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CTE: Dal successo alla crisi

La società che organizza l'attività espositiva a Trento, ha l'acqua alla gola. Come di successo si può rischiare di morire.

Il CTE è la società che organizza il Mercatino di Natale, la Fiera dell’Agricoltura a S. Giuseppe e decine di altre manifestazioni, per "oltre 700.000 visitatori all’anno" - sottolinea il suo presidente cav. Redolfi. Eppure è in crisi verticale: per pareggiare i conti del 2002 ha dovuto intaccare il capitale sociale, sta perdendo operatività e immagine, si trova perfino ad operare in luoghi carenti dal punto di vista della sicurezza delle persone. Insomma, un mix poco comprensibile di successi e di contemporanea crisi. Tale da indurre il suo Consiglio di Amministrazione ad unanimi e polemiche dimissioni, in una tesa assemblea del 28 febbraio scorso.

Il direttore del CTE, Corrado Tononi.

Com’è possibile tutto questo? Perché il Trentino rischia di buttar via, con incoscienza, quello che è stato uno strumento significativo, un creatore di opportunità?

Andiamo con ordine. E vediamo come sia stato proprio il successo del CTE a determinarne a più riprese la crisi, già da alcuni anni. Infatti il progressivo espandersi dell’attività ne aveva resa inadeguata la sede, una porzione delle Centrali ortofrutticole. Di qui la decisione della società proprietaria dell’immobile (oggi Trento Fiere, società pubblica) di ristrutturarlo, grazie ad una bella iniezione di miliardi provinciali.

Ed eccoci arrivati a una situazione equivoca: la nuova sede, ampia (5.000 metri quadri), anche se non bellissima, ha un valore commerciale elevato, e il CTE incomincia ad arrancare nel pagarne l’affitto. Il fatto è che il CTE opera in un settore (quello fieristico) a cavallo tra pubblico e privato, con alcuni aspetti (la promozione dei prodotti trentini) tipicamente pubblici, anzi in capo alla Provincia. Ma con la Pat il CTE ha poco a che fare (è un consorzio di 25 soci, Camera di Commercio, categorie economiche, Sait, Comune di Trento, ecc); e la Provincia, mamma verso tutti, con il CTE è matrigna: vuole, attraverso Trento Fiere, i soldi degli affitti; e ripetutamente ricorda al consorzio che, se non riesce a pagare, è perché i nuovi spazi che occupa non li sfrutta abbastanza, sono per lo più vuoti, le manifestazioni organizzate sono troppo poche, ecc.

Ci sono, appunto, alcuni equivoci di fondo: il CTE deve fare business o essere un supporto alle attività economiche locali? E la Provincia, titolare della promozione dei prodotti locali attraverso la Camera di Commercio, che rapporti dovrebbe avere con un altro soggetto che fa le stesse cose? Ma d’altronde questo soggetto ha maturato in un’attività pluriennale esperienza e capacità: perché si dovrebbe buttarlo a mare? Per sostituirlo con un carrozzone?

Dopo un primo momento in cui la Pat sembrava propendere proprio verso questa soluzione (la promozione attraverso Trento Fiere, società provinciale), si giungeva a una soluzione più meditata, almeno in apparenza; il CTE veniva liquidato, ma per rinascere sotto altra veste, una nuova società, Trento Expo srl, in cui dovevano confluire sia il pubblico che il privato, in una compagine così composta: 30% alla Camera di Commercio, 20% al Comune di Trento, 20% a Trento Fiere, e un 30% alle categorie economiche.

Questo veniva stabilito in un’assemblea del 14 giugno scorso, dove si fissava il mese di ottobre per la nascita della nuova società. Ma da ottobre si passava al 31 dicembre, dal 31 dicembre al 28 febbraio, e a quest’ultima data Trento Expo non c’è ancora. Frattanto il CTE, società in liquidazione, annaspa: alla Mostra dell’Agricoltura, per la prima volta si avrà un decremento degli espositori, le iniziative del 2003 sono ridotte all’osso, "la nostra attività richiede giornalmente scelte e decisioni di spesa, che oggi non sappiamo come prendere" - afferma il direttore Corrado Tononi. Se si va avanti così, lo stesso Mercatino è a rischio. Di mezzo ci sono state lungaggine burocratiche. Ma non solo. Le tensioni sono state soprattutto tra Comune e Camera di Commercio. Il fatto è che il CTE aveva incardinato la propria attività nel capoluogo; mentre la Camera deve guardare all’insieme della provincia, dove nel settore stanno nascendo nuove iniziative, peraltro generosamente finanziate dalla Pat: basti pensare al nuovo polo fieristico di Borgo, un complesso di 13.000 mq. (contro i 5.000 del CTE), per un preventivo di 14 milioni di euro.

E ancora: attività come il Mercatino, che si svolgono nel centro storico invece che nei padiglioni di Trento Fiere, sanno più di promozione turistica della città che di promozione di attività economiche. "Le sponsorizzi l’Apt!" - è stato l’invito di via Calepina.

Tutti problemi veri, ma risolvibili. Il capoluogo ha, per tanti ovvi motivi (anzitutto il valore del suo centro storico), una forza attrattiva che la provincia non può avere: per questo è logico accentrare a Trento le manifestazioni maggiori.

E così il contrasto promozione-turismo-animazione: un’esposizione non riservata ai soli operatori ha un ovvio significato turistico; e oggi è superato distinguere tra i due termini, economia e turismo: basti pensare all’eno-turismo.

Dopo alcuni momenti di fibrillazione, e quindi di stasi operativa, sembra che queste considerazioni si siano fatte strada. E che si sia deciso, finalmente, di dar vita a questa benedetta Trento Expo. Ma siamo ormai al limite del tempo massimo. All’ultima assemblea del CTE alcuni soci (la Confesercenti, l’Unione Contadini, l’Unione Commercio) hanno protestato vivacemente per l’attuale situazione di stallo, che rischia di liquidare, con la scatola CTE, anche il suo patrimonio costruito in tanti anni di proficuo lavoro.

Camera di Commercio e Comune hanno assicurato che per il 20 marzo Trento Expo sarà nata, non ci saranno ulteriori slittamenti. Li prendiamo in parola.