ll difficile business delle fiere
Le Fiere in Trentino: tra successi e debiti; nel difficile equilibrio tra concorrenza e promozione del territorio.
Il debordante successo dell’ultima edizione del Mercatino di Natale, ha innescato una serie di polemiche francamente pretestuose: troppi turisti, troppo traffico, non è questa la cultura vera... Fermo restando che alcuni problemi – come una miglior calendarizzazione degli eventi di richiamo – sono da affrontare, a noi paiono le classiche lamentele sul "grasso che cola", come dicevano i nostri nonni. Perchè il problema vero è semmai proprio l’opposto: come sviluppare in Trentino una vera attività fieristica, che durante tutto l’anno sia di attrazione per il turismo, a iniziare da quello nel capoluogo, e di promozione e stimolo alla produzione locale.
E proprio l’organismo che con tanto successo ha lanciato a Trento il Mercatino e organizzato altre tradizionali, importanti manifestazioni come la Mostra dell’Agricoltura, il CTE (Centro Trentino Esposizioni), è nei mesi scorsi entrato in gravissima crisi (vedi CTE: dal successo alla crisi su QT n° 5 del 2003). Da cui è difficoltosamente uscito trasformandosi in una nuova società, Trento Expo srl.
Il nome è cambiato, ma quanto al resto? La società è sostanzialmente pubblica (tra Comune di Trento, Camera di Commercio, Trento Fiere anch’essa pubblica); i privati, che dovevano entrare con un 30%, se ne sono tenuti lontani, in attesa che vengano prosciugati i debiti ereditati dal CTE.
E allora, cosa è cambiato?
"E’ cambiata la filosofia: con Trento Expo ogni manifestazione deve chiudere i conti in pareggio – ci risponde il presidente avv. Marcello Russolo – Rimane cioè la finalità economico-sociale (sviluppare l’attività fieristica a Trento, e i promuovere i prodotti locali); ma all’interno di una preoccupazione di correttezza di bilancio, attraverso un coinvolgimento anche economico dei diretti interessati, i produttori. Invece prima, con il Cte, perdurava l’equivoco, la finalità promozionale poteva far premio sulla convenienza; il che ha generato problemi economici alla lunga ingestibili."
La cosa però è più semplice a dirsi che a farsi. Innanzitutto perché gli espositori e gli organizzatori di eventi, abituati a condizioni di favore, non vedono di buon occhio questo cambiamento, che per loro vuol dire maggiori costi.
Ma poi perché una società partecipata da Comune, Camera di Commercio, e indirettamente Provincia, ha sempre come finalità primaria quella di sostenere, attraverso l’attività fieristica, l’economia locale. E difatti si è assunta il compito di proseguire l’attività, e le tradizionali manifestazioni del CTE.
Diventa quindi questione di notevole professionalità mantenere l’assunto di Russolo, secondo cui "le promozioni in perdita possono essere fatte solo in vista di un pareggio futuro."
Vediamoli quindi questi eventi, e la loro possibile evoluzione. Sul Mercatino di Natale ovviamente non ci sono problemi: il bilancio è in attivo, si tratta di gestire e – finchè possibile – far durare un successo che a nostro avviso non poggia sul granito.
La Mostra dell’Agricoltura "può puntare ad un pareggio"; in effetti, poiché mette in moto tanti visitatori e situazioni economiche di peso, è un esempio di dove una gestione più attenta al bilancio possa essere efficace.
I problemi vengono da altre manifestazioni, pur meritorie, come la Casolara, che riguarda microproduttori di formaggio in montagna: "Il pareggio è difficile – ammette il direttore Corrado Tononi - o si trovano i contributi (della Pat, della Camera di Commercio) oppure la si fa lo stesso pur rimettendoci, perché è una manifestazione tipica e ci siamo assunti l’impegno a proseguirla."
Dove invece si vedono nuove opportunità è in manifestazioni come il recente Salone della Pietra, sul settore estrattivo "dal prodotto alla lavorazione, estrazione, trasporto, uso come arredo, con tre fontane artistiche di Botta, Sottsass e Guerriero. Cerchiamo di creare valore aggiunto al prodotto, questo è il nostro obiettivo verso la società e l’economia trentina".
Su quest’ottica si muoveranno le nuove manifestazioni in cantiere "ad esemplificare le finalità della nuova società." Dopo la Pietra, eventi fieristici su Acqua, Parchi e Legno "sono settori nostri, geograficamente ed economicamente, in cui la Camera e la Provincia stanno investendo molto. Così l’acqua come alimento, ambiente, come turismo, sport, energia: una manifestazione che leghi tutte queste diverse visuali, tutte legate al territorio. Si chiamerà il Salone dell’Acqua e dei Parchi Naturali: e lo scopo è portare a Trento un momento di confronto a livello nazionale dei gestori dei parchi, vogliamo creare un palcoscenico per le nuove professioni e le attività economiche legate alla gestionedell’ambiente." Insomma tradurre in termini concreti, operativi, gli indirizzi dell’ambientalismo più avanzato che, a differenza di quello pauperista, predica – finora invano – la possibilità di creare un business più duraturo proprio attorno al rispetto dell’ambiente.
E sul Legno la stessa logica della Pietra. "All’interno del progetto di Cdc e Pat su legno e foreste: coinvolgendo la Magnifica Comunità, puntando sull’ecocertificazione, per cui del mobile il consumatore sa la pianta da cui è stato ricavato: che oggi, con la presenza in commercio di legname proveniente per esempio da Cernobyl, è la nuova frontiera. Ed è un settore che coinvolge sia l’artigianato che l’industria, attraverso le segherie, i mobilifici, l’edilizia, il riscaldamento."
Infine la Fiera del Lavoro, manifestazione biennale di cui si sono svolte, con successo, alcune edizioni. "Ha una propria capacità economica, perché viene incontro a un’esigenza del mondo dell’impresa di incontrare neo-laureati. Abbiamo imprese anche nazionali che operano nelle nuove tecnologie, e che hanno bisogno di sedersi a un tavolo e incontrare le persone. Non è un ufficio collocamento, è un momento di conoscenza reciproca tra azienda e neolaureati: tutti e due capiscono di che pasta sono fatti, quali aspettative possono avere. Il nostro partner strategico è l’Alut, l’Associazione laureati dell’università di Trento, che ha avuto l’intuizione. Stiamo vedendo di aprire a livello triveneto, dove c’è forte attenzione. Oggi pensiamo di arrivare alle 50 aziende iscritte, di respiro nazionale, ognuna con il suo stand per questo momento di incontro. E’ un’iniziativa particolare, perché non si parla di un prodotto, ma di persone, di capacità, di formazione."
Tutto questo però si scontra con un problema: Trento Expo, lo dice la parola stessa, è incentrato nel capoluogo. Eppure l’attività fieristica riguarda l’insieme del territorio. Sia come attività (pensiamo all’Agricoltura di Montagna, o i Parchi, o la Pietra) che come sedi espositive. Infatti oltre a Trento c’è il PalaFiere di Riva, c’è il costruendo nuovo polo fieristico a Borgo, ci sono le tante micro-fiere nelle valli.
"A questa domanda la risposta, più che a me, spetta all’assessore provinciale Mellarini – ci dice Russolo - Noi dobbiamo sviluppare il polo fieristico di Trento che i nostri soci ritengono importante. Io affermo che non possiamo prescindere da Riva, che è una realtà forte, radicata, con cui non c’è concorrenza ma accordo. Riva è più residenziale, ospita manifestazioni che abbisognano di un supporto alberghiero; a Trento invece le manifestazioni durano solo tre giorni, ma in quanto capoluogo offre una massa critica di persone, rapporti, interessi."
Per questo la concorrente di Riva non è Trento, ma Rimini (e difatti i due centri sono ai ferri corti per l’Expo Schue).
Per il resto della provincia c’è il discorso, non nuovo, di definire il rapporto con il capoluogo. Che deve essere vetrina, punto di riferimento per le attività del territorio, sfruttando la posizione centrale, l’attrattività del centro storico, la concentrazione di funzioni. Però questo ruolo ogni tanto viene disconosciuto, confondendo il doveroso decentramento con la polverizzazione: ogni centro vorrebbe il suo Museo, la sua Fiera, magari la sua Università...
In quest’ottica, probabilmente con un eccesso d’ottimismo e carenza di programmazione, si è dato il via a un maxi centro fieristico a Borgo. 12.000 mq in progetto (quando Trento Fiere ne conta 5.000), tanti, per un’iniziativa nuova, in una zona periferica, in concorrenza con il capoluogo: forse sarà il caso di ripensarci, visto che si è ancora in tempo.
Per quanto riguarda le tante manifestazioni che identiche vengono riportate in provincia, dalla Tavola dei Sapori alle Fiere degli Sposi, "bisognerebbe che tutto il territorio cercasse di lavorare assieme, per creare eventi-faro, riconoscibili all’esterno – ci dicono i responsabili di Trento Fiere - La logica è che il territorio continui a fare le sue manifestazioni, però è il ruolo della città capoluogo dar vita all’evento con la massa critica, la visibilità, i rapporti con l’esterno, che può essere un vantaggio per tutti. Così ad esempio, il nostro Mercatino ha portato promozione a Arco, Levico, Tesero, che hanno anche loro mercatini, e tutte queste manifestazioni vengono promosse assieme."