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Per vivere meglio consumando di meno

Giusto due anni fa a Trento, il 10 marzo 2004, in una appassionata conferenza all’ITC, il filosofo ispano-indiano Panikkar ad una delle domande conclusive, sulla sua visione socio-economica del mondo d’oggi, rispose "Questo mondo, questo sistema è impossibile, intrinsecamente ingiusto, irreparabile, ma occorre reagire, giocare il gioco invertendo le regole; noi occidentali consumiamo 12 unità di energia, lasciando al resto del mondo la sola tredicesima parte: occorre una conversione epocale, non facendosi dominare dal sistema e operando, qui e ora, ciascuno per la propria responsabilità".

Prendendo spunto da questo appello, che in vari modi si ripete ormai quotidianamente, nelle coscienze più attente, occorre riflettere come singoli e come società sul tema che ci coinvolge tutti, con molteplici implicazioni: l’energia.

Il 16 febbraio scorso si è svolta la seconda "Giornata del risparmio di energia" che la trasmissione radiofonica Caterpillar ha lanciato in tutta Italia, ripresa anche da Legambiente. Si è trattato di una iniziativa (dal nome suggestivo di "M’illumino di Meno") che ci invitava a riflettere, ma anche a fare concretamente qualcosa, personalmente, per ridurre l’uso di energia, in linea con il "Protocollo di Kyoto", che appunto il 16 febbraio del 1997 fu promosso per cercare di porre un limite alle emissioni inquinanti dei gas serra a livello mondiale. Per l’Europa l’obiettivo fissato dal protocollo è quello di ridurre dell’8% i gas serra tra il 2008 e il 2012, rispetto ai valori del 1990.

Raimon Panikkar.

Ma cosa comporta, a livello locale, Kyoto e tutto quanto discende, ad esempio, dalla ormai ricorrente crescita del costo del petrolio, dalla crisi del gas di questi mesi, dai blocchi del traffico, dagli appelli e dai decaloghi per ridurre consumi ed emissioni? Non sono, tutti questi, fenomeni che ci passano sopra la testa, dove molto poco possiamo incidere con i nostri singoli comportamenti? E cosa comporta rispetto ad esempio alle frequenti discussioni e polemiche legate a scelte di opere, infrastrutture, sviluppo urbanistico locale, che riempiono spesso anche le cronache locali?

In realtà, a ben guardare, sono fenomeni strettamente legati e connessi alle scelte individuali e delle comunità locali, comunali, sovracomunali e provinciali. Questo perché anche i singoli comportamenti e le nostre scelte incidono, sommate tra loro, nella direzione complessiva verso cui stiamo andando, in un percorso che concorriamo tutti ad orientare.

Ora, riprendendo il pensiero di Panikkar, se è vero che siamo tutti incamminati nello stesso viaggio (dove, a livello mondiale, siamo legati alle scelte di tutti gli altri "viaggiatori"), occorre da un lato prendere coscienza della dimensione globale dei fenomeni ambientali in genere, ma dall’altro lato anche della nostra responsabilità e capacità di incidere sulle scelte comuni, a partire dal nostro quotidiano.

Occorre in ciò una sinergia e concordia di obiettivi e strumenti per una reale conversione nella direzione che si sta sempre più imponendo per superare conflitti e limiti di una visione dei sistemi urbani, dei sistemi produttivi e degli stili di vita (e di consumo) non in sintonia con l’ambiente, i suoi limiti e le sue risorse.

E veniamo allora a quello che la ricorrenza del 16 febbraio ci può suggerire di cambiare, anche dopo quella ricorrenza, quindi anche tutto il resto dell’anno, con alcuni spunti per riflettere, localmente, ad esempio su tre aspetti oggi spesso nelle cronache locali:

1 Le costruzioni dove abitiamo. Da quest’anno, finalmente, siamo entrati nell’applicazione della norma europea che richiede, per tutte le nuove costruzioni e le ristrutturazioni più estese (sopra i 1000 mq.) una "certificazione energetica": quanto consuma la tua casa, il tuo ufficio, la tua fabbrica, al mq. in un anno?

Solo da questo "semplice" dato si può innescare un circolo virtuoso che cambierà, speriamo, il mercato immobiliare e non solo quello.

Ma a questo si deve giungere anche utilizzando materiali e tecniche a basso consumo energetico nell’intero ciclo di vita e poi, ancora, lo si può fare con prodotti meno inquinanti e più salubri. La pubblica amministrazione in questo può dare il buon esempio, in molte occasioni, ma forse anche il singolo cittadino può fare molto e far parte di una rete, di una serie di piccoli gesti che vanno nella stessa direzione, pur con strade e modi diversi …

Le molte aree ed immobili che nelle nostre città si stanno per costruire o ristrutturare sono esempi da valorizzare in tal senso.

2) Il modo in cui ci muoviamo. Possiamo sperare in una diversa e più democratica mobilità se riusciamo a capire la dimensione collettiva del muoversi, se cioè comprendiamo che l’interesse individuale può trovare soddisfazione anche nel "noi" e nell’assieme. Ciò purché vi siano infrastrutture, mezzi, orari e condizioni che facilitano questo tipo di mobilità, meno chiusa nel proprio guscio di metallo e più aperta all’incontro e allo scambio, anche di mezzi alternativi di trasporto, tra loro ben collegati e integrati.

3) Come (e dove) elaboriamo, come città, le scelte urbane. Rovereto (ma in genere tutta la Vallagarina, e poi gli altri territori più urbanizzati) ha forse bisogno di confrontarsi e di crescere in partecipazione, dopo le molte energie investite per la cultura (Mart e dintorni) e per altri investimenti importanti, a volte solo passivamente subiti.

Le recenti e ricorrenti proposte per molte opportunità ancora aperte (si vedano le aree dismesse, i luoghi da riqualificare, l’economia da rilanciare, ecc.) sono ambiti da cogliere come occasioni preziose per comporre e orientare interessi comuni, riducendo il rischio di operazioni speculative e di rapina del territorio. La sintesi di dove stiamo andando e la percezione collettiva di come ci stiamo muovendo è importante quanto gli obiettivi da raggiungere.

Occorre insomma un sovrappiù di partecipazione (nel suo significato più nobile e positivo), che accompagni ogni scelta importante per la città e per i suoi cittadini, guardando agli orizzonti più lontani.

Trovare il modo e il luogo di temperare i conflitti e gli interessi per trovare assieme la strada comune che sia rispettosa delle diverse sensibilità ed esigenze è forse la sfida più difficile. L’esempio eclatante della TAV in Piemonte (ma anche di molti casi locali di opere pubbliche e non, contestate in vario modo, pensiamo, a Rovereto, all’area "ex Alpe", o a Trento all’inceneritore, ma non solo…) sono testimonianze quotidiane che occorre più dialogo, confronto e partecipazione alle scelte da condividere per il bene comune.

Si obietta che ciò comporta tempi lunghi, trattative, compromessi…, ma in realtà la strada della condivisione della direzione comune verso cui andare è uno sforzo da compiere, fin dalle scelte più concrete, locali, nei modi e tempi più opportuni. Allora le scelte finali saranno davvero partecipate e concordi e la strada meno tortuosa e a minor rischio di fallimento, in tempi nei quali le risorse, in senso lato, saranno sempre più ridotte e preziose rispetto alla domanda.

Il nodo "energia", con le sue molte implicazioni, non ultime quelle economiche, può in questo aiutarci a vincere incertezze, pigrizie e pregiudizi, spingendoci a trovare una sintesi più alta ed efficace, raccogliendo le migliori idee e risorse che il territorio sa esprimere. Proprio l’aspetto economico sarà oggetto dall’1 al 4 giugno a Trento del primo "Festival dell’economia" che potrebbe trattare le implicazioni e le soluzioni a questi argomenti, catalizzando anche le iniziative locali più innovative. Infine con l’adesione al programma di "Agenda 21" il Comune di Rovereto ha avviato in tal senso uno strumento prezioso per governare il nostro modo di vivere nell’ambiente e da utilizzare con tutti i cittadini; un primo evento è fissato al Mart il 17 e 18 marzo. Sarebbe bello che anche la stampa locale, quotidiana e periodica, desse il suo contributo offrendo lo spazio per queste ed altre riflessioni, con un forum non occasionale che raccolga informazioni, opinioni, critiche e proposte per concorrere davvero alle scelte di maggior interesse ma in forme, per una volta, non polemiche e distruttive, ma costruttive e propositive, nel dialogo più aperto.

Gli esempi locali sui quali applicare tutto ciò non mancano (cominciando appunto dal territorio roveretano): si pensi all’ex Alumetal, all’ex Anmil, all’ex Consolata, all’ex Alpe, all’ex cava Manica, all’ex stazione autocorriere, all’ex…: quanti luoghi e quante proposte da affinare ma anche quante sfide da raccogliere. Per il bene comune.