Votare senza matita
Il voto elettronico: pregi e difetti di un sistema già sperimentato, l’8 maggio scorso, da 7.000 elettori in 5 Comuni trentini. Il timore (e gli antidoti) dei brogli informatici.
Parafrasando un popolare detto informatico, si potrebbe dire che il bello dei sistemi di voto è che ce ne sono tanti tra cui scegliere. Il problema, aggiungiamo, è scegliere quello giusto. La questione è tutt’altro che accademica: la sperimentazione del cosiddetto voto elettronico nelle scorse elezioni comunali in provincia di Trento è il primo atto del progetto ProVotE, che ha il compito di valutare il nuovo sistema in vista del suo eventuale uso nella tornata elettorale del 2008. Rimandiamo alla scheda per i dettagli principali del progetto.
La sperimentazione - la più significativa a livello italiano per dimensioni e funzionalità provate - è stata considerata un successo: discreta partecipazione degli elettori con circa il 60% dei votanti che hanno voluto provare il nuovo sistema e riscontri generalmente positivi in termini di usabilità. Tra gli aspetti negativi, qualche inconveniente di troppo con alcune componenti hardware.
Tuttavia, come spesso accade quando la tecnologia entra visibilmente nella vita delle persone, e tanto più in un momento significativo quale è quello del voto, la novità ha determinato reazioni accese e spesso del tutto contrastanti. Abbiamo analizzato i punti principali del contendere insieme ad Adolfo Villafiorita, ricercatore ITC-irst, e Patrizia Gentile, dirigente del servizio elettorale della Provincia di Trento, entrambi responsabili della direzione di progetto.
"I vantaggi della soluzione di voto elettronico che abbiamo sperimentato sono sostanzialmente due. - spiega Villafiorita - In primo luogo, annulla il margine interpretativo presente nelle votazioni tradizionali: il sistema, infatti, non permette l’espressione di voti non validi o dubbi".
Facciamo degli esempi. In questa tornata elettorale, il voto disgiunto (dare il voto ad una lista non collegata al candidato sindaco prescelto) non era permesso: la legge prevede in questo caso l’annullamento della scheda. Altra situazione: se in una lista sono presenti più candidati con lo stesso cognome, una preferenza che specifichi il solo cognome comune non può essere tenuta in considerazione.
Il sistema elettronico risolve all’origine il problema, nel primo caso, notificando all’elettore l’errore e permettendogli di ripetere le operazioni; nel secondo, obbligandolo ad esprimere la preferenza scegliendo nome e cognome dei candidati. Il sistema cartaceo, invece, da un lato permette all’elettore di commettere degli errori e dall’altro obbliga gli scrutatori ad interpretare le intenzioni dell’elettore, introducendo, così, una fonte di discrezionalità indesiderabile.
"Il secondo vantaggio - prosegue Villafiorita - consiste nel miglioramento dell’efficienza del sistema elettorale. Qui le conseguenze sono visibili in diversi aspetti: si riduce il tempo necessario per lo spoglio dei voti, si diminuisce il numero di eventuali ricorsi e se ne accelera la soluzione; si minimizza infine la possibilità di errori manuali in fase di conteggio e trasmissione dei dati".
Il voto elettronico, in sostanza, impedisce ad elettori e scrutatori di commettere errori. E’ interessante chiedersi, quindi, quale sia l’incidenza di tali errori in una tipica elezione. Le cronache recenti sembrano dare ragione ai sostenitori del voto elettronico: alle recenti comunali, il seggio di Martignano ha comunicato dati sbagliati relativi all’affluenza alle urne per un banale problema di inversione di cifre; a Rovereto, errori nell’assegnazione dei voti ai candidati hanno costretto a modificare l’iniziale composizione del consiglio; infine, al ballottaggio di Bolzano, l’ultimo seggio scrutinato ha scambiato i voti di Salghetti con quelli di Benussi, facendo risultare vincitore, per un attimo soltanto, il candidato di centro-sinistra, prima che una verifica determinasse la sorprendente (e risicata: 7 voti) affermazione del centro-destra.
Ancor più clamoroso il capitolo ricorsi: ad Avio il risultato delle elezioni amministrative del 2000 è stato capovolto dopo due anni di ricorsi al TAR, riconteggi e valutazioni di schede. Risultato: cambio di sindaco e polemiche a non finire.
La dottoressa Gentile aggiunge alcuni dati utili: "Relativamente ai ricorsi, le ultime rilevazioni disponibili sono quelle del 2000: allora abbiamo avuto otto ricorsi e tre verifiche. Per valutare le dimensioni del problema, bisogna tener presente però che buona parte dell’attività di verifica non arriva fino al punto di concretizzarsi in un ricorso, ma, nondimeno, impegna in maniera significativa l’amministrazione. Per quanto riguarda invece il problema delle schede annullate, nelle ultime elezioni, nel comune di Trento, su un totale di circa 62.000 schede, circa 2.700 contenevano voti non validi. Di questi, 1.600 sono voti errati, ovvero, non volutamente invalidati. A queste cifre andrebbero aggiunte poi le preferenze perse in quanto dubbie o errate. E per queste non ci sono dati certi".
Sembra comunque plausibile stimare che un 5% dei voti in una tipica tornata elettorale vada perso o solo parzialmente conteggiato a causa di errori degli elettori. Su questo aspetto, senz’altro importante, il voto elettronico può incidere in maniera risolutiva.
Passiamo ora in rassegna gli aspetti più controversi. Innanzitutto, la questione della sicurezza. Ogni sistema di voto deve garantire la segretezza del voto (non deve essere possibile collegare un voto ad una persona), la sua inalterabilità (il voto contato è quello effettivamente dato dall’elettore) e unicità (una persona, un voto). Il tradizionale sistema cartaceo prevede una serie di accorgimenti attraverso cui garantire queste proprietà: la scheda e la matita sono uguali per tutti, si vota in cabine al riparo da sguardi indiscreti, la macchinosa procedura di conteggio dei voti minimizza la possibilità di attuare brogli in questa fase, gli scrutatori sono estratti a sorte per ridurre il rischio di combine, e, infine, i rappresentanti di lista sono autorizzati ad assistere a tutte le fasi del voto. Nel voto elettronico a queste contromisure fisiche si sono sostituite tecniche informatiche: crittografia, protocolli di sicurezza, ecc.
Si pongono allora due questioni distinte. Una prettamente tecnica, su cui torneremo, relativa all’effettiva efficacia di queste misure: l’algoritmo di cifratura è resistente? Il protocollo è affidabile? Il programma è corretto e resistente ad attacchi?
L’altra di tipo psicologico: accorgimenti di sicurezza fisici, palpabili e a tutti immediatamente comprensibili, vengono sostituiti da tecniche più sofisticate ma meno visibili. La percezione dell’elettore, paradossalmente anche di quello più attrezzato tecnologicamente, è di esclusione dal meccanismo di voto e quindi di rifiuto: chi garantisce che il voto venga effettivamente cifrato? Che venga contato correttamente?
Quindi, se da un lato, almeno in teoria, le garanzie di segretezza, inalterabilità e unicità del voto possono migliorare grazie alle nuove tecnologie, dall’altro la trasparenza e comprensibilità del processo di voto ne risentono decisamente.
Il software che gestisce il voto elettronico, dicevamo, è un elemento critico del sistema: chi lo controlla, infatti, controlla di fatto il processo di voto (quasi) nella sua interezza. Il timore di molti è che pirati informatici provino ad alterarne il corretto funzionamento o che un programmatore addetto al sistema lo possa modificare in maniera malevola. Come spiegato nella scheda, il meccanismo principale utilizzato per garantire la correttezza del sistema è la ricevuta di voto verificata dall’elettore. La ricevuta cartacea rimane quindi l’insindacabile registro delle operazioni di voto: nel caso di dubbi sul corretto funzionamento del sistema digitale, è sempre possibile procedere al riconteggio delle ricevute di voto, che, essendo state approvate dall’elettore, si possono assumere come corrette.
Problema risolto? Quasi: rimane aperta per lo meno la questione di quando sia lecito dubitare del corretto funzionamento del sistema elettronico e quindi effettuare la verifica sulle ricevute cartacee: quando i risultati si discostano troppo dagli exit poll? Quando la forbice tra due opposti schieramenti è troppo ristretta? Come si quantifica questo "troppo"?
Come sempre quando si parla di software, infine, è fondamentale la questione di chi sia effettivamente il possessore del programma di voto e di chi abbia accesso al suo codice sorgente. Per quanto riguarda il voto elettronico trentino, il programma è di proprietà del committente pubblico che dovrà decidere se e con quali modalità ridistribuirlo. L’auspicio, evidentemente, è che in futuro si adottino licenze che permettano la massima pubblicizzazione e scrutinio del software sviluppato: come le regole del voto tradizionale sono pubbliche e da tutti esaminabili, così dovrebbero esserlo anche le regole che governano il voto elettronico, ovvero, in concreto, le istruzioni che controllano il software di voto.
Va poi valutato l’impatto che la tecnologia ha sull’espressione del voto. Ad esempio, uno dei rischi più temuti è che il voto elettronico possa sfavorire un particolare gruppo sociale (ad esempio, gli anziani) e quindi portare a delle modifiche della struttura delle preferenze.
I primi dati, comunque, sembrano essere incoraggianti da questo punto di vista: "Alla sperimentazione - spiega Villafiorita - gli anziani hanno inaspettatamente partecipato più dei giovani, probabilmente per maggiore disponibilità di tempo, necessità e volontà di acquisire dimestichezza con strumenti inusuali. Inoltre, ad una prima analisi non si hanno scostamenti significativi tra i risultati del voto reale e quelli della sperimentazione".
Esami più approfonditi verranno senz’altro effettuati nei prossimi mesi dal gruppo dell’Università di Sociologia.
Inevitabile, infine, il capitolo costi.
Una stima dei risparmi riconducibili al voto elettronico apparentemente in questa fase non è ancora disponibile.
Senz’altro si possono prevedere minori spese derivanti dall’accorciamento dei tempi delle elezioni e dal minor numero di contese legali.
D’altra parte, la progettazione, realizzazione e testing del nuovo sistema ha dei costi, così come il suo mantenimento futuro e gli aggiornamenti via via necessari. Rimane da valutare, quindi, se il rapporto costi-benefici (includendo tra i benefici anche quello immateriale di impedire errori in fase di voto) sia vantaggioso e a lungo andare sostenibile. Per capire le cifre in ballo, è utile ricordare che per la sperimentazione sono stati stimati circa 3 milioni di euro, di cui una metà sono stati effettivamente spesi.
Il bello dei sistemi di voto, si diceva, è che ce ne sono molti tra cui scegliere. Il brutto è che ognuno risolve alcuni problemi e ne introduce di nuovi.
Comprendere quali siano le implicazioni tecniche, sociali, economiche e, non ultimo, politiche che s’accompagnano all’uno e all’altro sistema è senz’altro il primo passo necessario per fare una scelta consapevole.