La destra in cerca dell’alternativa a Dellai
Dopo la provocazione di Kessler, “auspico una concorrenzialità del centro-destra”. Viaggio tra le nuove leve della Casa delle Libertà: a che punto è l’alternativa a Dellai?
E' nota la provocazione dell’on. Gianni Kessler (Giovanni Kessler, nemico del popolo): "In politica, come in economia, serve la concorrenza: i partiti di centrosinistra non fanno più politica, quindi mi auguro che il centrodestra trentino capisca che se si mette assieme può giocarsi la partita".
Ora, sui deficit politici del centrosinistra concordano in tanti, a iniziare dagli elettori, rivelatisi perplessi nelle ultime tornate; ma il centrodestra trentino è in grado di presentare un’alternativa credibile? Noi lo ricordiamo balbettante, chiuso tra gli inciuci di Mario Malossini, che per quasi tutta la legislatura ha svenduto l’opposizione per qualche piatto di lenticchie, e le sguaiatezze leghiste, ottime se si vuole conquistare il 5-10% dell’elettorato, esiziali se si punta alla maggioranza.
Se a questo aggiungiamo l’ormai storica incapacità della destra di trovare candidati condivisi e credibili (ricordiamo alle ultime provinciali la penosa riesumazione dell’ex-presidente Andreotti), vediamo che il centrosinistra può dormire sonni tranquilli.
Ma forse ha dormito troppo. Infatti, da alcuni mesi, diversi segnali parlano di movimenti nel centrodestra: rivitalizzato dagli ultimi risultati elettorali, si è reso conto di non essere battuto in partenza. E sta attrezzandosi, perché pensa che forse il colpaccio è possibile.
Per verificare la situazione, abbiamo sentito alcuni esponenti dell’area. Non Malossini, che ormai, più che una risorsa, è un problema: coordinatore di Forza Italia, con buoni legami con Roma, con Formigoni e la lobby della Compagnia delle Opere, non intende rinunciare al posto di candidato: ma, condannato per corruzione, è indigesto ad una parte decisiva dell’elettorato (per fortuna in questo ci distinguiamo dalla Sicilia), e nella sua attuale sconcertante legislatura ha dissipato vagoni di credibilità; e poi, sulla breccia da trent’anni giusti, è ormai un volto "vecchio", espressione dell’inamovibilità del ceto politico.
Più interessanti appaiono alcuni volti nuovi, di quarantenni che stanno acquisendo consensi nella loro area. Ci riferiamo a Marcello Carli, dell’UDC, consigliere provinciale; e a Walter Viola, anch’egli consigliere provinciale e delfino di Malossini, di cui potrebbe essere pronto a prendere il ruolo. Infine non iscritto a partiti, ma sicuramente di destra, il sindaco di Mezzolombardo Rodolfo Borga, che in questo ruolo sta ottenendo significativi riconoscimenti da un’area ampia di concittadini.
Partiamo, nei nostri colloqui dal giudizio sulla Giunta Dellai, punto di partenza imprescindibile per chi intende costruirne un’alternativa. Anche perché, a dirla tutta, il centrodestra in questi anni alternativo lo è stato proprio poco: il suo orientamento è sempre stato "Dellai, prendi al governo noi al posto di questa sinistra che ti dà tanti problemi". Insomma, una posizione di pietosa subalternità, punto di partenza difficile per mettersi poi a parlare di alternativa.
"Partendo dalla provocazione di Kessler – ci dice Walter Viola - di sicuro in Trentino un cambio di rotta sarebbe auspicabile, e non tanto, come argomenta lui, per svegliare il centrosinistra, ma perché in questi anni di riforme vere non ce ne sono state.La riforma istituzionale proprio in questi giorni ci sta offrendo uno spettacolo di litigi poco edificanti; l’unica cosa sicura – e positiva - è la gestione associata tra più comuni di alcuni servizi, e quasi sicuri sono gli ambiti delle Comunità di Valle: tutto il resto è demandato ad accordi successivi. Quindi tutto il dibattito, se stiamo facendo degli staterelli, se frammentiamo il Trentino, è virtuale, perché i contenuti effettivi della riforma sono pochi.
E così per la riforma della ricerca: si sa solo delle Fondazioni, ma che cosa questo significhi è ignoto, il passaggio del personale da rapporti pubblici a rapporti privati, non si capisce se sia un dato positivo. Poi si sa solo che si spendono soldi, ma senza poterne vedere e giudicare le ricadute, sul sistema economico, sull’occupazione dei giovani.
E ancora, riforma della scuola, che in realtà è la realizzazione di un testo unico, ottima cosa, per carità, ma che non rappresenta certo una grande novità per gli studenti. Infine la riforma dell’ITEA, che di novità ne ha introdotte, ma negative, anzi calamitose.
In genere tutte queste riforme hanno generato più mal di pancia che consenso, anche all’interno della maggioranza. Ora il punto è ridare credibilità alla Provincia in quanto soggetto capace di rispondere ai bisogni della comunità, e di dare prospettive di sviluppo".
Marcello Carli parte da un altro approccio: "Il rischio è soprattutto nell’arroganza del potere che questa coalizione sta dimostrando, tanto a livello di Consiglio provinciale quanto nella società, basta vedere l’attuale incredibile querelle contro il Difensore civico, cui si vorrebbe impedire di comunicare quello che fa".
Questa arroganza da dove nasce?
"E’ una maggioranza fatta per vincere le elezioni, non per governare; il risultato è che l’eterogeneità delle culture rende complesse le mediazioni. E allora, per non confrontarsi con le diversità al proprio interno, la maggioranza ricorre all’arroganza, con le minacce del ritiro delle deleghe agli assessori, e quindi il ritorno a casa dei consiglieri supplenti. Questo, si ripercuote a cascata sui partiti, che litigano al loro interno, si fratturano, dalla Margherita ai DS. E quando quello che unisce è solo il potere, il suo esercizio fatalmente diventa arrogante. Ma noi siamo in una repubblica, non in un principato: tutto questo non paga, viene rigettato dalla gente, come si è visto nelle comunali del 2005, dove gli elettori hanno cambiato le amministrazioni, da Mori a Rovereto, ad Ala, a Lavis; e nelle ultime elezioni politiche, dove in 123 Comuni Forza Italia e UDC hanno battuto l’Unione.
A questo punto l’alternativa è un problema di democrazia sostanziale, di cui cerchiamo di farci carico".
E’ questo il problema: l’alternatività del centro-destra a Dellai, che in questa legislatura non è proprio emersa.
"Il fatto è che noi pensavamo di interloquire con una parte della maggioranza su alcuni aspetti valoriali su cui la sinistra ha altri riferimenti: la famiglia, le scuole cattoliche...".
Beh, in Provincia non si legifera sui Dico, e per quanto riguarda le politiche di sostegno, tipo asili nido, la sinistra è la prima sostenitrice. Quanto alle scuole cattoliche, i soldi glieli hanno dati.
"Ma con i mal di pancia della sinistra o addirittura i voti contrari. Insomma, noi pensavamo ad un rapporto con la Margherita su questi valori, ma hanno deciso diversamente".
Ci credo, la sinistra gli ha dato tutto... Queste non possono essere le motivazioni di un’alternativa.
"Quel discorso è chiuso, ora stiamo cercando di costruire un’alternativa di governo a una maggioranza che, nella sua attività legislativa, ha inteso centralizzare nella Provincia: vedi le riforme sulla ricerca, sulla scuola...".
Non certo nel Piano Urbanistico Provinciale...
"Il PUP è soprattutto confusione e mancanza di visione strategica; l’unica certezza sono le invarianti (le zone a salvaguardia, n.d.r.), che sono un terzo del territorio. Dopo di che, se vediamo la politica turistica di Bolzano, le differenze sono macroscopiche: basti fare un confronto fra la qualità dell’offerta turistica di Caldonazzo e di Caldaro".
Forse proprio perché hanno qualche invariante in più…
"No, perché hanno una politica vera, che punta ad un’economia turistica di qualità, più che di quantità. Più in generale c’è un problema di strategia dello sviluppo: la Provincia ha fatto un BIC (Business Innovation Centre, una struttura di supporto alle piccole imprese, n.d.r.) a Rovereto, uno a Trento, a Pergine, a Borgo, a Mezzolombardo, a Pieve di Bono, quando forse valeva la pena realizzare un parco scientifico tecnologico vero, accorpando i centri di ricerca e facendogli svolgere il ruolo di incubatori di nuove imprese ad alta tecnologia. Così sui centri per le esposizioni: Riva, Trento, Pergine, Mezzolombardo...".
Insomma, una frammentazione territoriale?
"Semplicemente non c’è visione strategica di lungo periodo".
In queste analisi ci paiono assenti gli elementi di fondo, le forze che spingono verso una o l’altra direzione: le lobby, i potentati locali. Con un dubbio di fondo: il centrodestra vuole uno sviluppo alternativo a quello dei poteri consolidati, o vuole solo sostituirsi a Dellai nei rapporti privilegiati con questi poteri? Affrontiamo il tema alla larga.
La Margherita viene da molti accusata di essere un insieme di potentati locali. Siete d’accordo?
"La Margherita è un effetto della diaspora DC, il che è stata una caratteristica vincente – ci risponde Viola - Ora però il rischio è l’attenzione esclusiva al contenitore svuotato di contenuti: al dibattito congressuale, fra Lunelli e Zeni, si è parlato solo di questioni interne, il Trentino non c’era. L’attenzione è troppo rivolta verso la gestione del potere, con gravi carenze nella capacità di sintesi, di mediazione. Tra l’altro, gli alleati non aiutano e la Margherita si trova schiacciata fra una sinistra molto radicale e poco popolare, che trascura i temi del lavoro, delle battaglie sociali (hanno accettato senza problemi la privatizzazione dell’ITEA!) e perde il proprio ruolo, e gli autonomisti, che non sono capaci di alcuna proposta autonoma, perché gli interessa solo la compartecipazione al potere. E qui entra in gioco il nostro ruolo alternativo".
Anche voi, come capacità di lavorare assieme, magari sui contenuti, non avete proprio brillato.
"Verissimo; ma ci stiamo lavorando. Al di là dei personalismi, la volontà esplicita di andare avanti assieme c’è, perché percepiamo una richiesta di cambiamento. Si tratta di costruire passo passo un’alternativa credibile, in cui siano rimarcati i contenuti: ruolo della Regione e della Provincia, quali opzioni per lo sviluppo del Trentino, quale ruolo della famiglia".
"Ci stiamo lavorando, con convinzione e assiduità – risponde Carli - Non è un lavoro che appare sui giornali, ma molto sostanziale".
Tempo ce n’è prima della campagna elettorale, però dopo 8 anni di opposizione, mi sembra poco; una vostra visione strategica non è visibile.
"Sotto la cenere c’è il fuoco, sotto la superficie stiamo lavorando; siamo stati scottati dalle esperienze passate, dalle divisioni, non vogliamo perdere nessuno, valorizzare tutti, ed esprimere un progetto solido e condiviso" - risponde Viola.
Tra quanto?
"Prima dell’estate. Ora stiamo mettendo a punto la macchina, il warm up lo faremo nella tarda primavera, per essere in pista a settembre – afferma Viola.
"La proposta politica può esserci entro la fine dell’anno" secondo Carli.