Un patriota scomodo
Eliminata una voce fuori dal coro, quella di Peter Ortner , che dalle colonne del Dolomiten difendeva l’ambiente sudtirolese.
Era un preside di liceo. Diventato presidente dell’ Heimatpflegeverband, l’associazione per la cura della patria, si è distinto per competenza e per fermezza.
Era membro autorevolissimo della commissione urbanistica e dell’osservatorio sulla fauna, e ne è stato espulso brutalmente dall’assessore Laimer e dal presidente della giunta. Un difensore del paesaggio e della fauna non è gradito a chi ha indebolito drasticamente il sistema di tutela del paesaggio e alla lobby potentissima dei cacciatori.
Peter Ortner ci è rimasto malissimo. E’ un insider, non si sente un rivoluzionario. Al contrario. La sua rubrica settimanale sul Dolomiten, in difesa di biotopi e parchi, di norme urbanistiche e paesaggistiche garantiste, contro le grandi strade e le opere distruttive, contro i condoni e le furberie di chi governa, senza astio ma senza reticenze, costituisce un punto di riferimento per chi ama l’ambiente e la propria terra. Un patriota.
Appena eletto, fu coinvolto nella battaglia per la cancellazione della toponomastica italiana; dopo poco cercò di svincolarsi da questa interpretazione restrittiva del compito dell’Heimatpflegeverband, ma non se ne allontanò troppo.
Dunque perché? In fondo le procedure della Provincia consentono ampiamente di ignorare le opinioni degli ambientalisti e di fare ciò che si decide "in alto". Probabilmente sono quattro battaglie di Peter Ortner e del suo Heimatpflegeverband che hanno portato a questa che - si mormora apertamente - è la vendetta di Laimer, il debole assessore all’ambiente e all’urbanistica, che notoriamente preferisce di gran lunga la seconda delega.
L’associazione si è opposta fermamente allo zoo di montagna, una folle impresa che vorrebbe portare sulla collina di Tesimo, lungo la Val d’Adige, uno zoo di animali esotici.
Un amico alpinista diceva qualche giorno fa di essere andato a fare una piccola escursione e di avere visto un branco di camosci. "Quello è il nostro zoo, altro che le tigri siberiane o gli alci canadesi". La discussione ha lacerato la comunità locale, ambientalisti e animalisti tutti contrari. Sembrava infine un’idea tramontata. Durnwalder però lo vuole, come ha voluto lo strano giardino di Trautmannsdorf, costoso ed estraniante, un mucchio di piante e fiori che non c’entrano nulla fra loro e costituiscono più un catalogo che un giardino.
L’associazione per la cura della patria si è opposta anche al museo della montagna di Reinhold Messner, contestando l’aspetto artificioso e di dubbioso rigore scientifico di un’iniziativa che andrebbe ad occupare un castello di grande significato storico per il Sudtirolo.
Per ottenere i risultati economici voluti, inoltre, il nuovo museo dovrebbe diventare mèta di centinaia di migliaia di visitatori e il problema dell’accesso rimane grave. Oltre tutto, dopo un paio d’anni di grande affollamento, la capacità di attrazione di un museo di massa, come quello di Ötzi, sta tramontando, mentre rimangono i danni al centro storico involgarito dal flusso di turismo di bocca buona.
Più recente è stata la denuncia di Ortner sui "letti in nero", che ha svelato il falso calcolo della capienza dell’industria del turismo, che nasconde decine di migliaia di redditizi posti letto. Duro da digerire dai potenti finanziatori delle campagne dei politici di maggioranza sudtirolesi.
Infine l’Heitmatpflegeverband si è impegnato nella denuncia della più grande "bomba a orologeria ambientale del Sudtirolo", di cui le lettrici e i lettori di questa Lettera hanno sentito parlare più di una volta, perché chi scrive se ne è occupata per molti anni. Si tratta della discarica di Castelfirmiano, un pericolosissimo deposito selvaggio di rifiuti di ogni tipo, posto su una zona rocciosa che si afferma essere impermeabile, mentre esistono prove che non è così, dai flussi di percolato che colavano inarrestabili quando fu scavata la galleria della MeBo, ai percolati raccolti ai piedi della collina, alle acque inquinate delle case di Frangarto, ai meli bruciati dall’acido. Su questa discarica si vogliono portare ora, con un’operazione arrischiata e costosissima, decine di tonnellate di rifiuti tossici della collina Pasquali. Ortner e la sua associazione si sono opposti. Ora si è alla resa dei conti.
Contro la giubilazione di Ortner, si sono levate molte proteste, a partire da quella del Dachverband für Natur- und Umweltschutz, l’associazione per la tutela della natura e dell’ambiente, che a suo tempo aveva avuto un taglio di finanziamento per aver avanzato obiezioni al progetto di tunnel di base del Brennero. Kuno Schraffl, l’allora presidente, battagliero e irriducibile avversario del tunnel, ha dichiarato: "Mi aspettavo da un pezzo che all’Heimatpflegeverband sarebbe stato presentato il conto per la sua posizione critica".
Con l’espulsione di Ortner un’altra voce non conformista è stata spenta o fortemente indebolita, ed era forse l’ultima. Forse per questo il Dolomiten gli ha concesso l’onore delle armi, dedicandogli la prima pagina e nell’interno due titoli: "Peter Ortner due volte reso inoffensivo" e "Troppo scomodo per i potenti".