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QT n. 22, 22 dicembre 2006 Quindici giorni

Un progetto teodem?

L'anima del Trentino come identità tirolese, centralità della famiglia e valori tradizionali: questo sembra il nuovo progetto di Lorenzo Dellai. Per andare dove?

Probabilmente ha ragione Margherita Cogo quando afferma che la relazione del presidente Dellai al bilancio del 2007 è propedeutica alla campagna elettorale delle prossime provinciali. Come accade spesso, Dellai utilizza questa occasione per mandare segnali alla politica e soprattutto all’opinione pubblica: un discorso “omnibus”, come del resto la finanziaria provinciale, che spazia dal conto economico alla riscoperta della tirolesità del Trentino, dall’auspicio di un aumento della prolificità delle famiglie autoctone al lancio del centro per la memoria trentina.

Su quest’ultimo punto il Presidente ha superato se stesso paragonando questo nuovo centro (ma non basta allargare il museo storico?) nientemeno che a Yad Vashem, il memoriale della Shoà di Gerusalemme. Ci domandiamo quale sterminio, quale catastrofe dobbiamo ricordare: forse la piccola Bhopal evitata grazie al freddo in seguito alla collisione dei treni a Borghetto?

Il paragone dellaiano incomprensibile, iperbolico, azzardato e francamente imbarazzante, non è un’inezia, ma testimonia una certa voglia di stupire per sottolineare ancora una volta l’idea del Trentino come un piccolo Stato con la sua memoria e la sua identità. E proprio la parola identità è risuonata più volte nel discorso presidenziale, tanto che anche il paesaggio è definito come “forma esteriore della nostra identità” da salvaguardare attraverso la “connessione equilibrata fra condizioni ambientali ed esigenze economico-sociali”. Intenzioni interessanti ma discorsi vaghi.

Quello che sta a cuore a Dellai è riscoprire l’anima del Trentino costituita dall’identità tirolese, dalla centralità della famiglia e dell’importanza dei valori tradizionali. Sulla famiglia Dellai è stato chiarissimo, dando le cifre come si conviene in una legge di bilancio: dobbiamo “incrementare la natalità delle famiglie trentine – al netto del contributo di quelle straniere residenti – dall’indice 1,27 di oggi a quello dell’1,5 figli per famiglia nell’arco di un decennio”. Il senatore Tonini (sette figli) ovviamente plaude, la Cogo ha qualche perplessità (“un’idea un po’ paternalistica”), Bondi è netto: “Dellai è un democratico conservatore”; un insospettabile Walter Viola di Forza Italia approva, ma vede “un atteggiamento da Chiesa laica”.

Sull’appartenenza del Trentino al Tirolo storico e sul nuovo statuto di autonomia il Presidente resta agli annunci. Risulta di difficile comprensione, al di là dell’ammiccamento all’elettorato autonomista, cosa significhi in concreto lo sguardo rivolto al Nord Tirolo o all’Austria in generale.

Si potrebbe essere soddisfatti pensando che allora la Valdastico non serve proprio più a nulla e che magari anche il Trentino adotterà le severe norme ambientali altoatesine o tirolesi. Ma forse Dellai ha un altro obiettivo e pensa che, ribadendo la nostra appartenenza storica al Tirolo, la nostra autonomia, giudicata in pericolo dalle spinte di Veneto e Lombardia, sarebbe più al sicuro.

Il los von Rom in salsa trentina serve anche a smarcarsi dall’Unione, dalle difficoltà del governo Prodi e dalle ambiguità del futuribile Partito democratico. Il Presidente vuole costruire un progetto proprio, presentarsi come campione di una trentinità al di là degli schieramenti precostituiti, il punto di riferimento dei cattolici moderati e democratici: insomma un vero teodem. E probabilmente andrà fino in fondo su questa strada, a prescindere dal suo partito e soprattutto da una sinistra sempre più inesistente.