Primiero: un’occasione persa
Fallisce l’ unione fra i comuni di Tonadico, Siror e Sagron-Mis.
La coraggiosa proposta di unire tre comuni del Primiero (Tonadico, Siror e Sagron del Mis) è fallita con l’esito del voto referendario di Siror. Nonostante l’assenso espresso da 1066 cittadini contro i 639 no, malgrado il parere positivo dei residenti di Sagron e Tonadico, è bastato il voto di Siror per vanificare questo straordinario progetto pilota di unione di comuni in provincia di Trento.
La realtà dei comuni trentini non può che preoccupare i politici attenti alle esigenze dei cittadini: siamo in presenza di 223 comuni chiamati ad offrire servizi a 440.000 abitanti: una realtà polverizzata impossibilitata a costruire qualunque progettualità di ampio respiro, ad offrire speranza agli amministrati; siamo ricchi di decine di sindaci, forti solo della carica, costretti a prostrarsi davanti all’assessore provinciale di turno per chiedere una sovvenzione, il finanziamento di un’opera.
Nel Primiero si vive una forte coesione di valle, è forse il comprensorio che soffre meno la febbre del campanile, e da cinque anni i tre coraggiosi sindaci avevano avviato il progetto dell’unione dei comuni di Tonadico, Siror e Sagron del Mis, consapevoli di non avere adeguate risorse per soddisfare i bisogni dei residenti, di averei servizi sempre più costosi, una burocrazia complessa e che presuppone personale di alta professionalità e specializzazione, paesi abitati da popolazione con anzianità media sempre più elevata.
Si pensi che Sagron, il comune più distante da Trento, inserito a monte della selvaggia valle del Mis nel bellunese, ha un solo dipendente, che il Municipio è stato chiuso al pubblico anche per periodi lunghi (ferie o malattia del dipendente). Si pensi che Siror e Tonadico sono privi di una qualunque separazione urbanistica e fra loro legati per ogni servizio, dalla viabilità alla sanità, dalle scuole alla raccolta dei rifiuti.
Il Trentino si trova davanti ad un’occasione perduta di dimostrare maturità, consapevolezza, rispetto dei cittadini. Un’occasione perduta anche grazie alla devastante proposta della giunta provinciale di riforma degli enti locali, alla volontà di riconvertire i falliti comprensori, aumentandoli (cambia solo il nome: ambito di valle), dotandoli di poteri importanti, offrendo così vita perenne a realtà comunali ormai fatiscenti, offensive per la democrazia e per i cittadini. La proposta di riforma non poteva che rafforzare a Siror il partito del no, isolando il consigliere provinciale della Margherita Marco Depaoli e il giovane sindaco di Siror Sergio Bancher.
Il presidente della Giunta provinciale con astuta superficialità ha spiegato il risultato con il timore dei cittadini di perdere identità con queste fusioni, con la volontà di mantenere la cultura del campanile, come pure arriva a sostenere l’assessore diessino Ottorino Bressanini, che solo pochi mesi prima auspicava un Trentino con soli 50 comuni. Il tutto dimenticando il risultato plebiscitario per l’unione pervenuto da Tonadico.
Era questa l’occasione, come ha insistito più volte Daniele Gubert, di rompere le consorterie valligiane, di aumentare la qualità dei nostri amministratori, di renderli più liberi dai legami localistici e familiari, di avere amministrazioni capaci di confronto serio con la Provincia.
Abbiamo parlato di occasione persa. Persa perché la campagna referendaria, invece che sui vantaggi reali che i residenti venivano ad avere da questa unione, dal potenziamento e dall’efficienza dei servizi, è stata impostata sulle quantità di denaro che la Provincia avrebbe elargito in modo copioso. E’ stato un passaggio perdente anche perché la realtà del Primiero, senza eccessivi sforzi, con un po’ di pazienza in più, poteva aspirare ad unire altre realtà che oggi si intersecano e convivono abbracciate, come Transacqua e Fiera di Primiero.
E’ stata un’occasione persa specialmente dalla sinistra trentina che con facilità avrebbe potuto colmare le lacune, le contraddizioni presenti nel dibattito portando la ricchezza e la coerenza della sua storia in materia di riforma dei comuni (si pensi alla proposta Bondi del 1997), offrendo valore al ruolo dei cittadini, a chi si assume l’onere di amministrare una collettività. La sinistra è invece rimasta alla finestra, balbettando confusamente solo negli ultimi giorni, priva di voce autorevole, e ovviamente attenta a non creare dispiaceri al governatore Dellai e a chi ci sta ricostruendo sotto i piedi, ben cementati, i nuovi comprensori.
E dopo il voto, da parte della sinistra, non un commento, non un segnale. Almeno si poteva mettere in luce che il Trentino sta cambiando, che comunque oltre il 60% dei cittadini ha detto no alla cultura del campanile e che quindi le riflessioni di Dellai sono quanto meno superficiali, che sempre più cittadini comprendono come sia necessaria una semplificazione nella presenza dei comuni in Provincia.
Ma è stata un’occasione persa anche perché troppi cittadini del fronte del no sono stati giocati da personaggi storici della vecchia Democrazia Cristiana del Primiero, attenti a difendere interessi privatistici, privilegi strettamente personali e professionali, pronti a consumare una vendetta da tempo attesa contro la ricostruita Margherita di valle. In attesa dell’affondo preparato per le ormai prossime elezioni comunali.