oppure per importazione...il S. Chiara non può seguire tutto ed abbandonare tout-court la mission che ha seguito finora. Ma un settore che si merita un occhio particolare è quello giovanile. Ciò vuol dire favorire attività che propongono una crescita culturale dei giovani, esperienze giovanili. È un lavoro enorme ed evidentemente il Centro S. Chiara non può fare tutto, però l’attività, gli interessi dei giovani vanno tenuti ben presenti, altrimenti rischiamo di fare teatro per un pubblico che di giovani non è.
In che modalità volete incentivare le attività giovanili?
Vedremo. Ad esempio il teatro amatoriale trentino, che non è solo dialettale, va tenuto in considerazione, spesso sono i giovani che scrivono i testi, creano... Ma in questo campo gioca un ruolo fondamentale il Comitato di indirizzo, che dovrebbe raccogliere queste istanze dall’esterno e dagli enti proprietari e dare le linee guida. Con questa nuova struttura, il ruolo del consiglio di amministrazione e del presidente è quello di gestire il centro, non di progettare le direttive culturali.
E in materia economica? Il S. Chiara sembra non godere di ottima salute...
Mi hanno insegnato a ragionare in termini organizzativi. Il che vuol dire che quando mi metto a fare qualcosa devo prima definire gli obiettivi a cui lavoro, poi i meccanismi e quindi trovare le risorse. Questo è il concetto che voglio portare qui. Non sono ancora entrato nello specifico delle risorse dell’ente. Ma è evidente che una modifica dei ruoli comporterà una valutazione seria delle risorse affidate al S. Chiara. Bisognerà valutarle in base ai nuovi obiettivi.