Nuove tendenze in pittura
“Laboratorio Italia. Nuove tendenze in pittura” a cura di Ivan Quaroni Milano, Johan & Levi, 2007. Pag. 224, 38.
Era il lontano 1994 quando uscì, per Electa, il terzo volume dedicato alla pittura in Italia del ‘900. Da allora la maggior parte degli artisti italiani che si sono affermati sia a livello nazionale che internazionale attendono ancora un’ufficializzazione da parte della storiografia artistica, sebbene la critica, anticipata spesso dal mercato, non sia rimasta con le mani in tasca. Ben vengano, dunque, nell’attesa di lavori più sistematici, pubblicazioni come "Laboratorio Italia. Nuove tendenze in pittura", curata da Ivan Quadroni e dedicata ai giovani artisti italiani che hanno iniziato ad operare in campo pittorico tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del nuovo secolo. Pittura, dunque, come ritorno al piacere delle superfici definite, dopo i canti delle sirene della videoarte, dei live-media, dell’Internet art e di tutte le altre declinazioni tecnologiche della pratica artistica, dimostratesi col tempo solo una delle tante forme espressive possibili. Il web, d’altronde, rimane comunque pane quotidiano per molti degli artisti presentati nel volume, imbevuti di culture (e subculture) globalizzate, dalle iconografie glamour di molti cartoon a quelle più ruvide della street culture.
Il volume è costituito da 52 schede di altrettanti artisti. Ricalcando il modello di alcune pubblicazioni straniere, l’autore ha dedicato a ciascuna personalità, presentata in ordine alfabetico, 4 pagine. Ogni scheda, accompagnata da un discreto numero d’immagini, si apre con un’analisi critica del lavoro dell’artista, seguita dall’elenco delle principali mostre, per concludersi con delle valutazioni di mercato, non sappiamo quanto affidabili. Il tutto in versione bilingue italiano/inglese, per dare un respiro internazionale alla pubblicazione.
Prima di passare ad alcune considerazioni sugli esiti degli artisti presentati nel volume, e dunque al termometro della giovane arte contemporanea italiana, occorre accennare ai criteri che han portato alla selezione del gruppo di pittori. Nel testo si parla infatti della parola magica "qualità", termine, in fin dei conti, discretamente soggettivo e per certi versi perfino inattuale, preferendosi per l’arte contemporanea altri criteri di valutazione, da quelli estetici a quelli sociologici. E in effetti il testo - unico neo di una pubblicazione comunque da consigliare agli appassionati di arte contemporanea - pecca forse un po’ di soggettivismo.
Abbiamo accennato alla centralità di Internet e di un linguaggio in qualche modo globalizzato. Assumendo tale parametro come termine di confronto tra le diverse personalità, l’autore ha individuato due tendenze diametralmente opposte: da una parte artisti che guardano con favore a questo immaginario globale mass-mediatico, scandito da loghi, icone neo-pop, grafiche super flat e voyeurismi di ogni sorta; dall’altra pittori che, con una buona dose di virgolette, potremmo definire "anacronistici" per la loro tendenza a unire elementi figurativi tradizionali, a volte perfino spiccatamente retrò, con altri al contrario creativi e innovativi.
All’interno di questa tendenza, di particolare interesse appaiono alcune soluzioni intrise di atmosfere profondamente noir, quasi trasfigurazioni oniriche dell’inquietudine che affligge il mondo contemporaneo. E’ questo il caso delle visioni crepuscolari di Danilo Buccella, ma anche delle fiabe neogotiche e animalesche di Ericailcane e Elena Rapa, delle evocazioni simboliste di Umberto Chiodi e dei divertissement barocchi di Vanni Cuoghi. Di quest’ultimo risultano di particolare efficacia alcune cartoline artistiche d’inizio ‘900, alterate dall’artista con una serie di interferenze iconografiche.
Numericamente dominanti all’interno del volume gli artisti che, con distacco e spesso ironia, si confrontano al contrario con la babele mass-mediatica. Immagini piatte, fortemente televisive, dominano ad esempio le narrazioni fiabesche di Gabriele Arruzzo e i paesaggi tratti da videogames di Andrea Buglisi, ma anche i lavori neo-pop di Massimo Gurnari, che ricicla in chiave contemporanea alcuni volti domestici di pubblicità degli anni ‘50 e ‘60 (come la ragazza sorridente dei dadi Star), nonché il decorativismo grafico di Eloisa Gobbo. Un’ironia dissacrante a tratti neo-punk intride le opere del collettivo Laboratorio Saccaridi, i cui bersagli prediletti sono i personaggi trash dello show business (come Paris Hilton), ma anche l’italica morbosità per le tragedie familiari (da Cogne a Erba). Sui generis, ma con iconografie incentrate sul mainstream artistico-musicale, sono invece i lavori dell’unica trentina documentata nel volume, Laurina Paperina. Della giovane artista di Mori, già al centro di un articolo-intervista su Questotrentino (vedi Gli scarabocchi di Laurina Paperina), segnaliamo in chiusura, a proposito di pubblicazioni, l’uscita del suo primo libro d’artista, Braindead (Edizioni Perugi Arte Contemporanea, Padova).
Nel chiuso e poco valorizzato panorama dell’arte contemporanea trentina, è sempre bello vedere che qualcuno, non certo grazie all’aiuto delle istituzioni locali, riesce ad emergere dal mare piatto del localismo per addentrarsi nelle acque tempestose della scena artistica internazionale.