Lo sfacelo postale
Fra disservizi e coniglietti in peluche.
Compact disc, pennarelli, articoli di cancelleria, libri (la collezione "Harmony"), telecomandi, confezioni di plastilina, prese elettriche, coniglietti in peluche, una fantastica "Scopa ruotante", fino al "Crunch Trainer", un costoso attrezzo per fare ginnastica.
Dove siamo? All’ufficio postale di via SS. Trinità a Trento, la sede centrale. Un merchandising casuale, allegro e colorato (a quando i profilattici e le lucaniche?), che però gli utenti non sembrano apprezzare. Forse le loro richieste all’azienda vanno in altra direzione.
Ce lo suggerisce la notizia comparsa sul Trentino del 6 giugno: novantotto uffici postali di tutta la provincia resteranno chiusi durante l’estate. "Tutto questo a causa della carenza di personale che vede l’azienda costretta a chiudere le sedi per far godere le ferie (anche arretrate) ai dipendenti. Questo provocherà enormi disagi alla clientela".
Una chiusura a macchia di leopardo: in certi posti il disagio sarà relativo, con gli sportelli inagibili "solo" al pomeriggio, come ad Arco, dove la cosa durerà dal 2 luglio al 31 agosto. Oppure la serrata sarà totale: per pochi giorni come a Pomarolo (dal 18 al 23 giugno) o per un mese e più, come a Padergnone (dal 3 luglio al 7 agosto). In certi casi, poi, i cittadini dovranno segnarsi le date sul calendario per non dimenticarsi: a San Sebastiano di Folgaria, ad esempio, sarà tutto un apri e chiudi (11-23 giugno, 8-21 luglio, 13-25 agosto, 10-22 settembre: questi i periodi di sospensione del servizio).
Ma i problemi ci saranno anche a Trento: "La chiusura degli uffici di Trento Sud e Gardolo porterà un’affluenza pazzesca su Trento centro e costringerà i dipendenti a un superlavoro" – avverte un sindacalista. E noi aggiungiamo che ci sarà da divertirsi a vedere dove arriveranno le code alla Posta centrale, dopo il trasloco degli uffici sul retro del palazzo e il conseguente restringimento degli spazi.
Di poche settimane prima era la notizia di 25 tonnellate di corrispondenza giacente a Trento in attesa di consegna. La circostanza è stata ripresa da un’interrogazione in Parlamento del leghista Sergio Divina, che aggiunge un’altra significativa annotazione: "Pare che arrivino ai destinatari trentini avvisi e bollette ormai già scadute, al punto che una società di servizi ha prorogato i termini per i pagamenti delle bollette pervenute agli utenti in ritardo". E per fortuna che non siamo in periodo elettorale o di festività!
Se la cosa può consolare, non è che altrove vada meglio. Cogliamo fior da fiore da altre interrogazioni alla Camera presentate nel mese di maggio. A Trieste lamentano che la posta imbucata in città, in seguito a una sedicente "razionalizzazione", viene portata per la lavorazione a Padova, ragion per cui da Trieste a Trieste una lettera ci impiega una settimana.
Dal Piemonte l’on. Cardano ricorda che dal ‘94 al 2004 i dipendenti delle Poste sono passati da 234.000 a 153.000, con la conseguenza, in sede locale, che "in decine di comuni la posta non viene recapitata o viene consegnata a singhiozzo".
In Lombardia protestano per bollette recapitate fuori tempo massimo o non arrivate proprio. Alcuni comuni sono andati a lamentarsi dal prefetto. Un sindaco ribadisce un’ovvietà: "E’ inutile che le Poste pubblicizzino tanti servizi se non si soddisfano quelli essenziali"
Altra corrispondenza accumulata viene segnalata dalla Puglia, eccetera eccetera.
Tutto ciò avviene poco dopo l’estensione a tutta la corrispondenza del francobollo di posta prioritaria, che dovrebbe garantire l’inoltro di lettere e cartoline entro le 24 ore.
A questo punto avremmo da riferire le nostre sciagurate private esperienze di utenti, con le crescenti proteste di abbonati ai quali il giornale arriva con ritardi inammissibili. O ricordare come, qualche tempo fa, la stampa dei nostri bollettini di conto corrente postale abbia richiesto oltre tre mesi di tempo: anche in quel caso – ci dissero – per effetto di una "razionalizzazione" che aveva trasferito i competenti uffici a Venezia.
Può bastare?