Rovereto a rischio tangenziale
Un progetto devastante e inutile, anzi, dannoso. Ma soprattutto uno spreco incredibile. Che evidenzia una cosa chiara: non si hanno progetti per il futuro.
Rovereto, settembre 1998. Un agente immobiliare mi mostra un appartamento a Rovereto, in zona S.Ilario. Un po’ troppo periferico a dire la verità. Il lavoro mi ha portato a Trento, ma Trento alla sera è (stiamo parlando di dieci anni fa, le cose poi sono cambiate) una città spettrale, probabilmente in Kamtchatka al confronto si divertono come dei matti. Viceversa Rovereto è più piccola, ma sembra più vivace. Una architettura più ariosa, con dei bei giardini. Dopo cena la gente su corso Rosmini parcheggia in doppia fila, niente di male, almeno significa che i Roveretani non vivono solo per il lavoro. Poi si sta costruendo il MART, che probabilmente sarà il più importante museo di arte contemporanea in Italia. Non male per una cittadina da 30.000 abitanti. Significa che ci sono progetti, che girano idee.
Mentre giro per l’appartamento guardo la vallata dalla finestra e vedo una cosa stranissima: in mezzo al verde delle vigne si erge un viadotto gigantesco. Ma è stranissimo, sopra non ci sono auto e poi sembra non avere alcun senso: a cosa serve costruire un viadotto in piena pianura?
Per di più è proprio "storto", fa due curve apparentemente senza senso, che non servono ad aggirare nessun ostacolo. Se mi dicono che è un istallazione di arte moderna del MART, io ci credo. "Scusi: e quel coso a che serve?", chiedo all’agente. "Cosa? Quello? Mah,è la prima volta che lo vedo anch’io...".
Qualche mese dopo il viadotto sarà inaugurato e mi sarà spiegato perchè è stato costruito. La strada che percorrevano i camion per uscire dalla A22 e inserirsi nella statale del Brennero era, per circa una cinquantina di metri, troppo stretta. I camion dovevano rallentare. Non è stato trovato intervento più semplice (allargare la strada, forse?) che costruire questo bel manufatto, a gloria imperitura della floridezza del Trentino: complimenti. Tutti i roveretani lo odiano.
Rovereto, febbraio 2007 In Sala Filarmonica c’è un dibattito interessante: "L’Università a Rovereto: quale futuro?". Da Rovereto ogni tanto rimbalzano sui giornali rivendicazioni sempre più campanilistiche: "Trento ci deve dare la sede di almeno due assessorati. Vogliamo dall’Università almeno una Facoltà di peso". In realtà non si capisce perché mai uffici e studenti si dovrebbero spostare da Trento e perché proprio a Rovereto, ma forse il dibattito è una buona occasione per capirlo.
Apre Bassi, magnifico rettore, che non ha tanti giri di parole: "L’Università di Trento è in competizione internazionale sia per la didattica che per la ricerca. Da parte mia, intendo investire solo su progetti di qualità. Il fenomeno, tutto italiano, di aprire Facoltà e Corsi di Laurea in ogni municipio ha respiro corto: serve solo a creare esamifici che poco portano al prestigio di un Ateneo".
Poi la parola a Dellai, che parla con grande franchezza: "Rovereto, più che chiedere cosa il Trentino può dare, o fare, per lei, dovrebbe chiedersi cosa Rovereto può dare e fare per il Trentino". Touché. Il sindaco Valduga non può che abbozzare un generico accordo. Non c’è nessuna buona ragione, oltre alla rivendicazione. Tutta lì la forza degli argomenti. Già, ma per riguadagnare il prestigio perduto, cosa può proporre Rovereto di costruttivo per sé e per il Trentino?
Autostrade, camion e semafori. Il tema di questi giorni è dove mettere la tangenziale di Rovereto. Nel piano traffico della Provincia è una delle tante opere previste per i Comuni del Trentino. Altre collettività si sono inserite in questa pioggia di contributi in maniera creativa. A proposito di progetti: Trento nord-Gardolo è riuscita a fare passare con quei finanziamenti l’interramento della ferrovia, che così libererà spazi per la riprogettazione urbana. A Rovereto la vecchia giunta aveva previsto il raddoppio in galleria della Brennero, (una specie di sottopasso gigante), in modo che il traffico di attraversamento si infilasse sottoterra. Viceversa il sindaco Valduga, in una delle sue prime iniziative pubbliche, dichiarò: "In galleria non mi va bene: il mio progetto è una tangenziale ad ovest." Ovvero confiscando terreni agricoli ed impattando pesantemente sul paesaggio. Ma c’è un senso in tutto questo? Vediamo di scoprirlo parlando con l’Assessore all’Urbanistica, Maurizio Tomazzoni.
Allora: dopo Autostrada, Destra Adige e statale del Brennero, è proprio necessaria una quarta strada in direzione Nord-Sud?
"E’ la Provincia che ce lo chiede, all’interno del progetto mobilità che dura ormai da diversi anni. Vogliamo cogliere l’occasione per spostare parte del traffico che attualmente insiste sulla statale del Brennero per riqualificare alcune zone urbane. Inoltre la Provincia insiste sul rischio di eventuali catastrofi sull’autostrada: qualora il traffico dovesse restare bloccato, ad esempio per il ribaltamento di un TIR che trasportasse sostanze pericolose, si riverserebbe sulle attuali statali, che non potrebbero reggerlo".
Quali quartieri si avvantaggerebbero di un’eventuale nuova tangenziale?
"In particolare Lizzana: nelle nostre intenzioni, dai Lavini dovrebbe partire un semicerchio che aggirerebbe la zona industriale di Rovereto, dovrebbe attraversare l’Adige, entrare in galleria nel colle tra Sacco e Isera, in destra Adige. Quindi dovrebbe costeggiare il fiume per poi collegarsi alla Brennero a Sant’Ilario".
E’ un progetto che sembra mangiarsi un bel po’ di vigneti, oltre alla ciclabile in riva il fiume e a precludere qualsiasi altro abbellimento futuro delle rive...
"Non credo che il paesaggio agricolo debba avere un valore paesaggistico in assoluto. Mi riferisco alla definizione di paesaggio nella Carta Europea degli Urbanisti: un bel paesaggio può essere anche il frutto dell’interazione tra uomo e natura. Detto questo, credo che trasformare la Brennero da Lizzana a Sant’Ilario in una strada urbana permetterà miglioramenti nella vita dei quartieri che renderanno l’operazione conveniente.
D’accordo, ma non è che la Brennero così diventa una ciclabile. Poi gli automobilisti decideranno da soli che strada prendere: non potranno essere obbligati a prendere la tangenziale, se poi la vecchia statale resterà la via più comoda.
"Cercheremo di dissuaderli, inserendo dossi artificiali, semafori, attraversamenti pedonali, in modo che i tempi di percorrenza risulteranno allungati".
Sul progetto diamo ora la parola a Marco Zenatti, consigliere comunale "storico" di AN a Rovereto, che per una manciata di voti otto anni fa non riuscì a strappare la poltrona di sindaco al doroteissimo ex-sindaco Maffei
"E’ difficile dare un giudizio sul progetto di tangenziale ovest, in quanto ancora in Consiglio non ci è stato presentato alcun progetto concreto. Certo, per quello che sappiamo è un progetto che promette diverse perplessità".
Cosa la lascia perplesso?
"Anzitutto non è chiaro cosa debba risolvere. L’ultima analisi sugli spostamenti degli automobilisti risale a moltissimi anni fa e da quella risultava che più del 70 per cento del traffico sulla Brennero aveva origine a Rovereto e si dirigeva a Rovereto".
Se è per quello, c’è chi sostiene che il traffico di puro attraversamento non sia più del 15 per cento.
"Ecco, queste cifre precise non le so, ma neanche le sanno al Comune. Dovrebbe essere chiarito quanto traffico effettivamente si può sperare di spostare con la tangenziale. Ma poi mi pare che la tangenziale ponga dei problemi urbani non da poco, ovvero la progettazione delle arterie stradali che, ‘a pettine’, dalla tangenziale dovrebbero permettere alle auto di entrare a Rovereto. Se dovessero attraversare i quartieri di Sacco o di San Giorgio, i problemi del traffico di quelle zone risulterebbero moltiplicati e aggravati di molto. Alla fine il risultato rischia di essere che, chi attualmente da Mori va a Rovereto attraverso la zona industriale e quindi in pratica non disturba nessuno, un domani trovi conveniente attraversare i quartieri abitati di Sacco e San Giorgio".
Lei allora sarebbe più favorevole al vecchio progetto, il raddoppio e interramento della Brennero?
"E’ un progetto che attualmente sembra avere più senso. Non si tratta di fare battaglie ideologiche per cui, anche se ero all’opposizione, tutto quello che aveva fatto la vecchia giunta non aveva senso. Si tratta di amministrare con una certa attenzione. Queste infrastrutture dureranno per moltissimi anni, occorre quindi scegliere attentamente quali siano le più vantaggiose. Comuni molto più piccoli di Rovereto hanno scelto di collocare le nuove strade in galleria, anche se era la soluzione più costosa. Allora io dico: impieghiamoci 10 anni invece che 5, costruiamone un pezzo alla volta, ma scegliamo la soluzione obiettivamente migliore".
Le perplessità di Zenatti sono condivise da Giovanni Curia, segretario dei DS roveretani.
"Vorrei partire da una premessa. Questo (e mi mostra una foto del gigantesco cavalcavia di Sant’Ilario) è un opera d’arte. E’ talmente mostruoso... se davvero adesso dovrà essere distrutto, come si legge sulla stampa, credo che almeno un pilone debba rimanere in piedi, per ricordare alle generazioni future come sono stati sperperati i soldi dalle generazioni passate. Certo, il messaggio vale anche per l’oggi".
Sul tema viabilità, i DS hanno svolto un’importante serata: la sala della conferenza era strapiena. Emergeva sicuramente una certa opposizione.
"Noi non siamo contrari a nuove infrastrutture. Però vorremmo che fossero chiari i termini della questione. I dati sul traffico sono molto vecchi e questo intervento, una tangenziale ovest, sembra dello stesso ordine di costi dell’interramento della statale. La nostra posizione è che sia necessaria una attenta valutazione dei benefici che eventualmente si potrebbero ottenere. Infine, credo che non sia solo una questione di costi. Si dovrebbe almeno chiedere alla popolazione quale soluzione ritenga più vantaggiosa, almeno attraverso un referendum consultivo. In questo mi pare che appaiano tutti i limiti dell’amministrazione Valduga: non avendo alle spalle nessun partito ed essendo formata in pratica da ‘privati cittadini’, manca della capacità di dialogo con la città che hanno le organizzazioni più strutturate".
Voi sareste quindi più favorevoli al vecchio progetto, quello del raddoppio in galleria della statale del Brennero?
"In questo momento sì: si tratta di un progetto che ha un respiro più ampio. Lavorare su quell’asse, significa ridisegnare i rapporti fra strada e ferrovia, anche a vantaggio di quest’ultima. La ferrovia scorre proprio di fianco alla statale; potremmo quindi inserire stazioni intermedie da Trento a Rovereto, con gli opportuni parcheggi scambiatori. Lo stesso scenario di metropolitana leggera è stato oggetto di un accordo di programma tra Valduga e Pacher, ma come si intende procedere? Se queste sono le premesse... Invece sarebbe necessario ipotizzare e progettare una realtà urbana che scorra su tutto l’asse dell’Adige: per i tanti che per lavoro si recano a Trento, dobbiamo cercare di rendere competitivo il viaggio su rotaia. E poi, me lo lasci dire, questa amministrazione stenta anche nell’ordinaria amministrazione: il parcheggio di via dei Colli, per accedere al centro, chiude alle 9 di sera. I locali pubblici devono chiudere alle 11 e mezza di sera. Il progetto qual è: farci stare tutti quanti a casa a vedere la televisione?".
Quale progetto di Rovereto per il Trentino? Vale la pena ricordare come nacque il progetto di tangenziale ovest. Fu una delle prime uscite pubbliche del Valduga sindaco. In campagna elettorale non ne aveva mai accennato: poi, dopo pochi mesi, ecco la sua soluzione. "Non mi interessa la statale del Brennero in galleria, voglio la tangenziale ovest". Sono bastati pochi mesi per permettergli di focalizzare il problema?
A dire il vero, è sembrato più un messaggio in codice all’assessore Silvano Grisenti. Valduga, tornato in politica dopo tanti anni nei partiti di centro della diaspora democristina (immagino non si chiamassero ancora Margherita), intese dire: "In Vallagarina ora ci sono io, e su tutti i progetti provinciali ho parola in capitolo!". Poi si sa, a volte i politici si innamorano così tanto delle proprie parole che non cambiano idea neanche...
Ma tornando al dibattito della Filarmonica, se questo è il respiro dei progetti che Rovereto può offrire al Trentino, allora stiamo freschi. Quando venni ad abitarci, la città mostrava una certa vivacità amministrativa. Si facevano piste ciclabili, si portava il teleriscaldamento, si potenziavano le linee dell’autobus, si partiva con la raccolta differenziata dei rifiuti. Per non parlare del successo di avere il MART e un pezzo di Università. Però, dopo pochi anni, a partire dalla giunta Maffei, tutta la progettualità e l’innovazione si sono arenate in un generico quieto vivere. E gli assessori ai quali tutto questo non andava bene, via!, fuori dalla giunta. Quindi i litigi Maffei-Rasera-Ruffini, infine la discesa in campo di Valduga.
Progetti per il futuro? Sono anni che non ne sento uno. Intanto però, Valduga amministra in un contesto economico e demografico molto favorevole. Non sono dati definitivi, ma la popolazione residente in tre anni è cresciuta del 10% dopo decenni di stagnazione. Molto probabilmente - io direi il 70% di quel 10% - si tratta di immigrati che lavorano nei servizi e nelle industrie. Ma allora le industrie tirano e i soldi girano: non sarebbe il caso di investire, invece di sperperare? Investire nelle condizioni che rendono più solida l’economia e più robusto il contesto sociale: l’istruzione, la ricerca da una parte e i servizi alla famiglia e l’integrazione dei nuovi arrivati dall’altra? Possibile che quando si parla di investire si pensi ad asfaltare i vigneti inventandosi problemi? Esemplare, a questo proposito, la motivazione addotta dall’assessore Tomazzoni: fare la tangenziale serve ad impedire un intasamento stradale in caso di maxi-incidente in autostrada con sversamenti di sostanze inquinanti.
Ma questi sono ragionamenti di chi vuole giustificare un capriccio: i manuali della materia, molto più sensatamente, prevedono che una strada vada progettata con caratteristiche tali da poter risultare intasata 30 ore all’anno, perché 30 ore di blocco è un disagio accettabile e spendere soldi per eliminarlo è solo uno spreco. Al contrario i nostri assessori fanno progetti con costi astronomici per scongiurare intasamenti di alcune ore che si verificheranno una volta ogni 5-10 anni!
Un tale spreco finisce con il rivelare un dramma di fondo: non c’è un’idea di futuro, i soldi ci sono e dunque spendiamoli come capita.
Già che parliamo di trasporti, ricordiamo come si è persa l’occasione di usare l’allarme polveri per mostrare che impedire di usare la macchina nei giorni di inquinamento poteva risolversi in una vita migliore. E’ invece passata l’idea della "punizione": inquini? allora ti impedisco di usare la macchina e basta. Senza tentare strade organizzative più innovative, per esempio il Car-pooling ed il car-sharing, il potenziamento delle piste ciclabili, tutte alternative su cui Bolzano ha puntato e che basterebbe copiare.
Viceversa, la giunta Valduga ha avuto effimera popolarità semplicemente scrollando le spalle e non attuando nessun divieto: "Tanto è tutto inutile".
Infine ecco il progetto di questa tangenziale, costosissimo, che distruggerà della campagna senza risolvere nessun vero problema concreto. Anzi, ne proporrà di molto più gravi, se poi alla fine il traffico dovesse spostarsi dalla zona industriale ai quartieri di Sacco e San Giorgio. A questo punto ha ragione Curia: il mostruoso viadotto di Sant’Ilario va tenuto e conservato come opera d’arte. Un vero e proprio memento, in cui tutte le future amministrazioni cittadine dovranno recarsi in pellegrinaggio nel momento del loro insediamento.
Post scriptum. In un recente convegno cittadino, un importante assessore ha definito i vigneti eventualmente abbattuti per fare posto alla tangenziale una "monocultura".Monocultura: lo stesso termine che viene usato per indicare le ragioni storiche del sottosviluppo degli stati ex-colonie, la "monocultura del tabacco", la "monocultura del caffè"; ora in Vallagarina ci sarebbe una perniciosa "monocultura della vite".
Sorge un sospetto: alla fine, non è che si fa la Tangenziale Ovest perché alla giunta Valduga il Marzemino, semplicemente, non piace?