Ammalati obbligati al turismo
La sanità in Sudtirolo: troppe ASL, iniziative assurde e sordità nei confronti delle esigenze dei cittadini.
La salute è sempre in testa alle richieste che cittadine e cittadini rivolgono ai loro amministratori. E spesso la qualità dei servizi offerti in questo settore dipende dalla disponibilità finanziaria dell’ente responsabile. Sotto questo profilo in provincia di Bolzano, una delle più ricche in Italia e in Europa, esistono le condizioni per un servizio sanitario di buon livello. Invece crescono i segnali di un disagio forte in questo campo.
Ha cominciato l’assessore provinciale, che ha sostituito il dirigista Saurer, e che si è trovato a gestire un bilancio considerevole e la richiesta di risparmi. Purtroppo i risparmi a parere della giunta provinciale non sono da effettuarsi fra gli sprechi. Infatti da anni si è messo il dito nella piaga dell’esistenza di ben quattro ASL per una popolazione di 460.000 abitanti, con presidenti, direttori, e tutto il costosissimo ambaradan burocratico che ne consegue. Un fatto unico in tutta Italia. A fronte di questo vi sono le lunghissime liste di attesa, anche per esami riguardanti patologie che richiedono interventi urgenti, peggiorate dalla gestione ottusa e burocratica, che per non far danno a nessuno, di fatto danneggia chi nell’attesa perde la possibilità di essere curato in modo efficace.
Di tanto in tanto, poi, spuntano errori clamorosi; il più recente riguarda una signora cui è stato diagnosticato un tumore e consigliato di interrompere immediatamente la gravidanza appena incominciata, che sarebbe stata danneggiata dalla prescritta chemioterapia. Poiché questa ipotesi era causa di grande sofferenza e non volendosi facilmente rassegnare, la paziente ha affrontato il colloquio preliminare in ginecologia, dove è stata trattata molto male dalle operatrici, al che si è rivolta allo specialista di un ospedale di Milano, per ulteriori accertamenti. Questi, dopo migliori indagini, scopre che non si tratta di tumore. La reazione del medico curante bolzanino è incredibile: invece si sprofondarsi in scuse, è stizzito e si dichiara offeso per la "mancanza di fiducia". Ora, si può anche sbagliare, ma questa reazione, come il comportamento delle operatrici a ginecologia, è imperdonabile segno di mancanza di professionalità.
In un caso di qualche tempo fa, a conoscenza diretta di chi scrive, ad un’altra donna cui era stato diagnosticato – anche allora per errore – un tumore, dal ginecologo privato, all’ospedale di Bolzano è stata prospettata un’attesa di tre mesi per ulteriori acertamenti! Passati come? Con quale riduzione delle speranze di guarigione legate, come si sa, alla tempestività degli interventi?
La Provincia tuttavia investe un quinto del proprio bilancio in sanità. Una scelta condivisa dalla popolazione, ma con la pecca che l’impegno finanziario non garantisce la qualità e l’eliminazione degli sprechi.
Troppi ospedali dunque? L’assessore ha pensato di valorizzare la vocazione turistica della provincia. Ed ha proposto che i letti vuoti dell’ospedale di Silandro, costruito per motivi di prestigio e troppo grande per la popolazione dell’area, vengano usati per spostarvi gli interventi di day surgery, dove i pazienti vengono trattenuti per una giornata per sottoporsi a piccole operazioni come il menisco o la cataratta. Un quotidiano locale ha pubblicato i tempi di percorrenza da una parte all’altra della provincia con mezzi pubblici, nel caso esistano (non sempre). Per la cataratta ad esempio, che colpisce soprattutto le persone anziane, un vecchietto di Brunico parte alle 5 di mattina per arrivare a Silandro alle dieci circa, naturalmente a digiuno per poter fare le analisi. Per di più, la cosa evidentemente funziona solo se i quattro mezzi (più eventuali autobus o taxi) che deve prendere, fra treni e autobus, sono puntuali. Da Corvara in Badia si parte alle 5 e si arriva alle 10,15. E così via.
Il predecessore dell’attuale assessore (stesso collegio elettorale) una volta se ne è uscito dicendo che "i bolzanini sono troppo pigri", sempre a giustificazione della destinazione dell’ospedale di Silandro a mèta di questo turismo sanitario.
Di questa proposta, divenuta pubblica a metà novembre, non si è sentito più niente, anche perché i medici stessi hanno espresso forti perplessità nel doversi dedicare essi stessi al turismo sanitario. Ma in Sudtirolo la mancanza di dibattito non significa affatto che si tenga conto delle osservazioni fatte, perché la classe dirigente agisce per conto proprio ed in base a considerazioni ben più di carattere elettorale che nell’interesse pubblico.
Nel frattempo, nonostante le proteste, sono rimasti in vigore i ticket per il Pronto Soccorso e per la degenza ospedaliera, che si basa sulla convinzione che la gente voglia usare l’ospedale come un albergo. Inoltre, la qualità del cibo dei ricoverati ha subito un tracollo, risultato anche questo dello sforzo di risparmiare.
Infine, le critiche del Tribunale dei diritti del malato, accompagnate da una serie di proposte di riforma, prima fra tutte la riunificazione in un’unica ASL delle aziende sanitarie, hanno provocato una dura reazione dei dirigenti delle aziende stesse, per nulla disponibili ad ascoltare la voce dei cittadini e delle cittadine. Come dice il presidente del Tribunale, i rilievi sollevati provengono direttamente da pazienti, e quindi andrebbero presi come occasione di verifica della qualità del servizio. Invece da parte dei dirigenti si è preferito minacciare di soppressione la Commissione per la conciliazione e respingere senza controlli ogni osservazione.
Andare all’ospedale è per molti come andare in tribunale, luoghi dove la cittadinanza ancora non ha rotto il muro della subordinazione del cittadino al potere burocratico, dove non si sa se si avranno cure e giustizia, perché sembra il caso a decidere e non le norme o la legge.
Ovviamente ci sono operatori sanitari ottimi, dal punto di vista professionale ed anche umano, come ci sono giudici saggi, ma gli strumenti di difesa a disposizione delle vittime degli altri sono deboli, e inefficienti o inesistenti sono i controlli di chi istituzionalmente è incaricato di farli eseguire e che invece appare sui giornali solo per vantare una qualità che non viene percepita come tale dagli utenti.
Tutto ciò conferma la realtà di una provincia in cui la democrazia è ancora un fatto formale, e non un diritto di partecipazione a tutti i livelli della cittadinanza.