Vietato obbedire
Può accadere che dopo tanti anni, affidandosi alla memoria e puntellandosi solo su alcuni stralci di documenti, di cui due peraltro di scarso significato politico, si ricostruiscano degli avvenimenti in modo non del tutto corretto. Nel libro “Vietato obbedire”, Concetto Vecchio intende ricostruire la storia del movimento degli studenti a Trento nel 1968, ma attua una sorta di compressione di avvenimenti collocandoli nell’arco del 1968 anche quando si riferiscono agli anni precedenti. L’inesatta collocazione di alcuni fatti e le imprecisioni circa il quadro complessivo hanno come conseguenza una errata definizione del clima di quegli anni e finiscono per appiattire il tutto su una visione stereotipata di quello che fu il Sessantotto a Trento.
La lettera di Mauro Rostagno a Vittorio de Taxis, ad esempio, che nell’originale riporta solo il giorno e il mese di stesura, è del 1967. Essa è l’unico documento inserito nel libro che riferisce di fatti verificabili e che avrebbe potuto benissimo essere datato con sicurezza, se Concetto Vecchio si fosse preoccupato di leggerlo fino in fondo, non ignorando i riferimenti contenuti nella lettera alla conferenza che Lelio Basso avrebbe tenuto a Trento il 19 maggio 1967, avvenimento questo verificabile sulle pagine dei giornali dell’epoca. Concetto Vecchio però con incredibile pressappochismo mette con grande sicurezza la data del 26 aprile 1968.
Questo potrebbe sembrare un piccolo errore, ma rivela dal punto di vista metodologico un’impostazione sostanzialmente errata: la prima regola per ogni ricostruzione storica è quella di fondarla su una minima cronologia, entro la quale inquadrare i fatti verificabili e documentabili e i dati di memoria orale.
Dal punto di vista del contenuto il risultato dell’errata successione cronologica è l’aver collocato nel 1968 avvenimenti risalenti all’anno precedente: visto l’arco temporale assai ristretto di cui si parla, l’errore di un anno risulta consistente. Non si viene a cogliere il lungo lavorio che stava a monte, né il rapporto di interazione che c’era stato tra mondo esterno e universitari. Gli avvenimenti narrati non tengono infatti conto dei luoghi di discussione in cui era maturata la terza occupazione dell’Università, cadendo quindi nell’interpretazione classica di un moto di rivolta puramente spontaneo senza coordinamenti nazionali e ridotto a puro ribellismo.
Così le lotte articolate, i volantinaggi sulle fabbriche, le riunioni di collegamento con i sindacalisti Mattei e Schmidt, i rapporti tra i due gruppi maggioritari del movimento, PSIUP e PCI, scompaiono.
Personaggi come Gastone Sclavi, allora Segretario Regionale CGIL e poi Segretario Nazionale dei Chimici CGIL, diventa, l’ingegner Sclavi o Lelio Basso, già segretario nazionale del PSI, e in quel periodo presidente nazionale dello PSIUP, diventa un personaggio di secondo piano: egli, cofondatore del tribunale Russel contro i crimini di guerra, sarebbe andato in Vietnam come un turista qualunque. Per amore di precisione si può rilevare che Lelio Basso arrivò a Trento su invito dello PSIUP, per una conferenza pubblica tenuta alla Filarmonica e non durante la settimana del Vietnam. Il mattino successivo ebbe luogo un incontro con gli studenti.
Altra considerazione che mi sembra necessaria: da una lettura attenta della lettera del 1967 a de Taxis emerge chiaramente la dialettica Rostagno-Curcio. Di essa non c’è traccia nella ricostruzione di Concetto Vecchio e ciò, a mio giudizio, è grave perché lascia spazio così alla solita interpretazione secondo cui "le BR nascono all’Università di Trento".
Secondo l’autore, all’incontro di Vicenza con Vittorio Foa e Gastone Sclavi (1967) organizzato dai sindacalisti della Federazione dello Psiup di Vicenza, avrebbe partecipato Renato Curcio, il quale invece se ne stava a giocare al marxismo-leninismo con Peruzzi e il PCd’I. Non poteva quindi confabulare con Rostagno, perché non c’era.
Dell’organizzazione della manifestazione dello PSIUP contro le basi Nato tenuta l’8 ottobre 1967 a Vicenza, organizzata da Mauro Rostagno, Sandro Rampa e dai compagni del posto, non si parla per niente.
Il libro trascura poi del tutto eventi significativi quali gli incontri con Pietro Marcenaro, Luigi Bobbio, e Pino Ferraris, segretario della Federazione PSIUP di Torino, (dicembre 1967), dove si era discusso appunto del movimento studentesco, già nato a Genova e a Torino. A seguito di questi incontri, nella sede dello PSIUP di Trento erano stati ciclostilati i documenti di Genova e di Torino, poi distribuiti agli studenti.
Per quanto riguarda Trento, uno dei luoghi in cui maturavano le decisioni, era il gruppo di lavoro per l’attività nelle fabbriche, i cui componenti rispondono a dei nomi precisi: Luigi Chiais, Arnaldo Biasibetti, Sandro Rampa, Checco Zotti, Gianni Palma (fatto scomparire da Concetto Vecchio) con l’aiuto tecnico di Luis Cabaço, che aveva conoscenze anche in campo giornalistico.
Va altresì osservato che l’autore non ha consultato neppure i giornali operai dell’epoca, che riportavano il dibattito in corso in articoli peraltro non firmati, per motivi di prudenza, onde evitare licenziamenti.
Non esistono riferimenti credibili ai sindacalisti Mattei e Schmidt e agli operai Scaffia, Fronti della Michelin, Rina Aste di Rovereto, agli operai della Serica, del Nastrificio, della Coppo e della Kofler. Si parla solo della Bianchi, già chiusa nel 1964. Un’altra imprecisione riguarda il nome del sindacalista della Fim nazionale venuto a Trento per un dibattito organizzato dai sindacati con la presenza di Bruno Trentin della Fiom: l’esponente della Fim era Alberto Tridente e non Macario.
Sul piano della verità storica occorre sottolineare che Renato Curcio non ha partecipato all’occupazione dell’Università, ha aderito solo negli ultimi giorni quando era stato abbandonato anche dai suoi pochi amici. Renato Curcio aveva svolto la campagna elettorale per PCd’I, per l’astensione, con un manifesto, che nella propaganda indiretta veniva affisso nell’ultimo spazio in alto a destra (cosa facilmente documentabile).
Dal canto suo Rostagno, una volta conclusasi l’occupazione di Sociologia a Trento, se ne andò a Parigi durante il maggio francese insieme a Gianni Palma.
Pur non presumendo che queste mie considerazioni possano essere esaustive per un’analisi del Sessantotto, ritengo che evidenzino una superficialità di approccio proprio per l’insufficiente rimando a documentazione comprovabile.
Se si sbagliano i riferimenti, il libro diventa una somma di aneddoti atemporali o al massimo un romanzo. Se poi contiene delle ripicche infantili, rinuncia al principio elementare della laicità. Anche se, a volte, per certo giornalismo trentino, la laicità diventa un optional.
Francesco Prezzi, Segretario della Sezione di Trento dello PSIUP nel 1968 e Vicesegretario Regionale