Una serata al Caffè-Dibattito
Si decide a votazione un argomento e poi se ne discute. Unico obbligo, una consumazione.
Una serata da stare in casa il 30 dicembre scorso: era davvero freddo e poi c’era un ultimo dell’anno la sera dopo e lì bisognava far festa. Stavano arrivando molti sms d’auguri, tutti simili; ma perché mai si dovrebbe chiudere col passato (anno vecchio) e iniziare da capo? Il passato insegna e poi, quando non si è più tanto giovani, questi anni che si susseguono velocemente significano anche che stiamo invecchiando. Allora forse è meglio dividere gli auguri per categoria: per i giovani un anno che passi velocemente e sia pieno di sorprese, per gli adulti un anno da gustare piano e che la sorpresa sia proprio questa.
Quella sera non volevo mancare al quarto "caffè dibattito", che si tiene l’ultimo venerdì del mese, al Barycentro di piazza Venezia. L’ambiente è accogliente, un caffè-libreria dove si tengono conferenze, corsi di yoga, danza, pittura. Si possono mangiare alcuni primi piatti molto curati, socializzando se si vuole, perché i tavoli sono grandi e comuni e i prezzi più che onesti. Si può giocare a scacchi, a carte, leggere i giornali o un libro, usare internet, e il personale è molto cordiale.
Il conduttore della serata è Thierry Bonfanti, psicologo e psicoterapeuta francese (che intervistiamo in La parola all’inventore), assistito da Michela Bassetti. Gli argomenti sono proposti dai partecipanti e quindi è votato quello di maggiore interesse. Nelle precedenti serate i temi sono stati:
- Ridere: perché si ride così poco? E’ un segnale di depressione generale od oramai non c’è più niente da ridere? Qualcuno diceva di riuscire a ridere solo in situazioni drammatiche, qualcun altro di ridere molto, ma in realtà è spesso triste, qualcuno sosteneva che la cosa importante è la felicità interiore.
- Solitudine: di cosa avremmo bisogno per sentirci meno soli? Un’accusa ai trentini, ritenuti poco socievoli. In sala ci sono molti "forestieri" - toscani, pugliesi, calabresi - e tutti lamentano la fatica di inserirsi da noi.
- Decrescita: la necessità e l’urgenza di fermare questo sviluppo a crescita illimitata, ai quali corrisponde la perdita di valori umani. Un argomento politico e filosofico.
Le persone arrivano un po’ per volta, molti visi nuovi e alcuni già conosciuti in altri dibattiti. Quasi per ultima entra Giovanna, insegnante, capelli rossi, sorriso gioioso e una posizione di leader, conferitale dai suoi interventi nei precedenti dibattiti, a pari merito con Alessandra, vivace e arguta ricercatrice dell’IRST, che però oggi non è venuta.
L’argomento scelto questa sera, con democratica votazione, è il destino: lo propone Luigi, che s’interroga su quanto spazio di manovra abbiamo nella nostra vita o se è già tutto stabilito a priori. Racconta di un amico pieno di vita e successo che ha fatto da poco un incidente in bicicletta e resterà paralizzato. Il destino lo aspettava quel giorno?
Anna aggiunge che è triste sia una disgrazia a fermarti per riflettere, e che, inconsciamente, quella persona "voleva" arrestarsi.
Valeria parla di filosofie orientali, di karma e reincarnazione, dove ogni vita è il risultato della precedente e dove si porta a compimento quello che si è lasciato in sospeso.
Garip (di nazionalità turca) non crede al destino perché impedisce di darsi da fare per cambiare. Spiega che la religione del suo paese dà molta importanza al destino e che questo provoca molta rassegnazione nel suo popolo.
Giancarlo ha superato da poco un brutto incidente dove si è rotto gambe e braccia che l’ha costretto per molti mesi all’immobilità; anche lui spiega quello accadutogli come un segnale che la vita gli ha mandato. Di quel periodo in ospedale ricorda dei bambini, rimasti paralizzati per incidenti, che davano agli adulti una lezione di coraggio e serenità.
Arriva un vassoio con del panettone per tutti, la discussione è serena, lo spirito è d’accettazione, gli interventi di Thierry Bonfanti non sono mai a favore o contro qualcuno o qualcosa, ma stimolano altre riflessioni e interventi. Non a caso è specializzato nella mediazione e gestione dei conflitti.
Maria ricorda l’antico contenzioso fra chi ritiene l’ambiente responsabile d’ogni destino e chi invece sostiene sia la genetica: forse anche il destino può essere spiegato in questi due modi.
Angelo ha avuto un terribile incidente vent’anni fa, ne porta visibili conseguenze fisiche, ma ha riorganizzato perfettamente le sue risorse intellettive e dà a tutti un brivido di commozione, quando recita una sua poesia che parla proprio di destino, inteso come lo strumento di un fabbro che forgia il ferro.
Luisa è convinta, e con lei quasi tutti, che possiamo intervenire sul destino trasformando in opportunità quello che ci accade ma che è necessario molto coraggio.
La serata termina troppo presto, alle 22 il bar chiude, le persone coinvolte sono 25, sono di più di solito, ma molti sono via per le feste; hanno comunque un’espressione soddisfatta, si sono sentiti protagonisti e spettatori e alla fine della serata ognuno porta via qualcosa in termini di comunicazione più fluida, più facile, di spunti sui quali riflettere. S’informano sul prossimo appuntamento che è per il 27 gennaio, alle 20, e che ha scadenza mensile, l’ultimo venerdì del mese, fino a giugno 2006.
Inevitabile pensare all’ultimo paradosso, i "silence party" nati a New York (sono arrivati anche in Italia), con persone che s’incontrano in qualche galleria d’arte o in altro spazio sociale, per stare qualche ora in assoluto silenzio. L’unica regola da seguire è, infatti, quella di non parlare; nessuna musica di sottofondo, non si mangia, si beve solo acqua, non si fuma, e non si ride, ovviamente. Sembra che il silenzio dica molto, che contenga potenzialità di guarigione per gli ammalati di rumore e di eccesso di comunicazione, che si possa conoscere meglio una persona standole seduta di fronte in silenzio.
Dicono sia una nuova tendenza che rivoluziona il modo classico di stare insieme, che sostituisce una buona cena a casa d’amici, le quattro chiacchiere, l’ascoltare musica e magari ballare un po’…
E’ superficiale definirla l’ennesima assurdità?