Balletti russi… o baschi?
Riproposizione del Centro Coreografico di Biarritz dei Balletti Russi di Nijinsky. Una rivisitazione in chiave contemporanea, tutta tesa a cercare l'essenza della ricerca coreutica dei primi del '900.
Alla domanda sul perché riportare ancora una volta in scena le leggendarie coreografie create dai Balletti Russi, Richard Coudray, maître de ballet del Centro Coreografico di Biarritz, ha risposto: colpa di una lunga storia d’amore! La storia in questione riguarda il rapporto di collaborazione instaurato da Thierry Malandain, attuale direttore artistico del Ballet Biarritz, con Rudolf Nureyev: sul finire degli anni ’80 Malandain, che prima di intraprendere la carriera coreografica è stato prima di tutto un ballerino, danzava presso l’Opéra di Parigi -allora diretta da Nureyev - dove partecipò alla messa in scena di uno spettacolo dedicato proprio alla favolosa epopea dei Balletti Russi. Questo l’episodio scatenante, che fece innamorare Malandain di questa forma di danza a tal punto da dare avvio ad una sua personale riflessione sul tema, riflessione lunga e laboriosa che ha portato infine, a più di dieci anni dalla data di rappresentazione della prima coreografia, alla creazione dello spettacolo "Un hommage aux Ballets Russes".
Non si tratta in realtà di un omaggio filologico, ma piuttosto di una rivisitazione in chiave contemporanea. Chi a Trento aspettava con trepidazione l’irrompere sul palcoscenico di roboanti scenografie e vistosi costumi è probabilmente rimasto deluso; l’allestimento dello spettacolo è infatti alquanto minimale, molto in linea con le attuali tendenze della danza contemporanea, ma poco evocativo rispetto al fascino e alla magia delle variopinte scenografie cubo-futuriste russe di inizio secolo.
Non è stata quindi l’apparenza bensì l’essenza, lo spirito della ricerca inaugurata dai Balletti Russi a guidare Thierry Malandain nella sua rielaborazione, portata avanti con una volontà di contaminazione tipica delle iniziative culturali proposte in Francia dai numerosi Centri Coreografici Nazionali. Missione fondamentale di questi Centri, oltre alla creazione di nuove produzioni, è la sensibilizzazione del pubblico, e per accrescere l’interesse dei non addetti ai lavori nei confronti della danza c’è spesso bisogno di utilizzare qualche escamotage: il Centre Chorégraphique National-Ballet Biarritz, inaugurato nel 1998, ha trovato a questo proposito un valido aiuto nel forte sentimento di appartenenza alla cultura basca che identifica gli abitanti della zona. La compagnia si dedica infatti attivamente al progetto Centre Chorégraphique Transfrontalier (centro coreografico di frontiera), coinvolgendo comunità autonome francesi e dipartimenti del paese basco tramite un continuo scambio di idee e suggestioni con i vari soggetti della cultura locale, che ha portato ultimamente perfino al recupero e alla valorizzazione del balletto folklorico tradizionale.
Con quest’ottica si può forse meglio comprendere la scelta di portare in scena un balletto come "Boléro", affrontandolo con un approccio che non conserva niente dell’originale coreografia di Nijinsky - tra l’altro quasi del tutto sconosciuta per mancanza di documentazione - ma che si ripropone invece di rendere omaggio all’autore della celebre partitura, il compositore di origine basca Maurice Ravel. E’ infatti il ritmo ossessivo della musica a dare il là ad un lavoro coreografico giocato sull’incalzante alternarsi di momenti di abbandono e momenti di ribellione; dalla sensazione di reclusione che inizialmente imprigiona i danzatori al centro del palcoscenico si arriva, in un crescendo d’enfasi e di movimento, alla gioiosa liberazione finale, oltre che ad un tripudio di applausi da parte del pubblico.
Più classico, o meglio "neo-classico"- come viene definito lo stile di danza che caratterizza la compagnia di Malandain -, il resto del programma che ha animato la scena del Teatro Sociale. Lunga ouverture con "Pulcinella", pezzo risalente al periodo parigino dei Balletti Russi (1920) e ispirato alla settecentesca commedia napoletana "I quattro Pulcinella", vicenda dall’intreccio complesso che ruota intorno alla figura di uno scanzonato ed irriverente Pulcinella; il balletto, risultato di un esercizio di stile sulla gestualità e la mimica tipica della Commedia dell’Arte, risulta complessivamente abbastanza coinvolgente anche se con qualche eccesso macchiettistico e qualche personaggio sinceramente un po’ fuori luogo, come il medico chirurgo e il travestito "Madame Tartaglia".
Carichi di suggestioni sensuali invece i rifacimenti di due coreografie tra le più conosciute del repertorio dei Balletti Russi: "L’après-midi d’un faune" e "Le spectre de la rose". La prima, dovuta al genio di Nijinsky, narra dell’intensa e disillusa passione amorosa di un satiro verso una ninfa tramite la riproposizione di alcune pose, rigide e spigolose, caratteristiche della versione originale. La seconda invece, lungo passo a due che trae spunto da una poesia di Théophile Gautier, trasporta lo spettatore nel sogno appassionato di una giovane fanciulla inebriata dal ricordo di un fantomatico corteggiatore.