Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

XI: non ammalarsi

Il declino della sanità sudtirolese.

Dismesso lo statalista assessore Saurer, che per decenni ha assicurato una sanità pubblica fra le migliori d’Italia, silenziosamente la Provincia di Bolzano sta riducendo il suo impegno in campo sanitario. Si era incominciato con l’introdurre i ticket, fra le prime regioni italiane, estesi anche alla degenza ospedaliera e al pronto soccorso, particolarmente ingiusto nel capoluogo in cui per anziani soli e genitori di bimbi piccoli non esistono nel week-end e di notte alternative di alcun tipo.

L’ex assessore alla Sanità Otto Saurer.

Negli ultimi tempi era avvenuta una discussione seria, in seguito alla proposta di riforma del nuovo assessore, che chiedeva di chiudere alcuni reparti in numerosi ospedali sudtirolesi. Una riforma che contiene una certa ambiguità, perché fa seguito a scelte di segno opposto durate troppi anni. In Sudtirolo infatti esistono ben 4 ASL, dotate di tutto il costoso apparato dirigenzial-burocratico, cui fanno capo diversi ospedali, alcuni dei quali costruiti con una scandalosa dovizia di mezzi e che si è cercato di dotare di tutte le specialità. Hanno fatto epoca i miliardari marmi che ricoprono l’ospedale di Merano e la dotazione alberghiera dell’ospedale di Silandro (capoluogo della valle di provenienza e riferimento elettorale di entrambi gli assessori). Tutto ciò senza che poi nella piccola realtà di una provincia di 450.000 abitanti si riuscisse a qualificare davvero le specialità mediche, segnate anche dalla demenziale regola dell’attribuzione dei primariati in merito al criterio etnico e non alla professionalità.

L’attuale assessore alla Sanità Richard Theiner.

Così anche dai più stimati reparti dell’ospedale di Bolzano si levano segnali di sofferenza. Alcuni mesi fa era uscito allo scoperto il famoso e stimatissimo primario di cardiologia dell’ospedale di Bolzano, che aveva chiesto di razionalizzare la spesa, privilegiando quei centri che sono in grado di fornire prestazioni elevate e di effettuare operazioni complesse. Un richiamo al fatto che la gente non va in ospedale per passare qualche giorno a sbafo, come sembra credere l’amministrazione pubblica, che infatti interviene col ticket per scoraggiare questa "cattiva abitudine", ma perché vuol essere curata. E quindi è necessario che ovunque ci siano dei presìdi, ma che le specializzazioni mediche possano elevarsi ed essere all’altezza dei tempi, e che questo può avvenire solo se gli investimenti sono consistenti e concentrati in alcuni luoghi e non a pioggia. Il rischio è di avere una sanità alberghiera, senza specializzazioni avanzate. La spesa così aumenta a dismisura per la necessità di fare maggiormente riferimento ai centri di cura fuori provincia, come Innsbruck, Trento e Verona, in cui mandare i pazienti sudtirolesi. La risposta non sta nella ricerca di "autarchia" del Sudtirolo, ma nel mantenimento e rafforzamento degli aspetti di eccellenza, che possono diventare anche per altri, fuori regione, punto di riferimento all’interno di una rete interregionale.

Cosa accade invece? Di fronte alle proteste delle periferie, che nella politica locale sono dominanti, non si parla più di eliminare primariati e reparti poco specializzati degli ospedali di valle e invece si impongono tagli generalizzati. Un esempio clamoroso è la psichiatria, cenerentola degli interessi pubblici (non porta voti). Anche qui si è imposta una serie di tagli, che rovesciano sui pazienti il dato clamoroso del raddoppio della spesa farmaceutica, che tuttavia (è bene tenerlo presente) non è aumentata per una crescita del trattamento farmaceutico dei pazienti, ma perché le medicine sono raddoppiate di prezzo. E quest’ultimo fatto andrebbe addebitato alla mancanza di controlli dell’ente pubblico.

I tagli riguardano anche gli ospedali e hanno effetti sensibili. In quello di Bolzano il cibo, una volta famoso per la qualità, è da tempo disgustoso e monotono. E - ancor peggio - le liste di attesa sono interminabili e fuori da ogni logica. Si può rivolgersi ai privati con un piccolo rimborso della spesa, ma così si apre la strada alla logica berlusconiana, che dall’amico Bush sembra aver imparato poco a proposito di democrazia ma molto a proposito di sanità classista. Certo un’amministrazione deve sempre proporsi di eliminare le spese inutili e di risparmiare, ma non a spese del servizio offerto, visto che la cittadinanza è unanime nel mettere la salute al primo posto. Come si permettono dunque i governanti di mal-usare il denaro pubblico non rispondendo in modo soddisfacente alle esigenze dei cittadini? I tagli indispensabili, quelli che migliorerebbero il servizio sanitario e ridurrebbero gli sprechi, a partire dalla pletora di burocrati superpagati, non sono affatto in vista. Che utilità hanno infatti 4 Asl per così pochi abitanti? Nel resto d’Italia ce n’è una ogni circa due milioni. Qui ne basterebbe una ben condotta e che sappia garantire assistenza di base in tutte le località e specializzazioni elevate nell’ospedale regionale di Bolzano. Anche un investimento maggiore nella prevenzione (migliorando le disastrose condizioni di inquinamento ambientale, legalizzando le medicine alternative, rafforzando l’assistenza a domicilio, addestrando medici di base a comportamenti più responsabili) porterebbe risparmi. Ma qui non ci guadagna nessuno, bensì tutti. E come si sa, occuparsi del bene collettivo oggi è un difetto grave per qualsiasi decisione di investimento.