Piove, concittadini ladri!
Come viene vessato il cittadino che intende servirsi dei mezzi pubblici. E perchè non è il caso di rassegnarsi.
In più d’una occasione abbiamo scritto su queste pagine della necessità di abbandonare progressivamente il trasporto privato e di passare a quello pubblico. La cosa non vale solo in questi giorni di polveri alle stelle e targhe alterne o blocchi più o meno inutili: il cambiamento dovrebbe essere strutturale. Il problema è che fa fatica a essere persino solo stagionale, pur con tutta la buona volontà.
Questa non vuole essere la solita lettera di protesta un po’ qualunquista contro l’azienda del trasporto pubblico locale, del tipo “piove, governo ladro!”. Il trasporto pubblico, se è pubblico, è anche mio, per cui la protesta va rivolta non solo a chi lo amministra, ma anche a chi lo fruisce, me compreso. Protestare contro le inefficienze del trasporto pubblico tenendo il culo sul sedile della propria auto non ha mai risolto niente. Io il culo continuo a provare ad appoggiarlo sui sedili di treni e autobus, e, quando trovo disagi, cerco di denunciarli con intenti costruttivi, come farò qui di seguito.
Mercoledì 6 dicembre a Trento è giornata di targhe alterne. Ma non mi interessa granché: da Mori a Trento ci arrivo in treno comodamente: niente sbattimento per il parcheggio, scendo che sono già in centro. Quella sera devo essere ad Aldeno alle 21 per un impegno di lavoro. E’ la prima volta che devo fare quel tragitto a quell’ora coi mezzi pubblici. A dire il vero, non prendo mai autobus extraurbani da e per Trento. Mi informo quindi il giorno prima sul sito della Trentino Trasporti: c’è una corsa Trento-Aldeno alle 20.30. Perfetto.
Arrivo in autostazione alle 20 appena passate, la biglietteria è già chiusa. Farò il biglietto sull’autobus. Da dove partirà? Non dentro l’autostazione, come pensavo, perché i cancelli son già chiusi. Cerco una tabella che mi indichi orari e percorsi, ma davanti all’autostazione non trovo nulla. Decido di attendere lì, ma poi mi accorgo che sono l’unico ad aspettare, e mi viene il dubbio che da lì non parta niente.
Mi dirigo allora verso la stazione FS, in cerca di una tabella che mi illumini. Non la trovo, ci sono solo gli orari degli autobus urbani. Non vedo in giro autisti della Trentino Trasporti.
Chiedo allora a un signore che aspetta un autobus urbano. “Partono sempre davanti all’autostazione”, mi dice. Per conferma, chiedo alla edicolante della stazione, la quale mi dice che secondo lei partono da lì davanti. Uno a uno. Ci vuole un terzo. Chiedo a un tassista: esce “autostazione”. Ci sarà da fidarsi?
Intanto sono le 20.15 e penso che se non mi faccio trovare al posto giusto resto a Trento, visto che quella delle 20.30 è l’ultima mia corsa utile. Affretto il passo e torno di nuovo davanti all’autostazione. Nessuno. C’è il bar ristorante vicino alla biglietteria, entro a chiedere. “Mai partite corse da qui davanti a quest’ora”, mi dicono.
E’ tardi, torno di corsa davanti alla stazione FS. Stavolta trovo l’autista di un autobus urbano. Domando, ma non sa nulla. Mi manda da un collega. “Prova davanti alla Trento-Malé, lì c’è una corriera blu in partenza”.
Corro alla Trento-Malé, vedo la corriera blu e tiro un sospiro di sollievo. Che però mi rimane a mezza gola: “Io vado a Laives”, mi stoppa il conducente.
“E quella per Aldeno, da dove parte?”, chiedo nervoso.
“Non so niente, io vado a Laives. Provi a vedere se c’è il pulmino”.
Sono quasi le 20.30, la sto perdendo. Non ho tempo di chiedere cosa diamine sia questo “pulmino”. Intanto inizia a piovere, ma non è il governo ladro.
Torno di corsa incazzato nero davanti alla stazione FS. Mentre cerco ancora disperatamente senza trovarla la dannata tabella con l’orario della mia corsa, il mio occhio cade su un piccolo autobus grigio, senza insegne d’alcun tipo. Il conducente sta mettendo in moto in quel momento. Mi avvicino. “Aldeno?”, chiedo disperato. Aldeno.
Il “pulmino”, mi spiega il conducente durante il tragitto, è di una ditta cui la Trentino Trasporti appalta le corse dopo le 20.
“Che diamine, neanche un cartello che indichi da dove partite!”.
“Ma noi siamo sempre partiti da qui!”, è la risposta che mi disarma definitivamente. Reclino la testa sul sedile.
La gente scarsamente consapevole della crisi ambientale in genere prende un resoconto di questo genere come giustificazione per continuare a spostarsi in automobile. “Ecco, vedi? Come si fa a prendere i mezzi pubblici? Guarda che disagi!”. Così, quei pochi che i mezzi pubblici vogliono usarli devono viaggiare, oltre che disagiati, anche a prezzi più alti: gli 11 km fra Trento e Aldeno mi costano 1,90 euro di autobus contro gli 80 cent che spenderei usando la mia Punto a benzina, che fa 18 km con un litro. Nonostante tutto, io i mezzi pubblici voglio continuare a prenderli appena posso, ma reclamo a gran voce il diritto di non diventare per questo un viaggiatore di serie B, disagiato e vessato. E rivolgo questo reclamo non tanto agli amministratori della Trentino Trasporti o al governo ladro, quanto ai miei concittadini provinciali.