Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 5, 12 marzo 2005 Monitor

“Variazioni sul cielo”: promesse e non mantenute

L'origine dell'universo e della vita, da un testo dell'astrofisica Margherita Hack. Poeticamente riusciti i video-interventi della stessa scienziata, il resto è spesso un'occasione mancata.

Molta curiosità ha suscitato "Variazioni sul cielo", perché portava con sé l’aura di uno spettacolo inedito per la tematica investigata: l’origine dell’universo e degli esseri viventi, facendo il tutto esaurito fin dal suo debutto al Mittelfest 2004 e successivamente nei teatri ospitanti di tutt’Italia.

Margherita Hack.

La figura dell’astrofisica Margherita Hack ha donato alla rielaborazione drammaturgica, che del suo testo "Sette variazioni sul cielo" hanno realizzato il regista dello spettacolo Iaquone e l’attrice Sandra Cavallini, la garanzia di nume tutelare per il prestigio di cui gode largamente, sdoganando l’idea che il linguaggio della scienza sia compreso solo dalla ristretta cerchia degli esperti. La Hack interviene direttamente nello spettacolo, a volte non solo in video-intervista, ma anche in presenza fisica, come al debutto e al Teatro Eliseo di Roma.

Lo spettacolo, suddiviso in un prologo, sette sezioni ed un epilogo, si avvale della presenza di un’unica attrice-voce recitante, Sandra Cavallini, affiancata da un gruppo di musicisti i C-Project; mentre da alcune installazioni multimediali e da grandi schermi si affacciano le immagini siderali, quelle di grafici matematici, di corpi umani danzanti e fluttuanti in acqua e di formiche mastodontiche: immagini che occupavano anche il boccascena e la zona adiacente al palco.

L’avvio dello spettacolo è segnato da un omaggio a Kubrick, per la citazione di un meteorite vagante che lanciato a velocità dà inizio alle trasformazioni dell’universo e degli uomini. Fin dal prologo s’intrecciano tutti i fili che formano il tessuto drammaturgico dello spettacolo: le citazioni bibliche legate ai progenitori, in quanto la loro presenza è l’atto centrale della cosmogonia biblica, la libertà concessasi da Eva nell’infrangere il divieto di Dio, la curiosità e la libertà dalle auctoritates, elementi che costituiscono i fondamenti stessi della ricerca scientifica. In successione anche la materia di cui siamo costituiti è quella stessa che forma l’universo, e dunque il calcio, il ferro, il magnesio, così ci dice Margherita Hack mostrandosi da uno dei grandi schermi installati sullo spazio scenico; l’esplosione della materia, il primordiale Big Bang ci ha relegato come monadi perdute in una periferia del sistema solare.

Tuttavia, questa affermazione avrebbe avuto bisogno di un ulteriore approfondimento, in considerazione della lunga speculazione filosofica e letteraria sul legame ineludibile tra l’uomo e l’universo, che in ultima analisi investe la stessa condizione umana. Lo spettacolo continua con la presenza scenica della Cavallini che, come un filo rosso, lega la successione delle sezioni, narrando della curiosità d’investigare dell’uomo e della nascita degli stessi presupposti del metodo scientifico grazie a Galilei e alle sue scoperte. In particolare modo, quelle dei pianeti di Giove, che costituiscono una prova del funzionamento del sistema solare su scala ridotta, e quella che lo spazio cosmico è infinito, non misurabile e senza alcun centro.

E mentre le sezioni dello spettacolo si susseguono come quadri, scopriamo che lo spazio conosciuto e visibile è in realtà solo il 5 per cento, mentre il restante 95%, sostanziato di oscurità intangibile, ma presente e reale, che "non emette luce non emette raggi gamma, raggi x, onde radio, è quella che si chiama appunto la materia oscura" , come afferma la Hack. Il che conduce alla considerazione che esiste una vasta inspiegabilità nella configurazione dell’universo.

E tuttavia lo spettacolo, complessivamente, ha molto promesso e poco mantenuto. Trattare di corpi celesti e di universo non implica che, date la loro lontananza e la profondità del nostro sguardo teso a scrutarli, la materia s’impregni per osmosi di profondità.

Le parti si succedono con un fare illustrativo e un po’ inerte, alla visionarietà è stata preferita la visione; ciò che davvero manca è una facoltà mitopoietica, proprio quella che ci saremmo aspettati dal trattamento della materia "siderale".

Il grande assente è l’uomo, o meglio l’indagine della sua condizione nell’universo, in quanto suo principale inquilino .

Gli aneliti gnoseologici di tutti i tempi, condivisi dalla teologia, dalla filosofia e dalla mitologia, riassumibili con i comuni interrogativi: "Da dove veniamo, chi siamo…", avrebbero dovuto dar conto dell’impianto concettuale; invece si comprende che, pur essendo stati probabilmente i fini dello spettacolo, sono schivati o al più abbozzati solo frammentariamente. Eppure la materia dello spettacolo, per quello che si è visto, non è soltanto cosmica e astronomica, ma profondamente umana, proprio perché è l’agire umano che si è confrontato col cielo. Oltre a ciò, è innegabile che gli inserti in cui la Hack appare, rappresentano uno squarcio di poetica verità umana, colto nel processo di farsi pensiero.

La Hack incanta perché la sua narrazione è condotta sul filo di una grande filosofia, che sa mirabilmente coniugare le facoltà di ragione e d’immaginazione. Allora si comprende che gli steccati disciplinari si debbono mescolare e che la scienza può abbracciare la poesia e la filosofia.

Un esempio? La narrazione scientifico-poetica sui multiversi espandentisi l’uno dentro l’altro, che solo una forte carica fantastica può concepire. E in chiusura, va detto che si è sentita tanto la mancanza di una voce come quella di Leopardi, che pure importanti interrogativi ha rivolto, in molti luoghi della sua opera, all’universo e ai corpi celesti, mostrando, da quelle altezze indefinite, l’infelice condizione umana.

Parole chiave:

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.