Un forum civico
Una bella iniziativa per promuovere la convivenza.
E’ nato da un’idea della rettrice dell’Università di Bolzano un forum di “intellettuali” per la futura convivenza. La prima riunione è stata organizzata per iniziativa del direttore del Corriere dell’Alto Adige, che ha preso alla lettera la disponibilità di Rita Franceschini, invitando un po’ di persone a vario titolo apparse sulla scena pubblica sudtirolese a partecipare a un incontro in un’aula dell’ateneo bolzanino. Non ci si spaventi e non si faccia facile ironia sulle parole, anche se ovviamente c’è già chi ha incominciato a polemizzare sul significato di “intellettuali” e di “convivenza”. Ma in questo momento e fino a prova contraria, si deve ammettere che, all’indomani del voto contrario della rettrice alla decisione provinciale di affidare a una fondazione le questioni finanziarie dell’università, riducendo l’autonomia di quest’ultima, l’iniziativa costituisce un segnale intelligente e appropriato. La rettrice si è detta meravigliata che il suo desiderio sia stato trasformato così rapidamente in un’occasione concreta, ma era uno stupore che trova il suo compenso nella consapevolezza che oltre agli scopi istituzionali, l’università ha anche come propria funzione quella di stabilire una relazione con il territorio.
E’ questo è il punto. In Sudtirolo infatti la mancanza di luoghi di confronto civico aperto e non “privatizzato” da chi lo organizza, è una grave mancanza e una delle cause dell’imperfezione della democrazia. Le poco più di cento persone che hanno accettato l’invito, molto più italiane che tedesche, molti più uomini che donne, hanno dato vita a un dibattito a volte un po’ impacciato o troppo disinvolto, in parte già sentito o ripetitivo, magari ristretto al ruolo di più o meno riconosciuta rappresentanza di qualcosa, ma molto positivamente influenzato dall’essere condotto proprio lì, dove nessuno era a casa propria, se si fa eccezione per alcuni docenti, peraltro ben consapevoli del fatto che l’università è difficilmente “privatizzabile” (nonostante gli sforzi della Provincia e dei partiti che se ne spartiscono le poltrone).
La richiesta della rettrice di prendere ognuno la propria sedia e di formare un doppio cerchio, per parlarsi guardandosi in faccia, ha portato alla formazione di un cerchio formato a sua volta di gruppetti: una fotografia chiara di una realtà di consorterie, in ognuna delle quali coltivare un misto di relazioni personali e di potere, e della disabitudine al confronto pubblico in uno spazio civile, cui si possa partecipare in quanto cittadine e cittadini e non in quanto appartenenti a un’associazione affiliata a una lingua o a un partito. Si è parlato soprattutto in italiano, ma anche un po’ in tedesco, di lingue e plurilinguismo, di disagi, di storia, di oligarchia illuminata; di giovani; l’assenza di intellettuali-tecnici ha permesso che questioni ambientali e urbanistiche venissero sottovalutate o addirittura bruscamente liquidate come non degne dell’alta politica; qualche politico o ex ha cercato di portare acqua al suo mulino e in qualche caso è stato redarguito.
In conclusione la rettrice Franceschini - una che evidentemente se ne intende - ha proposto che si provi a scrivere un testo, che ha chiamato “una rosa dei pensieri”, ognuno dieci righe, anonime, da comporre per e-mail, e un nuovo incontro per discutere del risultato. Un modo per dare un seguito concreto e - credo - per dribblare il rischio concreto che il forum si trasformi in un palcoscenico per esibizionisti. “Ha inizio il laboratorio” ha scritto il Corriere (gli altri giornali hanno taciuto, come si usa in una provincia in cui anche i mass media sono rigorosamente autoreferenziali). Vedremo.
Il giorno dopo la politica plaude. Un apprezzamento non scontato viene dall’assessora alla cultura e all’università, Sabine Kasslatter Mur, che si augura che la discussione verta anche su temi concreti, edilizia sociale, turismo, ecc., “perché è discutendo insieme che si costruisce la convivenza”. Non sarà la voce di tutta la Svp, ma è una voce importante che riconosce finalmente che per superare il nodo del convivere una delle vie è fare insieme. I politici italiani, di destra e di sinistra, cercano di mettere il proprio cappello, pronti ad egemonizzare ed escludere; e già si intuisce che si cercherà di strumentalizzare il forum per dare autorevolezza alle scontate proposte della propria consorteria zeroequalcosa per cento.
Chissà se avrà un seguito la timida ma bella speranza nata in un’aula dell’università - però che bello poter dire “università di Bolzano”! – che le voci di chi vuole partecipare si possano confrontare in uno spazio di cittadinanza, in cui le idee non si disperdano ma compongano invece possibili soluzioni dei problemi comuni. Moltissimo dipenderà dai modi di procedere, che determinano chi vorrà e potrà sedere in quel cerchio voluto dalla rettrice, e dalle forme (gruppetti o cittadine e cittadini) e dai colori (differenze e pluralismo dei partecipanti) che il cerchio assumerà.